Quale sviluppo per le imprese del varesotto?

Lettera Aperta all'Unione degli Industriali della Provincia di Varese

 Lunedì 4 febbraio il presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, durante la conferenza stampa di inizio anno, ha parlato delle difficoltà del sistema industriale varesotto legate alle incertezze della crisi economica. In questo contesto gli industriali hanno messo in evidenza anche alcuni degli aspetti istituzionali che possono contribuire al sostegno del tessuto economico, tra cui la necessità di una maggior certezza nella pianificazione urbanistica. 

Questa osservazione è certamente pertinente, ma non ci si può limitare solo a parlare di governo del territorio in termini di regolazione delle destinazione d’uso delle aree. Piuttosto, penso che il tema sia quello di come costruire diverse azioni istituzionali e accordi pubblico-privato all’interno di un’unica regia territoriale.
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Alcuni elementi sui quali costruire questa regia esistono già, il problema è il soggetto istituzionale in grado di attuare questa regia.
Ad esempio la Provincia di Varese ha prodotto un ottimo lavoro per la mappatura delle aree dismesse su tutto il suo territorio, che costituisce una prima base per costruire queste regie. Le scelte di pianificazione territoriale iniziate negli anni 80, infatti, hanno prodotto una grande quantità di aree industriali, ora dismesse o sottoutilizzate, che sono presenti in tutta la provincia a macchia di leopardo e che potrebbero utilmente essere ripensate in un disegno quanto più unitario. 
Costruire volumi industriali che, nel tempo, sono rimasti vuoti, ha sottratto capitali che avrebbero pututo essere meglio investiti nelle strutture e nei servizi per la produzione (macchinari, impiantistica, innovazione, ecc.), per i quali le banche sono sempre più restie a concedere credito. Se si fosse imboccata questa strada, forse ora avremmo avuto degli insediamenti innovativi e potenzialmente più all’avanguardia per fronteggiare la crisi.
Lamentarsi del passato è utile a ricordare gli errori commessi, ma quello che serve è trovare soluzioni ai problemi attuali. E la soluzione è il rafforzamento delle capacità di indirizzo delle regie a scala regionale sia della pianificazione territoriale, sia delle politiche di sviluppo.
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Uno dei problemi evidenziati dagli industriali è "l’incertezza della pianificazione territoriale" che formalmente compete ai Comuni. Tuttavia essi sono spesso privi di strumenti sia per valutare gli effetti di una nuova attività, sia che promuoverle sul loro territorio. Ne consegue che l’accoglimento o meno delle singole istanze avviene senza poter realmente rispondere all’insieme delle necessità degli imprenditori. Talvolta le amministrazioni sono attirate dalla prospettiva della fiscalità locale e dalla promessa di posti di lavoro generati dai nuovi insediamenti, ma i problemi si pongono su scala e tempi differenti.
Quanto sarà solida un’azienda se per operare potrà contare soltanto sulla propria forza? Detto in altre parole, dopo che un Comune autorizza la creazione o l’ampliamento di un nuovo insediamento industriale nel proprio territorio, qual’é il compito di un’amministrazione comunale? E come può contribuire allo sviluppo di un’impresa e, più in generale, del suo territorio? Il Comune è il soggetto migliore per poter rispondere a queste istanze?
Nella maggior parte dei casi, le competenze tecniche ed istituzionali dei Comuni non consentono di gestire nella loro interezza le relazioni tra le attività economiche e l’ambiente, l’occupazione, la mobilità, la gestione energetica e lo smaltimento dei rifiuti, tanto prr fare alcuni esempi. Questi aspetti, che sono cruciali per le aziende, possono essere adeguatamente trattati solo con scelte d’area vasta. Per questo certamente il PGT per la centralità della pianificazione, ma il livello istituzionale più adeguato è quello provinciale o regionale, quanto mento una pianificazione intercomunale.
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In questo senso la Provincia può bene interpretare il suo ruolo di ente intermedio, può facilitare l’individuazione e la condivisione delle strategie di sviluppo e può fungere da regista di scala intercomunale. Oltre alla Provincia però deve essere interessata anche la Regione che ha due fondamentali ruoli da interpretare:
1) supportare la pianificazione intercomunale sul piano normativo potenziando la legge 12/2005 per il governo del territorio su questo aspetto, con risorse finanziarie che incentivino i Comuni a realizzare PGT intercomunali e con un supporto tecnico adeguato ad omogeneizzare anche lo sviluppo industriale della regione;
2) progettare delle regie, utilizzando anche lo strumento dell’Accordi di Programma per far convergere in un unico territorio la propria capacità di spesa e creando delle strutture territoriali di supporto tecnico a queste regie. In più la Regione può garantire un adeguato supporto negoziale nei confronti di altri soggetti forti che spesso non possono essere intercettati né dai Comuni, né dalle imprese (ferrovie, operatori della logistica, imprese innovative, università, banche, altre istituzioni…). Attualmente ciò avviene in minima parte e con competenze propositive e progettuali molto limitate.
La Provincia, poi, può giocare il proprio ruolo di ente intermedio, all’interno di un quadro in cui la Regione e tutte le società partecipate supportano in modo deciso la creazione della strategia di sviluppo e la sua attuazione.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad alcune esperienze isolate nelle quali la Regione ha supportato la pianificazione intercomunale ma, nell’universo dei 1500 comuni lombardi sono stati casi poco rilevanti. L’approccio pur condivisibile di lasciare ai territori la libertà di decidere le proprie scelte pianificatorie, si è tradotta in un’incapacità della Regione di fornire strumenti adeguati per poter esercitare questa libertà. L’assenza di questi strumenti ha lasciato inascoltate le richieste delle imprese che necessitano di servizi, accesso all’energia a prezzi convenienti, infrastrutture per la mobilità, formazione ed  integrazione con altre politiche. In altre parole, serve una regia unitaria degli attori, dei finanziamenti e delle politiche. Una regia territoriale capace di creare un intorno favorevole alle imprese e non solo con la trasformazione di terreni agricoli in fabbricabili.
Questo tema è certamente più rilevante in un contesto manifatturiero come quello che caratterizza la provincia di Varese, un contesto che richiede consumi rilevanti di energia ed anche un sistema dei trasporti non concentrato su poche e grandi polarità logistiche ma accessibile e diffuso, in grado di connettere tutte le piccole e medie imprese.
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Un esempio calzante è l’esperienza di Bilbao in Spagna, una situazione per certi versi paragonabile all’asse del Sempione che si era sviluppato 100 anni fa sull’industria metallurgica e manifatturiera.
Anche Bilbao è stata una città nata intorno all’industria pesante che, dopo la crisi della siderurgia, ha subito un costante declino fino ad una crisi profonda. Grazie ad una regia del Comune e della Regione è stato fatto un progetto complessivo di città; le nuove aziende e la riqualificazione delle aree dismesse sono state inserite in un grande disegno di sviluppo regionale. Un progetto che ha visto interagire in modo integrato le bonifiche, la formazione, l’incubazione dell’impresa, i finanziamenti europei, i fondi dei bilanci ordinari e l’attrazione di capitali d’investimento privati. Questa regia territoriale ha avuto l’intuizione di utilizzare anche la leva della cultura realizzando il museo più fotografato al mondo, il Guggenheim di Frank Gehry, che ha successivamente trascinato grandi investimenti pubblici e privati che hanno creato ulteriori opportunità ad altre imprese. Su questa piattaforma progettuale pubblica sono partiti poi, in un secondo momento, autonome iniziative private facendo tornare a crescere la città e tutta la Regione di Bilbao.
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Concludo con le parole del Presidente del’Unione degli Industriali della Provincia di Varese Giovanni Brugnoli che, nella conferenza stampa del 4 febbraio, ha sottolineato che "il consenso non si insegue, lo si costruisce su un progetto coerente di Paese e territorio".
Ebbene, noi ci siamo, serve una Regione nuova, attenta alle esigenze dei luoghi per costruire tutti insieme un grande progetto per il futuro del nostro territorio. Un progetto fatto anche di strumenti nuovi e capaci di indirizzare e supportare tutti gli attori che vogliono contribuire al futuro della provincia nella Lombardia e in Europa. 
 
Andrea Calori
Capolista della Lista Civica "Con Ambrosoli Presidente"
www.andreacalori.com
andrea.calori@conambrosolipresidente.it
@andecalori

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Febbraio 2013
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