D’Alema: “Mps? Siamo stati noi a scoperchiare il caso”
Lezione di politica del leader storico della sinistra: "Bersani ricostruirà il paese, dopo 20 anni di antipolitica che ha fatto danni gravissimi"
Una lezione di politica con Massimo D’Alema, centinaia di ammiratori in sala. Sono gli ingredienti, di un pomeriggio con il leader storico della sinistra italiana, che ha presentato “Controcorrente”, il suo ultimo libro. Non vola una mosca, mentre parla il politico. Il giornalista Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere della Sera, lo stimola con domande e riflessioni.
Apre la giornata il deputato Daniele Marantelli. Si comincia piano, poi si entra nel vivo. D’Alema si scaglia contro l’antipolitica, e spiega che, i venti anni berlusconiani, sono stati il trionfo in salsa italiana, della visione liberista e selvaggia, che voleva scalzare la politica dalla stanza dei bottoni.
“Berlusconi disse agli italiani che i partiti dovevano andare via, e che bisognava lasciare fare a lui, che era stato così bravo a diventare ricco. La sua ascesa è stato un fatto culturale, prima che politico, comune anche ad altre nazioni. E ha prodotto danni incalcolabili”. Sulla coalizione di centrodestra lancia una battuta sferzante: "Berlusconi è il proprietario del pdl, Alfano tutt’al più è in franchising".
Secondo D’Alema “l’antropologia berlusconiana ha cancellato la nozione di bene comune”. L’ex presidente racconta un aneddoto: “Berlusconi, una volta, mi disse che pensava di trovare al governo il volante della nazione, per guidarla. Io gli risposi che guidare un paese è un mestiere diverso. Il paese non lo si guida, come fosse un mezzo, ma bisogna invece fare il regolatore del traffico. E’ proprio un’altra cosa…chi oggi entra in politica impara subito i vizi – continua – ma per imparare le qualità ci vuole tempo. E ci vogliono storia, tradizione e valori”.
Cosa rimane? Il compito di Bersani sarà quello di guidare un’opera di “ricostruzione” del paese. E Monti? “La Merkel ha spinto perché si candidasse, evidentemente era molto preoccupata della situazione italiana. La tecnocrazia europea è una delle ragioni che scatena il populismo. Ma non si può governare senza il popolo. Solo un grande partito popolare può fare le riforme, ed ecco perché non può farle Monti. Noi lo abbiamo sostenuto, con le opere, e non con le parole, gli facciamo le lodi, però gli rivolgiamo anche un invito alla modestia. Almeno sia garbato”. E i politici di professione? “Se ne è parlato male, ma è stato un errore. Ho sempre espresso senza ipocrisia le mie idee. Non ho mai pensato, ad esempio, che i magistrati fossero i buoni e, i politici, siano i cattivi. Anche perché poi si scatena un paradosso: quando il magistrato sale in politica, diventa buono o resta cattivo? Guardate, noi politici di professione in parlamento siamo in otto.. tutti gli altri sono società civile… come avvocati, o soubrette…”. Il senso della battuta è però alto: “La classe dirigente di un paese – attacca D’alema- non è formata solo dai politici, ma anche da altre categorie, che insieme assumono una responsabilità comune. Questo, nel nostro paese, non accade. Le classi dirigenti italiane passano il tempo ad accusarsi reciprocamente”.
Arriva anche il tema del momento, Mps: nulla da rimproverarsi? “C’è stata una cattiva gestione della banca a Siena – osserva ancora il deputato – ma chi ha portato alla luce quanto era accaduto? I dirigenti della banca,e quindi le istituzioni senesi. Noi del Pd, attraverso il nostro sindaco, abbiamo scoperchiato il caso e avviato il rinnovamento”. Finisce con la firma degli autografi. Prima di iniziare ha stretto la mano al sindaco Attilio Fontana. Si dice sempre che D’Alema è una figura che divide la sinistra, ma a giudicare dalla gente intervenuta a Varese, sembrerebbe piuttosto che è ancora un leader.
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