“Risorse alle imprese: solo così si potrà crescere!”

Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Varese, parla dell’esigenza di porre al centro dell’attenzione l’imprenditoria. Una realtà “misurabile” per ciò che produce e fa per il territorio.

colomboLa ricetta più efficace per rimettere in moto la nostra economia è una sola: lasciare alle imprese sempre maggiori risorse affinché possano investire, espandersi e dare occupazione. Risorse indispensabili, dunque, per crescere.

Ad oggi, tali condizioni non esistono.
La pressione fiscale (nel corso del 2013 si raggiungerà il 45% del PIL, valore massimo storico), un’opprimente burocrazia (15 giorni al mese per adempiere agli obblighi di legge) e un costo del lavoro insostenibile lasciano le imprese senza risorse finanziarie. E questo le costringe sempre più a dipendere dalle banche per acquistare quel denaro necessario che non è diretto alla crescita ma al mantenimento – con fatica – di ciò che si fa. Continuare a produrre, garantire un minimo di occupazione e alimentare incessantemente le entrate dello Stato.
Di cosa hanno bisogno le imprese? Di una sola cosa: la riduzione equilibrata del livello fiscale partendo soprattutto dagli oneri contributivi (una riduzione del cuneo fiscale comporterebbe un aumento dei consumi per effetto sia della riduzione dei prezzi, sia della maggiore capacità di spesa dei cittadini) e dell’IRAP. Perché questa – colpendo non i redditi generati ma la sola intenzione di produrre ricchezza – è la più illogica di tutte le tasse. E ridurla, significherebbe favorire la ripresa degli investimenti da parte delle imprese
 Come indicato nei giorni scorsi dall’istituto Prometeia, una riduzione del livello di tassazione pari all’1% del PIL nel giro di 4 anni aiuterebbe in misura più che proporzionale a far riprendere i consumi, gli investimenti e infine l’occupazione. Soprattutto, una maggiore disponibilità di risorse da parte delle stesse aziende ridurrebbe la dipendenza cronica e pericolosa di tutta l’economia reale e produttiva da quella bancaria e finanziaria, riportandola a condizioni di effettivo vantaggio reciproco.
Come trovare le risorse? Concentrarsi sulla spesa corrente potrebbe essere una soluzione, perché proprio questa – a parità di servizi erogati – è aumentata considerevolmente dall’entrata dell’Euro ad oggi. Nel 2012, secondo il Def (Documento di Economia e Finanza), nel 2012 la spesa è stata di 672,7 miliardi di euro al netto degli interessi; nel 2013 si salirà a 674,3 miliardi e, nel 2014, a 682,5. Diminuire, o congelare, la spesa corrente è una priorità, perché il suo aumento è riconducibile ad un peggioramento nell’efficienza dei servizi. E questa efficienza la si deve recuperare.
Le risorse lasciate a disposizione delle imprese sono pertanto troppo, troppo poche: quasi 2/3 delle ricchezza prodotta finisce in tasse. Cosa resta per l’innovazione, gli investimenti, la crescita?
Le imprese non vogliono, e non possono, considerarsi conniventi di un sistema che si sta ritorcendo su se stesso.
In un momento economico come il nostro, è una necessità urgente la realizzazione di uno Stato che sappia dare alla imprese un mercato sempre più libero e sempre più adatto alla loro capacità competitiva.
Uno Stato che si faccia carico del controllo e del rispetto delle regole del mercato, ma che poi sappia affidare alla sola impresa la propria gestione all’interno dell’economia.
 Gli imprenditori che vogliono governare il cambiamento e la crescita in un panorama in continua evoluzione, non possono affidarsi ad uno Stato che si vuole sostituire all’impresa stessa. E’ questo il vero significato di “liberare l’impresa”. Liberarla da una logica “parassitaria” di cui si nutre il nostro Paese non facilita, non sostiene e non dà forza all’impresa.
 
LE PROPOSTE DI CONFARTIGIANATO IMPRESE VARESE
–       Una parte sempre più cospicua delle risorse deve restare alle imprese: il livello di tassazione applicato non può essere così elevato, perché limita qualsiasi libertà di intraprendere. Le risorse servono per poter fare impresa e crescere;
–       Le imprese non possono dipendere esclusivamente dalla finanza: vivono e operano nell’economia reale e devono il più possibile avere la possibilità di autofinanziare la propria gestione e di ricorrere alla partnership bancaria per generare investimenti e progetti di sviluppo. E’ tempo che come “garanzia” di un finanziamento si accettino – credendoci – anche idee e progetti. Proprio come accade, da sempre, nei paesi anglosassoni.
 In particolare, crediamo sia necessario dare massima attenzione alle piccole imprese, che per formazione e dna sono responsabili e lontane dal velleitarismo e rappresentano un vera prospettiva di cambiamento e crescita economica. Un valore misurabile per ciò che producono, danno alla società e ridistribuiscono sul territorio.
 Si tratta di scegliere (cosa fare) e per chi scegliere: l’impresa, la collettività o il mantenimento di un sistema che rischia di essere incoerente con quanto sta accadendo, da alcuni anni, nel mondo. E che potrebbe portare ad una sempre maggiore diminuzione della ricchezza.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Febbraio 2013
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