I sindacati contrari alla chiusura dell’ospedale di Cuasso
In una nota, la RSU spiega i motivi per cui il presidio dovrebbe continuare a svolgere la propria attività
La RSU aziendale dell’ospedale di Circolo Fondazione Macchi, in merito alla questione dell’ospedale di Cuasso al Monte e in considerazione delle precisazione fatte dal direttore generale Callisto Bravi che smentisce di aver chiesto ufficialmente la chiusura immediata di Cuasso, ritiene di comunicare la propria posizione.
Per brevità riassumiamo:
4) Appalto del calore a società privata che ha determinato un grave aumento dei costi rispetto alla gestione diretta, chiunque ha la possibilità di verificate le cifre lo faccia, ma dal 2009 le spese aggiuntive superano i 3 mln di euro!!;
5) Intervento di adeguamento della cucina per un parziale affidamento all’appalto esistente a Varese, vanificato da un repentino cambiamento delle scelte condivise con l’introduzione del vassoio lavorato nella cucina centrale, dismissione incomprensibile delle attrezzature. Almeno 150.000 euro buttati dalla finestra .
Non vogliamo andare oltre ma partire dalla situazione attuale è fuorviante e irrispettoso. Altre le motivazioni che provengono anche da dentro l’azienda che non ha mai sviluppato le dovute sinergie aziendali dando fiato a interessi particolari e personalistici.
La riabilitazione va fatta nella sua sede naturale, ci vuole solo la volontà di mettere in campo le soluzioni ai vari problemi determinati da tanti irresponsabili dirigenti in vari settori aziendali.
La RSU si impegna per contribuire a risolvere e trovare proposte per il rilancio del presidio ma bisogna essere in due, invitiamo la direzione generale ad assumersi le proprie responsabilità rifuggendo dalla tentazione precipitosa di buttare al macero un struttura d’eccellenza che le varie direzioni hanno svuotato più o meno volutamente.
Un esempio gravissimo di questi giorni riguarda il servizio di radiologia per gli esterni l’unico presente nel territorio della Valceresio e della Valganna. Da un anno circa gli accessi dei cittadini a tali servizi sono stati ridotti da 5 a 3 giorni settimanali, ora la chiusura per i tre mesi estivi (senza alcuna comunicazione) e con il posticipo degli appuntamenti già fissati a Cuasso, hanno di fatto aggravato la già pesante situazione della radiologia di Varese aumentando ulteriormente i tempi d’attesa e il disagio degli utenti.
Tutto questo, ci chiediamo, serve anche ad abituare le persone a considerare Cuasso in disuso?
Ufficialmente non lo comunicano ma eseguono, come le dichiarazione del direttore generale per l’appunto.
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