“Fornace, situazione critica e non ci sono interlocutori”
L’allarme anche da parte dell’amministrazione comunale sulla situazione al centro polifunzionale. L’assessore Beghi: “Si rischia di lasciar passare troppo tempo, aumentano pericoli commerciali e sociali”
«La situazione alla Fornace potrebbe essere esplosiva». Non nasconde la preoccupazione l’assessore al commercio Sergio Beghi sulla condizione in cui si trova il centro polifunzionale della Fornace, dove alla galleria al primo piano stanno chiudendo quasi tutti i negozi (sui 38 spazi disponibili, ne rimangono una decina). Ma non solo, il secondo lotto non è mai stato completato e l’accesso nei sotterranei, che dovevano diventare un parcheggio, è troppo facile e non monitorato.
«Non sappiamo con chi poter parlare per capire se c’è la volontà di rilanciare il centro – spiega Beghi -. Fino a qualche settimana fa parlavamo con dei rappresentanti della finanziaria proprietaria del centro, ma adesso andranno in concordato preventivo. È la terza finanziaria che fa la stessa fine. In questa maniera è impossibile anche solo studiare una politica di rilancio della struttura». Per l’assessore Beghi non si tratta solo di negozi che chiudono: «La situazione è molto critica: i negozi della galleria al primo piano se ne vanno perché l’architettura del complesso commerciale non si adatta allo scopo per cui è stata pensata. Si spostano da altre parti dove hanno più prospettive di lavoro. I pochi esercenti che restano nel centro si devono così suddividere la spese di gestione, aumentano le difficoltà economiche per chi rimane. In questa maniera si è sempre più incentivati ad abbandonare la struttura. Vorremmo arrestare questa cosa perché sta diventando sempre più critica la situazione».
Intanto, però, sembra non ci siano prospettive. «Prima di perdere i contatti con la proprietà – prosegue Beghi – si stava facendo un ragionamento su cosa si poteva fare nel secondo lotto, ma ad oggi, come amministrazione comunale, non sappiamo più chi ha la titolarità dell’intervento. Così si rischia di lasciar passare il tempo e aumentarne i pericoli, non solo commerciali, ma anche sociali».
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