Calderoli nella bufera, difeso da Salvini e Cota
Trentamila firme raccolte da “Articolo 21” per chiedere le dimissioni del colonnello leghista dalla vice presidenza del Senato. L’indignazione del mondo politico
Dimissioni a chiare lettere dalla gran parte del mondo politico e rivolte a Roberto Calderoli dopo le parole rivolte al ministro per l’immigrazione Cecile Kyenge, pronunciate dal colonnello leghista e vice presidente del Senato qualche giorno fa: “Mi ricorda un orango”.
Chiedono “misura”, nei casi più diplomatici, a Calderoli, come nel caso di Cicchitto; nello stesso partito c’è chi è più tranciante: Mara Carfagna vuole le dimissioni del l’odontoiatra bergamasco prestato alla politica. Anche il collega Formigoni ha esternato su Facebook, rivolgendosi tuttavia al mondo Lega nel suo complesso: “Quando si dice: di male in peggio Dopo gli insulti di Calderoli a Kyenge, ecco la villania di Salvini a Napolitano. La Lega si dia una calmata!” ha twittato il Celeste.
Cosa è successo? Dopo le scuse di Calderoli al ministro di colore, da quest’ultimo accettate (“ma resta il problema istituzionale” ha detto la Kyenge) il carico ce l’ha messo in mattinata l’europarlamentare e segretario della Lega Lombarda che in mattinata se n’è uscito con un attacco frontale a Giorgio Napolitano, che ieri aveva tuonato contro la sparata calderoliana. "Napolitano si indigna per una battuta di Calderoli. Ma Napolitano si indignò quando la Fornero, col voto di Pd e Pdl, rovinò milioni di pensionati e lavoratori?", ha scritto l’esponente leghista su Facebook. "Io mi indigno con chi si indigna. Napolitano, taci che è meglio!" ha vergato sul social network Salvini (nella foto sotto).
E sempre in casa Lega il governatore del Piemonte Cota si è detto “sconcertato dalla strumentalizzazione che viene fatta di una battuta". "Si usa una battuta – ha aggiunto Cota rispondendo ai cronisti – probabilmente per non parlare dei problemi politici. Per esempio della linea che questo governo ha messo in campo sull’immigrazione, che assolutamente non condivido”.
Sul fronte della società civile da più parti sono state promosse petizioni per chiedere le dimissioni di Calderoli, quantomeno dalla vicepresidenza del Senato, dopo le sue dichiarazioni offensive ai danni del ministro Kyenge. Tra queste la petizione lanciata da Articolo21, sul sito Change.org, ha raccolto in meno di 24 ore oltre 30mila firme (31mila 702)". Lo rivelano Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti, direttore e portavoce di Articolo21 e autori della petizione dal titolo "Dimissioni di Calderoli".
"I senatori facciano come i giocatori del Milan: alla prima seduta presieduta da Calderoli lo lascino solo", è l’invito dei promotori della petizione. "Tutte queste firme, da chiunque promosse, saranno indirizzate al presidente del Senato Pietro Grasso per far sentire che c’è un’Italia che non ha intenzione alcuna di archiviare questa vicenda. Non è pensabile – sostengono – che chi urla nello stadio venga multato e un vicepresidente del Senato si comporti come il peggiore degli ultra’ razzisti". "Ci auguriamo – concludono in una nota – che i senatori vogliano fare come i giocatori del Milan che hanno lasciato il campo di Busto Arsizio dopo gli insulti a Boateng. Se Calderoli tornerà a presiedere una seduta lo lascino solo”.
La stessa redazione di Varesenews in poche ore ha ricevuto ben oltre mille voti (il dato è in forte crescita) nel sondaggio lanciato dai lettori: più del 70% ha chiesto le dimissioni di Calderoli.
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