Cocaina a Malpensa, dietro le valigie c’è la ‘ndrangheta

Nel luglio 2011 il sequestro di un borsone con 25 kg di polvere bianca proveniente dal Messico. Ecco la rete che unisce boss calabresi e incensurati varesotti per portare in Italia "l'oro bianco"

Chi c’è dietro quelle valige piene di cocaina che vengono sequestrate all’aeroporto di Malpensa? Decine di chili di polvere bianca purissima passano dal secondo aeroporto italiano e invadono i mercati illegali dello spaccio in tutta Italia. Non sempre, ma spesso, le indagini serrate degli inquirenti riescono ad arrivare agli importatori, come nel caso di una valigia con 25 kg di cocaina che la Guardia di Finanza sequestrò a luglio del 2011 (foto a sin.) dalla stiva di un aereo proveniente da Cancùn, Messico, uno degli Stati dove questa sostanza viene prodotta e spedita in tutto il mondo. Quattordici di quei 25 kg erano cocaina purissima, con un valore di mercato di milioni e milioni di euro. I cartelli messicani collaborano da anni, ormai, con le organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta, una delle più potenti nel settore del traffico internazionale di stupefacenti. 

Cosa c’era dietro quella valigia lo racconta l’inchiesta della Dda di Firenze che ha portato all’arresto di tre calabresi: Alessandro Biagiotti, Gianluca Molinaro e Domenico Cannizzaro. I primi due erano in aula questa mattina davanti al giudice per le indagini preliminari, per loro il pubblico ministero Pasquale Addesso ha chiesto una pena di 7 anni e 8 mesi di reclusione in sede di rito abbreviato, mentre Cannizzaro ha scelto il dibattimento. I tre hanno legami con la famiglia ‘ndranghetista Mazzei di Lamezia Terme. In provincia di Varese hanno trovato tutti gli appoggi logistici del caso: un ignoto varesino che procurava loro le camere senza essere registrati e personale all’interno dell’aeroporto di Malpensa che era incaricato di portare fuori la valigia con la droga.

Tutto sembrava filare per il verso giusto in quei giorni di luglio del 2011 ma per loro sfortuna i Carabinieri e la Dda di Firenze li tenevano sotto controllo da tempo, comprese le utenze telefoniche che hanno rivelato agli investigatori ogni dettaglio dell’operazione. Uno dei tre teneva i contatti con i cartelli messicani e colombiani direttamente in Sud-America mentre gli altri due si occupavano della gestione dello stupefacente una volta uscito dallo scalo varesino, con la complicità di almeno un dipendente interno all’aeroporto. Una volta scoperto l’aereo e il numero identificativo del plico è stato facile per gli agenti della Dogana e della Guardia di Finanza, trovarlo e organizzare la trappola per cogliere con le mani nella marmellata almeno un membro dell’organizzazione. Nessuno si presentò a ritirare la valigia sul nastro trasportatore, messa in bella vista dagli agenti, a conferma che la notizia del fallimento dell’operazione era già arrivata a chi di dovere, grazie a qualche talpa interna.

Il sequestro della valigia e la mancata pubblicazione della notizia sui giornali ha anche fatto rischiare al Biagiotti, l’uomo che trattava direttamente con i cartelli della droga, una brutta fine in Messico. Il calabrese, infatti, è stato liberato dai trafficanti sud-americani solo 4 giorni dopo quando sui giornali on-line ha potuto leggere questa notizia, a conferma che la droga era stata effettivamente sequestrata dalle autorità italiane e non fatta sparire in altri modi. A rassicurare i messicani, inoltre, ci ha pensato un membro di spicco della famiglia Mazzei, profondo conoscitore dei cartelli della droga e dei loro uomini di punta, con una telefonata.

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Pubblicato il 11 Giugno 2013
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