Cittadini Reattivi, nasce la mappa delle “buone azioni”
In realtà si parte dalla "cartina" dei siti inquinati di tutta Italia per segnalare tutte le iniziative di mobilitazione nate per bonificare e far ritornare alla vita le aree abbandonate del nostro Paese. Un grande progetto cui potete partecipare anche voi
Lei è la prova vivente che i latini avevano ragione: “nomen omen” ovvero il nome è un presagio. Rosy Battaglia la "battaglia" ce l’ha nel sangue. Giornalista freelance, blogger, redattrice sociale, appassionata del Web 2.0 e di Social Media è da sempre attiva nel campo della comunicazione e dell’indagine sociale. Partiamo da lei, per far capire cosa sta dietro l’inchiesta multimediale che ha costruito in mesi di lavoro e che da qualche giorno è on line: Cittadini Reattivi.
Si tratta di un grande progetto giornalistico multimediale frutto del bando di Fondazione <ahref per l’informazione innovativa che Rosy si è aggiudicata: scopo della maxi inchiesta mappare i siti inquinati in Italia ma non solo. Cittadini Reattivi è anche una campagna web interattiva di crowdmapping: mappa le buone pratiche messe in atto per salvaguardare ambiente, salute e legalità, da cittadini, comitati e amministratori locali re-attivi, in collaborazione con Legambiente, per pretendere acqua, terra e cielo puliti per tutti.
Basta navigare un po’ il sito per rendersi conto di qual è lo stato di salute del nostro territorio: una radiografia che dà l’idea di un quadro clinico davvero critico. In testa, triste primato, tra gli oltre 15000 i siti da bonificare in Italia, la Lombardia, con 2000 aree da recuperare (segue la Campania con oltre 2500). Situazioni ereditate da un passato industriale che minacciano la nostra salute e che nel rimpallo di responsabilità delle istituzioni rischiano di diventare “terreno di coltura” per mafia e criminalità.
Ma Rosy Battaglia ci tiene a sottolineare che Cittadini reattivi si pone come obiettivo primario quello di mappare le buone pratiche possibili dei cittadini, associazioni e amministrazioni locali rispetto al problema delle bonifiche: "Per buone pratiche intendiamo quelle che abbiamo cominciato a documentare -spiega– :iniziative, mobilitazioni, recupero o ripristino di luoghi da parte di cittadini, associazioni, circoli, segnalazioni già effettuate alle istituzioni, campagne a tutela e prevenzione della salute, rispetto ad un sito non bonificato o in corso di bonifica. Situazioni, quindi, in cui ci sono già state delle “azioni per il cambiamento” e a cui dobbiamo e vogliamo dare voce. Basta registrarsi ed è possibile fare segnalazioni, documentare con testi e foto". Insomma, come spesso accade nell’era del citizen journalism saranno le persone che vivono sul territorio a fare diventare l’inchiesta sempre più ampia, approfondita ed autorevole.
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