L’arrivo a Busto di un musical è stata l’occasione per permettere agli studenti della scuola Aretè Oltredanza, di una full immersion di tecnica ma anche di esperienza. Alessandra Forte, studentessa del liceo Crespi, ha realizzato un’intervista con uno dei protagonisti Christian Ginepro.
Questa sera, mercoledì 10 aprile, la compagnia sarà al teatro Apollonio
Un 1929 nel 2013: ecco come definire “Sugar- the musical”, lo spettacolo teatrale che ieri sera è stato messo in scena al teatro Manzoni di Busto Arsizio, come nona tappa del suo tour in giro per il nord Italia.
Per la regia di Federico Bellone, e coreografie di Gillian Bruce, gli interpreti di questa commedia musicale frizzante e completamente retrò (1959 è l’anno in cui l’originale versione cinematografica ‘A Qualcuno Piace Caldo’ ha spopolato in America, ottenendo un enorme successo) portano le firme di Justine Mattera (Sugar), Pietro Pignatelli (Joe/ Josephine) e Christian Ginepro (Jerry/ Daphne), ritornato a teatro dopo quattro anni di pausa.
Il performer di Cabaret si è inoltre fermato a Busto Arsizio per due giorni di masterclass presso la scuola Aretè Oltreladanza. Il tema dello stage? Il musical naturalmente!
Christian, che cos’è per te musical?
Musical è la massima espressione teatrale possibile. È quando riesci a trasmettere un’emozione sublimandola nella danza, nel canto e nella recitazione. Per esempio, quando segna la Juve io salto in piedi ed esulto con tutte le mie forze (mima la scena), esprimo quello che sto provando in questo particolare momento, cantando; arrivare ad un tale livello di ebollizione emotiva, tanto da dover cantare a tutti i costi, per me fa il musical. E poi ovviamente la musica da questo punto di vista è molto mistica. La musica è misticismo…
Che cosa hai dovuto fare per calarti bene nella parte di Jerry (e di Daphne)?
Ho individuato due termini chiave che mi hanno accompagnato per tutto il percorso di studio: paura e fame. E da queste parole sono arrivato ad intuire l’incredibile somiglianza che c’è tra Jerry e i nostri attori (per antonomasia) del dopoguerra, come Alberto Sordi e Vittorio Gassman. La paura della fame e della povertà si trasformano con il mio personaggio in paura di tutto, ed è questa la sua caratteristica più evidente!
Hai sicuramente considerato l’inevitabile confronto con i grandi del passato…
Quando interpreto personaggi che sono già stati recitati da altri, cerco sempre di non pensare a loro, preferisco vedere il personaggio come entità propria rispetto all’attore. Anche se talvolta, come in questo caso infatti (nella versione cinematografica del 1959 era Jack Lemmon l’interprete di Jerry, ndr) è stato particolarmente difficile, se non impossibile: spesso un ruolo riesce a diventare tutt’uno con l’attore, soprattutto con il passare del tempo.
Avresti mai il coraggio di travestirti da donna, se fosse l’unico modo di sparire dalla circolazione per un po’?
Stai parlando con uno che è andato a vedere Dracula con una collana d’aglio appesa al collo e Frankenstein Junior in dopo-sci! (ride) Assolutamente sì, mi travestirei in qualunque modo pur di salvarmi la vita, come nel caso di Jerry. E poi sono una persona totalmente priva di freni inibitori, sarei disposto a tutto (o quasi).
Quali stage e progetti degli ultimi tempi ti hanno dato più soddisfazione?
Stage a cui sono molto affezionato sono indubbiamente quelli di Alessandria Studio Musical, Milano Master Musical e Roma Musical: vedere in una settimana ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia confrontarsi, crescere, imparare, riempie davvero di soddisfazioni, e fa capire come bisogna lavorare! Non solo per loro, che hanno modo di sperimentare il concetto di ‘apertura mentale’ che a me da piccolo era totalmente estraneo, ma anche per noi insegnanti. Tutto ciò nasce perché io girando l’Italia ho fatto conoscere il mio stile, ho avuto la voglia e l’energia di andare da nord a sud e fare in modo che anche i ragazzi di provincia si fidassero: secondo me, in Italia è l’attore o l’artista che si deve muovere.
Eppure nemmeno la crisi riesce a frenare la curiosità a quanto pare…
Esatto: quest’anno ho aperto la nona edizione di Roma Musical, e in quattro giorni, su 101 posti, ne sono andati via ben 95… Fa pensare.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Sicuramente ne avrai molti!
Beh, ora come ora vorrei poter portare avanti la commedia teatrale per altri due anni: la crisi ha investito anche noi… E oltre a “Casa e Bottega” e “L’Isola”, fiction della Rai, voglio dedicarmi soprattutto al mio gruppo di facebook, “Casa Ginepro”. Siamo più di centoquaranta persone che si impegnano, donando appena 5 euro al mese, ad adottare bambini a distanza nel Benin ed in Etiopia. È bello condividere, dà soddisfazioni immense! E poi per così poco.
Voglio insegnare anche ai giovani che il virtuale deve essere un mezzo, non un fine: vivremmo in un mondo migliore, se tutti se ne rendessero conto…
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