De Nicolao, lo “squalo” biancorosso è pronto ad azzannare
Il 21enne playmaker è il giocatore del momento in casa Cimberio. Ci rivela il suo soprannome storico e punta deciso verso i suoi prossimi obiettivi: Coppa Italia e maglia azzurra
Alzi la mano, sinceramente, chi si attendeva un impatto simile di Andrea De Nicolao su questa eccellente stagione della Cimberio. Prelevato con un colpo da maestri dalle ceneri della Benetton grazie alla segnalazione del suo mentore Frank Vitucci, il 21enne play padovano garantisce ai biancorossi un’alternativa solida a Mike Green in cabina di regia, ma è stato anche capace di affiancare l’americano nei quintetti “piccoli” varati in emergenza. In circa 19′ di utilizzo medio, “Denik” è capace di segnare quasi 6 punti con circa 3 rimbalzi a partita (è poco più di 1,80…) e 1,7 assist. Numeri interessanti che però non spiegano l’impatto avuto in più occasioni, compresa la vittoria ottenuta domenica scorsa da Varese ai danni di Brindisi.
Andrea, come ci si sente a essere l’uomo del momento in casa della Cimberio capolista, tra l’altro in un periodo di emergenza?
«Io credo che quando la squadra è alle prese con qualche infortunio, sia necessario che chi gioca debba dare qualcosa in più. Siamo ulteriormente chiamati a dare il meglio di noi e penso che tutti ci siano riusciti. Personalmente ho avuto maggiori responsabilità: forse, giocando a lungo è sembrato che io abbia fatto di più».
Nel suo ruolo, con lei, c’è Mike Green che è considerato uno dei migliori play della Serie A. Qual è il vostro rapporto?
«In allenamento tra me e Mike c’è parecchia competizione, ma ciò non significa che siamo in contrasto. Ci affrontiamo duramente ma ci facciamo anche i complimenti quando uno di noi inventa una giocata o un canestro particolarmente belli. Chiamiamola “sana competizione”, anche perché poi ci confrontiamo spesso sul gioco, soprattutto con l’avvicinarsi della partita. E molto spesso la nostra opinione coincide».
Quando lei è arrivato a Varese c’erano delle certezze ma anche qualche lato ignoto. Tra questi anche la sua confidenza con il tiro da fuori, che invece si è rivelato una delle sue armi migliori.
«Per me questa non è una sorpresa, perché nelle categorie giovanili ho sempre preso parecchi tiri, anche da tre punti. Poi, con l’arrivo in Serie A, compiti e responsabilità sono un po’ cambiati e così spesso sono stato chiamato più a far girare la palla che a concludere a canestro. Ora che ho più confidenza con il campionato e le difese avversarie ho ripreso a tirare più spesso, una cosa che mi sta venendo bene».
Capitolo Varese: le finali di Coppa Italia si avvicinano. Come ci arriverete?
«Le Final Eight sono un bell’obiettivo e sappiamo di poterci giocare le nostre carte. Siamo consapevoli di poter fare bene soprattutto ora che stiamo recuperando due giocatori chiave come Banks ed Ere. Rivederli in campo mi fa sperare che saranno pronti anche per Milano».
Due domande telegrafiche. Cosa le piace di questa squadra, cosa invece vorrebbe cambiare.
«Mi piace il clima, lo spirito, che si è instaurato all’interno del nostro gruppo. Invece vorrei cambiare la musica diffusa durante le fasi del riscaldamento. Proprio non mi piace».
Non ci dica che vuole depennare gli Ac/Dc: Shook Me All Nigth Long è stata votata proprio dai lettori di VareseNews…
«Quella no: viene utilizzata per l’ingresso in campo e va benissimo perché mi carica. Ma per il resto, rivoluzionerei la scaletta. Preferisco musica commerciale o italiana».
Uno dei suoi obiettivi dichiarati è quello di far parte stabilmente della nazionale. Un’ipotesi che rischia di realizzarsi più presto del previsto. Se l’aspettava?
«Io non mi devo aspettare niente. Devo pormi degli obiettivi, e la maglia azzurra è tra quelli, e devo lavorare al meglio; poi prendo tutto quello che arriva. Naturalmente spero di centrare gli obiettivi fissati».
Lei è molto giovane ma gioca a basket da quando è piccolo e ha già una discreta esperienza ad alto livello. Quali sono i giocatori che l’hanno colpita particolarmente?
«Tra gli avversari che ho affrontato, il più forte in assoluto è stato Terrell McIntyre. Su di lui ho sempre fatto una grande fatica. A livello mondiale invece, se devo scegliere un modello nomino sicuramente Steve Nash. Mi ha ispirato in passato ed è tuttora il mio preferito».
Ci tolga, infine, una curiosità. Finora il suo soprannome varesino è un semplice (e un po’ banale) “DeNik”. Ce n’è qualcun’altro più calzante?
«Il mio soprannome vero è “The Shark”, lo squalo. Me lo diede un allenatore delle giovanili perché secondo lui, quando decido che è il momento di entrare in azione, tiro su la pinna, punto l’avversario e lo divoro».
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