Le ricette in sanità di Martina
Il candidato di Etico alla Regione affronta il delicato tema dei costi in sanità e degli attuali modelli di assistenza, dando alcune ricette
Bene l’accordo stipulato tra Univa, Asl e Cgil,Cisl e Uil sugli incentivi a corretti stili di vita.
La sanità lombarda é da tempo diventata un affare: più prestazioni sanitarie vengono erogate, più soldi incassano le cliniche e le strutture accreditate.
Questo significa una cosa sola: più ci si ammala e più fanno profitti coloro che ormai “vendono” prestazioni sanitarie.
E’ un ciclo perverso, per questo sostengo da sempre che occorra riformare integralmente il sistema sanitario lombardo.
Non è un caso che in tutti questi anni ci si sia concentrati esclusivamente sulla cura e per nulla sulla prevenzione della malattia. E allora prevenzione innanzitutto: serve una indagine epidemiologica volta alla individuazione e rimozione dei fattori di rischio (inquinamento ambientale, educazione alimentare, corretti stili di vita). Mirata cioè a far sì che le persone non si ammalino o si ammalino il meno possibile.
Le prestazioni ambulatoriali e diagnostiche devono essere assicurate in tempi compatibili con
lo stato di salute e non invece in tempi biblici, costringendo i cittadini al ricorso alle prestazioni
private che sono molto spesso inaccessibili per il costo.
I tempi di ricovero ospedaliero devono essere veloci, se non immediati, nei casi in cui si tratta di
patologie gravi e di grande sofferenza.
Occorre realizzare un rete di servizi diffusi e diversificati sul territorio, in grado di rispondere alle
necessità degli anziani, dei minori e dei disabili, oggi ad esclusivo carico delle famiglie.
I ticket vanno aboliti: sono una tassa occulta sulla malattia ed in un periodo come quelle attuale
sono molti i cittadini e tante le famiglie che sono costrette a rinunciare alle prestazioni, anche quelle
mutuate dal servizio sanitario nazionale. Ciò é anticostituzionale oltre che un atto di violenza.
E’ immorale realizzare profitti con la malattia dei cittadini. La sanità non può essere privatizzata, la
salute non può essere una merce, la nostra Carta Costituzionale non lo prevede.
Da subito si possono realizzare risparmi:
-investendo sulla prevenzione, cioè preservando la salute e operando per la riduzione dell’insorgere
delle malattie
-operando controlli puntuali sulle prestazioni sanitarie e di ricovero, in particolare sulle cliniche
private e accreditate (vedi i casi Santa Rita, Maugeri, San Raffaele) e prevedendo sanzioni per i
malfattori.
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