Sim Sala bim

Il portiere della Pro Patria ipnotizza l'esperto Del Core e regala ai tigrotti vittoria e vetta. In una giornata con tante delusioni, salutiamo il primo vero match del rinato Bruno Cerella

(d. f.) I portieri, si sa, sono un po’ matti e un po’ maghi. Le loro qualità di illusionisti li portano talvolta a ipnotizzare i rigoristi avversari (ahinoi, è avvenuto anche tra Guarna ed Ebagua), cosa che domenica è riuscita al numero uno della Pro Patria. Sarà quindi un caso se il suo cognome è al centro della più famosa formula magica dei prestigiatori moderni, il "Sim Sala Bim" di Silvan? A proposito di maghi: Caprara, che ora siede sulla panchina di Piacenza, non ha perso l’occasione di far sparire la bella Mc Carnaghi di sabato, lasciandola così senza Coppa Italia. Ah, come ha fatto Vitucci, apriamo e chiudiamo subito la parentesi relativa agli arbitri di Sassari-Cimberio a partire dal presunto "miglior fischietto italiano", Luigi Lamonica. Basta rivedere il video dell’ultima azione per capire come si fa a rovinare una partita bellissima, che entrambe le rivali avrebbero meritato di vincere.

Pagellone numero 114 del 18 marzo 2013

Andrea Sala 8 – Ebbene sì, ancora lui! Sappiamo bene che il portiere della Pro Patria da qualche tempo a questa parte è un "osservato speciale" del Pagellone, ma questa volta non potevamo farne a meno. Dopo un voto buono (con il Monza) e uno brutto (con il Venezia), il numero uno tigrotto si è guadagnato la copertina settimanale respingendo tutti gli attacchi finali di un Fano d’assalto (voto 7 alla squadra di Massimo Gadda), togliendosi lo sfizio di respingere un calcio di rigore a Del Core, uno che in carriera ha segnato valanghe di gol compreso uno che valse la promozione del Catania in Serie A. Mai come in questo momento quindi il portierino di classe 1993 sembra essere determinante per la squadra di Firicano; dopo qualche apparizione sotto tono Andrea si è ripreso la scena e gli applausi con tre interventi belli e difficili che hanno permesso alla Pro di ritornare in vetta alla classifica.

Bruno Cerella 6,5 – I voti alti per la perseveranza dimostrata nel voler tornare, andando oltre tutti gli infortuni, sono scontati ma li sottolineiamo volentieri. Però preferiamo occuparci di quello che avviene sul parquet e, nella sconfitta di Sassari, è arrivato il vero battesimo di Bruno in partita dopo la comparsata contro Biella. E in Sardegna l’oriundo ha piegato le ginocchia, usato il corpo per reggere i contatti, è corso in contropiede (scontrandosi con… Polonara), tutto senza paura. Ora possiamo dargli il bentornato: ci sarà molto utile.

Katarina Barun 5,5 – La favola raccontata dal coach Mauro Chiappafreddo ha funzionato solo per un giorno: le principesse in maglia biancoblu si sono trasformate in guerriere contro Busto, ma poi l’incantesimo del mago Caprara le ha chiuse di nuovo in una torre da cui nessuno le ha potute salvare, neppure aggrappandosi al treccione di Klineman. Qualcuna (Bosetti) si è persa per troppa foga, altre, come il capitano, si sono lasciate trascinare via dalla partita senza riuscire a oppore resistenza: per regalare un lieto fine alla stagione di Villa Cortese ci vuole di più. Perché, come diceva qualcuno, ogni favola è un gioco ed è vera soltanto a metà.

Margareta Kozuch 5 – Forse era davvero impossibile, a una settimana dalla Champions, ritrovare la concentrazione e l’energia necessarie per un’altra finale, quella di Coppa Italia. Forse alle farfalle, come rilevato da una Bauer mai così scontenta, sono mancati entusiasmo e motivazioni. E però un po’ d’attenzione va posta al modo in cui la Unendo Yamamay di quest’anno sta gestendo i set decisivi: quasi tutte le sconfitte, in Italia e in Europa, sono arrivate per la scarsa lucidità nei momenti che contavano di più. Maggi, con i suoi 9 errori nella semifinale con Villa, è la punta dell’iceberg, ma non l’unica colpevole di una situazione che andrebbe affrontata al più presto. Anche perché adesso per lo scudetto c’è un’avversaria "vera", e si chiama Piacenza.

Juan Ignacio Antonio 4,5 – Sette presenze, compresi alcuni scampoli di partita, senza lasciare alcun segno. Zero gol, ma soprattutto zero spunti, zero arrabbiature, zero scapigliature, zero maglie infangate. Lo hanno cercato per mesi, ha uno stipendio importante, è chiamato a fare la differenza. Chiaro che i campi invernali non sono i suoi tappeti preferiti, come è evidente che la sua posizione in campo dovrebbe essere quella del trequartista; per giocare nel Varese però bisogna provare ad andare oltre, come Gambadori quando faceva il terzino o come Corti adattato in mezzo alla difesa. Lo aspettiamo, perché crediamo davvero nelle sue qualità, però inizia a essere in ritardo come un treno delle Nord.

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Pubblicato il 18 Marzo 2013
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