Franz Foti e Luisa Oprandi con i “Ceti medi”
"il ceto medio non è più prerogativa della destra ma è una componente trasversale degli schieramenti politici"
Ieri, 14 febbraio, al caffè Bosisio di Varese sotto le lenti dei politici locali ci sono andati i ceti medi, parte assente di questa campagna elettorale insieme alle nuove generazioni. Foti sta per pubblicare un volume su questo argomento è ha anticipato alcuni aspetti del suo lavoro. “Il ceto medio non riesce più a generare ceto medio ed è colpito in maniera pesante su tre fronti: il reddito perché perde posizioni retributive in presenza di crisi produttiva e di mercato; la funzione sociale in quanto diminuisce il suo potere d’influenzamento e il suo prestigio; la famiglia perché i figli del ceto medio soffrono la precarietà o la disoccupazione come i figli dei ceti meno abbienti.
Gli stabilizzatori sociali. Impresa, lavoro e famiglia stanno venendo meno e il ceto medio non ha più il potere di scambio con il sistema politico. Foti ha messo in evidenza anche la centralità del ceto medio nella fase della ripresa economica perché una società senza ceto medio si muove con fragilità e respiro corto sotto il profilo della creatività e dell’innovazione. Dunque, conclude Foti, il ceto medio non è più prerogativa della destra ma è una componente trasversale degli schieramenti politici. Occorre costruire un largo schieramento riformatore che metta insieme gli interessi delle imprese, dei lavoratori dipendenti, dei professionisti, dei pensionati e delle nuove generazioni. Schieramento che deve prendere in mano il nuovo percorso del paese. I contenuti, secondo Foti, devono poggiare su tre assi fondamentali: un piano nazionale, articolato per regioni, orientato allo sviluppo delle imprese e all’occupazione (agricoltura, energia rinnovabile, turismo, nuove tecnologie, artigianato e piccole imprese, istruzione e cultura); lotta spietata alla corruzione, alla mafia e all’evasione fiscale; nuova architettura dello stato e della Pubblica Amministrazione. Quaranta miliardi di euro di mazzette corrispondono a 1.600.000 posti di lavoro! Al centro di questi obiettivi deve esserci la nuova democrazia fondata sulla Municipalità.
Luisa Oprandi ha posto con forza l’esigenza di una nuova lettura dei ceti medi che non potrà più richiamarsi alle vecchie bardature sociali che hanno prodotto la formazione di un ceto politico autoreferente, poco ancorato ai bisogni reali dei cittadini. Di questa condizione ne soffre tuta la società e l’esigenza di una svolta profonda nella politica diventa l’imperativo impegnativo per tutte le forze politiche, in primo luogo per la sinistra italiana. “Non abbiamo saputo interpretare il malessere sociale e spesso ci siamo rintanati nelle fortezze dei partiti”. La Oprandi ha poi condiviso l’analisi di Foti sulla centralità del municipalismo non da intendere come nuova dimensione campanilistica e provincialistica, ma luogo in cui si ricompongono gli interessi concreti delle comunità e ad esse si dovranno offrire risposte tempestive e pertinenti. La municipalità, ha sostenuto l’esponente politica varesina, rappresenta la nuova frontiera della rigenerazione politica.
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