È morto lo scultore Giancarlo Sangregorio

Sestese di adozione, aveva 88 anni e aveva esposto nelle più significative manifestazioni d’arte internazionali sia in Europa, che negli stati Uniti e in Giappone

È morto lo scultore Giancarlo Sangregorio. Sestese di adozione, aveva 88 anni e aveva esposto nelle più significative manifestazioni d’arte internazionali sia in Europa, che negli stati Uniti e in Giappone. Era nato a Milano nel 1925 e, dopo una formazione da autodidatta e la partecipazione ai corsi dell’Accademia di Brera, aveva completato la sua esperienza artistica a contatto con gli artisti più importanti del dopoguerra e lavorando nei luoghi più diversi, vicini e lontani, dove trova il materiale di cui ha bisogno la sua arte: dalle Alpi Apuane al Mali, dalla Val Vigezzo, alla Nuova Guinea. Tra le sue mostre più famose quella delle grandi sculture esposte a Milano in Corso Vittorio Emanule nei primi anni novanta. E fu un grande successo di critica e di pubblico.  

A ricordarlo è l’ex sindaco Roberto Caielli: «Altri parleranno con competenza della sua opera, a me piace ricordarlo per come l’ho conosciuto e frequentato, quando abbiamo organizzato a Sesto gli eventi artistici e culturale dei quali Sangregorio è stato protagonista con la sua arte. “Il piccolo grande uomo dei legni e dei graniti” così lo avevo definito, nella prefazione ad un catalogo di una sua mostra sestese, rifacendomi al personaggio di Dustin Hoffman nell’indimenticabile film di Arthur Penn, per dire come sia l’uomo quanto la sua opera rappresentavano plasticamente il contrasto perenne tra la potenza e la fragilità, tra la durezza e la duttilità. Quasi un paradosso, come il fatto che la sua opera, si sia espressa spesso, ma non sempre, nelle forme dell’astrattismo. Ma come può essere astratta una pietra di Montorfano, un grande tronco di iroko? Io, gli dicevo, per quello che ne so l’unico pezzo di legno astratto che conosco è il burattino di Geppetto».  

«La sua mostra più bella per me, e per i suoi amici Sestesi, resta quella del 2003 al Palazzo Comunale, nella rinata sala Cesare da Sesto, e poi nei cortili e per le vie cittadine – prosegue Caielli -. Un’occasione per valorizzare le sue opere e anche gli spazi della nostra Sesto, le sue piazze da poco rinnovate e restituite ai pedoni. Un momento intenso in cui si rinsaldò il rapporto tra l’artista e la città. Nel ricordarlo oggi penso agli amici Marisa e GianBarbieri, a Sandro Carletto, a Giona e Azelio, al maestro De Boni e a tanti altri che hanno vissuto in quegli anni una bellissima stagione di rinnovata passione per l’arte alla quale Sangregorio ed Enrico Baj dettero il contributo dei loro consigli e della loro esperienza. Sesto perde un grande artista, che non sarà mai dimenticato».

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Pubblicato il 09 Luglio 2013
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