Enrico Baj: l’artista contro gli “ismi” dell’arte
Il 16 giugno ricorrono i dieci anni della morte dell’artista milanese, che scelse Vergiate come studio e laboratorio di idee
Nella grande mostra del Palazzo Enciclopedico della Biennale di Venezia, appena inaugurata, non potevano mancare le sue opere ironiche (nella foto), quelle dame e cavalieri che sono diventate la sua firma distintiva. Il curatore Massimiliano Gioni ha voluto ricordare l’arte di Enrico Baj selezionando quattro opere tra quelle che hanno segnato il corso dell’arte italiana.
Il 16 giugno ricorrono i dieci anni della morte dell’artista milanese, che scelse per vivere e lavorare la casa in mezzo alla natura di Vergiate. Con lui il “bosco delle capre” fu per molti anni luogo in cui artisti, poeti, scrittori si trovavano per condividere idee, sogni e progetti.
Enrico Baj ha sempre avuto rapporti con poeti e letterati italiani e stranieri come tra gli altri André Breton, Marcel Duchamp, Raymond Queneau, Edoardo Sanguineti e Umberto Eco.
Il suo nome è legato al 1951, anno in cui fonda insieme a Sergio Dangelo il Movimento della Pittura Nucleare che recitava « i Nucleari vogliono abbattere tutti gli "ismi" di una pittura che cade inevitabilmente nell’accademismo, qualunque sia la sua genesi. Essi vogliono e possono reinventare la Pittura. Le forme si disintegrano: le nuove forme dell’uomo sono quelle dell’universo atomico. Le forze sono le cariche elettroniche. La bellezza ideale non appartiene più ad una casta di stupidi eroi, né ai robot. Ma coincide con la rappresentazione dell’uomo nucleare e del suo spazio. La verità non vi appartiene: è dentro l’atomo. La pittura nucleare documenta la ricerca di questa verità »
In polemica con la Scuola di Ulm di Max Bill nel 1953 insieme ad Asger Jorn fonda il Mouvement International pour un Bauhaus Imaginiste e l’anno successivo danno vita agli Incontri internazionali della ceramica ad Albissola Marina presso le Ceramiche Mazzotti ai quali partecipano Lucio Fontana, Emilio Scanavino, Karel Appel, Guillaume Corneille, Sebastian Matta, Aligi Sassu, Edouard Jaguer .
Negli anni cinquanta collabora alle riviste d’avanguardia e nel 1957 firma il manifesto Contro lo stile e tiene la prima personale all’estero, presso la Gallery One di Londra; nel 1959 aderisce al Manifeste de Naples. Nel 1962 partecipa a New York alla mostra The Art of Assemblage, occasione nella quale conosce Duchamp. Tra il 1963 e il 1966 trascorre molte tempo a Parigi dove entra a far parte del Collège de Pataphysique. Nel 1964 ottiene una sala personale alla Biennale di Venezia e nello stesso anno espone alla Triennale di Milano.
Più volte Roberta Cerini, amata compagna per oltre 40 anni, ha ricordato come arrivarono a scegliere la casa di Vergiate. Il varesotto in quegli anni era eletto dagli artisti come “rifugio” e si poteva incontrare Lucio Fontana a Comabbio, Giancarlo Sangregorio a Sesto Calende, Renato Guttuso a Velate, tra gli altri. La casa anni Venti sulla collina immersa nella natura fu un colpo di fulmine e dopo molti anni di spola tra Milano e Parigi, i Baj mettono radici a Vergiate. Qui l’artista lavora, incontra gli intellettuali e gli artisti amici ed ancora oggi quelle pareti e quegli ambienti raccontano molto di lui.
Sempre attento agli aspetti sociali del proprio lavoro, consacra nel 1972 una grande tela ai "Funerali dell’anarchico Pinelli", dove riprende le proprie figure ispirate a Guernica ed i propri personaggi grotteschi e da parodia. Dopo 40 anni, l’opera è stata esposta a Palazzo Reale di Milano nell’estate 2012.
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