Il Grillo, le edicole e la tv

Politica e informazione sono spesso legate. In questa fase di profondi cambiamenti i media faticano a trovare nuove chiavi di lettura

Ci sono due e più generi di dibattiti sul dopo voto. I grandi giornali e i talk show annaspano cercando di capire cosa sia successo e nel frattempo, per continuare a non capire, inseguono i soliti noti. Sulla rete, e non solo, è iniziato un confronto dai toni diversi, che cerca di andare in maggiore profondità e mette a nudo i limiti dei media.
Illuminante l’analisi di Michele Mezza.

"Grillo è la fase suprema del networking in politica. È l’equivalente esatto di quanto sta accadendo nell’editoria, con la messa fuori mercato dei giornali, nelle professioni, con la disintermediazioni dei titolari di competenze, nella ricerca, con la distribuzione delle forme di elaborazione del sapere, ecc. 

Se non partiamo da come è mutata la base sociale del sistema produttivo perché discutere di come rappresentarlo. Il PD, nella vicenda primarie è la dimostrazione di questo: hanno espresso giustamente il loro candidato perché a votare era un soggetto che si sentiva insidiato e svalorizzato dall’altro candidato. Il piccolo particolare è che nelle elezioni bisognava rappresentare non un’apparato del lavoro dipendente, ma un composito quadro sociale non caratterizzato dal lavoro ma dall’intraprendenza. Basta vedere quanto è accaduto in Lombardia: la Lega dopo il bombardamento, tornando sul territorio e confermando la propria aderenza al tessuto sociale della piccola impresa globale, ha confermato voti e egemonia, alla faccia del trota e del formiga. 
Cinquanta anni di Dc ci insegnano che marxianamente l’uomo è quello che mangia non quello che piange. 
Ora però la storia continua: e Grillo deve subito fronteggiare il mostro che ha liberato, l’autoorganizzazione di massa, in rete. La petizione di Viola è solo l’inizio, da oggi ognuno dei grillini sarà una Viola e si metterà in proprio, e chi di rete ferisce… con quel che segue".

Stamattina Massimo Gramellini racconta la giornata di ieri e come i media facciano davvero fatica a capire cosa stia succedendo. 

"I talk show sono diventati surreali, con il bersaniano che parla di Grillo, il berlusconiano che parla di Grillo e il montiano che vorrebbe parlare di Grillo ma nessuno l’ascolta. Grillo, lui parla solo con gli stranieri e sul suo blog, che le televisioni inquadrano come se fosse una persona. Ogni frase riportata lì sopra suscita bisticci interpretativi, dischiude e richiude scenari. Ieri a un certo punto sembrava che Grillo avesse chiesto Palazzo Chigi. Bersani gli ha pure risposto, poi si è capito che non era Grillo ad avere scritto ma un suo amico. Chissà le risate che si starà facendo. Da pennivendolo affiliato alla Casta non dovrei dirlo, ma ogni tanto mi scopro a sorridere anch’io".

Leggi tutto il Buongiorno di Gramellini 

Anche Luca Sofri riflette sul comportamento delle grandi testate.

"Ma quando Grillo se la prende con i giornali, ha molte ragioni, come ho scritto altre volte, e vede prima cose a cui gli altri arriveranno. Solo che mentre lui lo fa con una discreta ragionevolezza (sì, dico sul serio) e col modo suo, che spesso è affettuoso e leggero coi singoli giornalisti quando li incontra, il messaggio viene invece elaborato dalla “base” in forma di “servi schifosi andate a casa vi spazzeremo via”. E questo dà allora molte ragioni ai giornalisti che quindi si rifiutano di leggere e capire con equilibrio il M5S e i grillini (avvenne la stessa cosa con la Lega). E il mito della Rete che si sostituisce all’informazione tradizionale è una balla: se nell’ultimo anno non ci fosse stata internet Grillo avrebbe preso gli stessi voti, se non ci fossero stati tv e giornali ne avrebbe presi la metà. Per non dire della quantità di informazioni distorte di cui dalla rete si nutrono molti degli stessi diffidenti dei media tradizionali".

Leggi tutto il post di Sofri


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Pubblicato il 01 Marzo 2013
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