Don Gallo: “Ho visto nascere la democrazia, non fatemela veder morire”
Il fondatore della Comunità di San Benedetto al porto in visita in città ha analizzato la situazione politica e sociale del Paese invitando tutti "a scegliere dove stare, ad essere cioè partigiani"
Sventola un tricolore, se lo lega al collo e poi, tra gli applausi, sale sul palco. È in questo modo che Don Gallo si è presentato alle centinaia di persone presenti all’interno della tensostruttura di Beata Giuliana a Busto Arsizio. Stanco e un po’ affaticato, il fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto è stato comunque un fiume in piena nell’analizzare la situazione politica e sociale e nello strigliare i cattolici (e non). «Avevo 17 anni e un mese quando è nata la democrazia in Italia -dice Don Gallo, partigiano nella seconda guerra mondiale- e adesso che sono vecchio non la voglio vedere morire». Dopo infatti aver scaldato l’atmosfera intonando e facendo intonare a tutta la sala "Bella Ciao", Don Gallo passa subito in rassegna la situazione politica attuale. «Oggi abbiamo un nuovo governo, ma dov’è il popolo nel nuovo governo?» si chiede retoricamente il parroco genovese precisando poi che «un governo che in realtà c’è e da sempre è quello delle banche».
L’attenzione cade poi sulle vicende che più hanno destato scandalo nel recente passato, dal G8 «in cui abbiamo preso un sacco di botte» fino a Lusi, Scajola e Belsito, con il sentore che «oggi sia nata in molti l’ammirazione per la disonestà». Proprio per questo motivo «le strade per uscire dalla situazione attuale sono due: Giovani e donne». Da un lato infatti «dobbiamo sradicare l’assenza di futuro dalle giovani generazioni perchè se non riconosciamo ai giovani il ruolo che dovrebbero avere, è finita» mentre dall’altro le donne, «a cui Dio ha deciso di donare il grembo materno».
Ma Don Gallo non risparmia neanche «casa mia, la Chiesa» che quando «non incontra la scienza, diventa cieca» e per la quale «grazie a Dio è arrivato Papa Francesco». E proprio sul fronte della gerarchia cattolica, come è noto, Don Gallo è di vedute decisamente ampie e anche a Beata Giuliana ha voluto delineare i confini della Chiesa come più piacerebbe a lui: aperta a separati e divorziati, non discriminante verso gli omosessuali e che riconosca il libero arbitrio di ogni persona.
Per questi motivi il parroco genovese invita tutti ad essere partigiani perchè «partigiani vuol dire essere di parte -ricorda Don Gallo- e quindi bisogna decidere dove stare tra oppressori e oppressi, sfruttatori e sfruttati, ricchi e poveri». In questo senso «non è vero che non esistono più valori, che non esistono più la destra o la sinistra: dopo ogni parola dovete aprire una parentesi e vedere quali valori mettete lì dentro».
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