Tares, i comuni non ascoltano le imprese
Le richieste di Confartigianato Varese alle amministrazioni della provincia di Varese: le aziende devono pagare solo per i rifiuti conferiti al servizio pubblico
Un’applicazione “virtuosa” della Tares: è questa la richiesta di Confartigianato Imprese Varese alle amministrazioni comunali della provincia di Varese. Quando con il termine “virtuosa” si intende la richiesta di pagamento alle imprese solo per i rifiuti effettivamente conferiti al servizio pubblico. Di fronte ad una crisi economica che non mostra arresti, l’applicazione della Tassa rifiuti e servizi non può che generare altri problemi ad un mondo imprenditoriale che sta chiedendo un atto di coraggio da parte dei comuni: applicare la Tares con uniformità (leggi uguali per tutti) e chiarezza nelle regole.
È per questo che Confartigianato Imprese Varese ha inviato a tutti i comuni della provincia di Varese, mesi fa, un “regolamento tipo” nel quale si sottolinea l’importanza di definire presupposti univoci nell’applicazione della Tares, affinché vi sia un approccio il più possibile condiviso a livello provinciale e soprattutto chiaro.
Costa sta accadendo? Nel piano finanziario redatto da ogni comune sono stati inseriti molti costi che prima non erano coperti dalla Tarsu o dalla Tia. Costi aggiuntivi per far quadrare, presumibilmente, i bilanci di fronte agli scoperti generati dal Patto di Stabilità; la copertura è, obbligatoriamente, del 100% di quanto speso; i parametri per gli utenti privati, rispetto alla Tarsu, non sono più esclusivamente “a metro quadrato” ma tengono conto anche degli occupanti dell’alloggio;
è prevista una maggiorazione per la copertura dei costi dei servizi indivisibili.
Confartigianato Imprese Varese ha chiesto, alle pubbliche amministrazioni, l’applicazione di regole semplici e chiare che seguano il principio comunitario di “chi inquina, paga” senza contravvenire, però, il metodo previsto dal DPR 158 (cosiddetto “metodo normalizzato”). Confartigianato Imprese Varese, inoltre, vuole scongiurare l’adozione indiscriminata dell’elemento quantitativo della superficie. Le richieste che seguono, rappresentano la sintesi dei bisogni e delle aspettative raccolte quotidianamente dalle imprese di Confartigianato: detassare le superfici produttive e le superfici di magazzino, in quanto entrambe non producono rifiuti conferiti al servizio pubblico. Il capannone è un bene strumentale come lo può essere un tornio, serve all’economia ed è assurdo tassarlo. Applicare i coefficienti di produzione che tengano conto della reale produzione di rifiuti: non si può sempre applicare, in modo automatico, il coefficiente massimo.
Confartigianato Imprese Varese, inoltre, rimarca la propria disponibilità a conferire i rifiuti al servizio pubblico tramite convenzioni chiare che permettano di scegliere, in un’ottica di libero mercato, a quale operatore conferire i rifiuti speciali delle imprese. Ricordando che la Tares non può e non deve essere una tassa sui “metri quadrati” ma sul servizio pubblico del quale usufruisce l’impresa.
«È per questo che dal calcolo della Tares – dichiara Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese – debbono essere esclusi i rifiuti speciali (smaltiti dalle stesse imprese attraverso soggetti autorizzati) ma anche tutte quelle aree dove non si producono rifiuti: parcheggi, zone di manovra, strade di accesso. L’impresa non si sottrae al pagamento della parte fissa della Tares, ma su quella variabile è più che naturale procedere ad una detassazione per evitare che sull’impresa cada un aggravio insostenibile. D’altronde, se i comuni non si decideranno ad operare secondo buon senso, sarà l’impresa a dover fare i conti con una tassa che rischia di minarne la crescita e la competitività. La richiesta di Confartigianato Imprese Varese è ormai determinata: le imprese devono pagare solo per la parte che costa realmente alle amministrazioni comunali».
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