Lega Nord, da Pontida tensioni e appello all’unità

Bossi dal palco ha promesso maggior attenzione per la base dei militanti. Maroni ha mostrato i "13 diamanti di Belsito" e ha promesso che saranno dati alle sezioni più meritevoli. Qualche scaramuccia e striscioni fatti rimuovere tra la folla

Non è la solita Pontida. La sensazione era chiara prima dell’inizio della manifestazione dell’orgoglio padano (assente da quasi due anni), ma la conferma è arrivata dal “no” secco risposto da Umberto Bossi a chi gli ha posto la domanda. Tanta gente, tante bandiere, ma anche qualche tensione sul prato di Pontida. Un mega striscione pro Bossi che recitava “Bossi il movimento sei tu”, cori e urla contro il sindaco di Verona Flavio Tosi arrivati da un nutrito gruppo di militanti veneti che accusano Tosi di voler spaccare la Lega in Veneto, qualche spintone tra militanti “‘bossiani”’ e altri “maroniani” per via di un volantino dal titolo “Maroni pinocchio” distribuito alla folla sotto il palco con Matteo Salvini intervenuto per fare da paciere.

Dal palco davanti al mare di bandiere verdi e biancorosse ha parlato Umberto Bossi, accolto dagli applausi e dai cori “Bossi, Bossi” e “Secessione, secessione”’ al suo arrivo. Temi forti quelli affrontati dal senatur, alternati con i consueti incitamenti alla platea, da “Padania libera” in giù: «Chi ha detto che tutto va bene è un leccaculo. Ma tutto è ancora rimediabile -‘’ ha detto Bossi coi soliti toni poco mediati -. Dobbiamo stare uniti, tutto il popolo padano deve darsi la mano. Va bene contestare, ma ci vuole rispetto per chi manda avanti la Lega. Non dobbiamo fare contenta la canaglia romana, il nostro motto è “tutti per uno uno per tutti”. Non la penso come Maroni quando dice “ce ne stiamo al Nord e ce ne freghiamo di Roma". Dobbiamo combattere su tutti i fronti, anche a Roma: voglio vedere cosa facciamo se non ci danno più i soldi. La macroregione del Nord è la chiave per raggiungere l’autonomia della Padania. Dobbiamo stare uniti, non c’è niente di perso, c’è stato un momento di crisi, ma vogliamo contare di più. È giusto mandare via i dirigenti che non si comportano bene. La base vuole contare in un movimento democratico e vedere che nessuno si senta padrona una volta arrivato al vertice. Vi prometto che lo faremo. La Lega non è rotta, non si rompe. C’è da migliorare e la miglioreremo senza timore. Chi è incazzato sappia che ha colpito nel segno, la protesta è stata accolta, abbiamo capito che la gente vuole contare di più». Bossi ha poi lasciato il palco tra gli applausi della folla e l’abbraccio simbolico con il suo successore alla guida del movimento, Roberto Maroni.

Dopo Bossi sul palco Calderoli, Cota e Zaia prima di Roberto Maroni: «Abbiamo smentito i gufi che ci voleva divisi: “andate a quel paese giornalisti di regime” – ha detto dal palco” -. Siamo qui per il nostro grande progetto “prima il Nord”, quello discusso dal congresso federale e deciso con una strategia precisa, che passa attraverso la conquista delle regioni del Nord, per realizzare la macroregione del Nord e arrivare alla Padania. Non è stato facile, siamo riusciti a recuperare dopo un anno partito con la bufera giudiziaria. I diamanti della Lega, eccoli qua! Li daremo alle sezioni che tengono alto il nome della Lega, ai veri diamanti della Lega, che è immortale. È la fede che ci guida, il progetto per il futuro. Vogliamo lavorare a risolvere i problemi creati dal governo Monti. Il Veneto si occuperà di trasporti, la Lombardia di fiscalità. Ci impegneremo per fare qui quello che Roma non può o non vuole fare: faremo la guerra se servirà. Lotteremo (anche con una mozione/referendum) perchè i nostri sindaci e i nostri governatori possano tenere qui le tasse pagate dai loro cittadini: tratteremo, ma se il governo dovesse dire di no, ci impegniamo a superare i vincoli imposti da Roma. Il movimento è unito, il nostro obiettivo è la libertà».

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Pubblicato il 07 Aprile 2013
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