I sindacati contrari alla chiusura dell’ospedale di Cuasso

In una nota, la RSU spiega i motivi per cui il presidio dovrebbe continuare a svolgere la propria attività

La RSU aziendale dell’ospedale di Circolo Fondazione Macchi,  in merito alla questione dell’ospedale di Cuasso al Monte e in considerazione delle precisazione fatte dal direttore generale Callisto Bravi che smentisce di aver chiesto ufficialmente la chiusura immediata di Cuasso, ritiene di comunicare la propria posizione.

Premesso che siamo contro la chiusura del presidio pubblico riabilitativo, e che se, in ultima istanza, si arrivasse a questa sbagliata decisione, la RSU sarebbe affianco alle istituzioni locali, alla cittadinanza e ai pazienti per impedirne la chiusura.
Partiamo dal presupposto che l’attività riabilitativa non abbandona il paziente dopo le dimissioni, ma dà alla persona malata, cronica e non, una continuità di cura e presa in carico che per ragioni strettamente economiche il privato non fa. La chiusura di Cuasso sarebbe inesorabilmente la fine della riabilitazione pubblica.
 
Affidare in modo esclusivo ai privati, che per loro costituzione devono realizzare profitti, a parità di rimborso del SSN, un pezzo importante dei percorso di cura e della vita delle persone, significa risparmiare sulla qualità e quantità delle prestazioni, e quello che succede dopo le dimissioni non è più di loro competenza.
Nella struttura pubblica di Cuasso la qualità è riconosciuta e consolidata, i pazienti sono seguiti a casa non solo dal servizio di telemedicina ma da una disponibilità costante del reparto sia negli aggravamenti che nelle necessità burocratiche e sociali.  Aver svuotato l’ospedale di Cuasso, a fronte di una popolazione anziana e cronicizzata ed in crescita, ha senza dubbio aumentato i ritorni al pronto soccorso. Quando si fanno discorsi sui costi bisogna considerare l’efficacia delle cure e non solo l’efficienza economica.
 
Considerate le affermazioni condivisibili, nell’impostazione generale, del presidente della commissione Sanità, di dare nel riordino della sanità lombarda un nuovo ruolo alla sanità territoriale, e di mettere al centro la persona nel suo percorso di cura, ci sembra paradossale quello che operativamente, anche se non ufficialmente, stanno perseguendo per il trasferimento della riabilitazione esistente tutt’ora a Cuasso. Non ci si può nascondere dietro a mezze verità quando anche i muri sanno tutto. La politica e la dirigenza  non possono trarre estreme conseguenze valutando la situazione attuale che è figlia di tante scelte sbagliate dall’aziendalizzazione in poi.
Per brevità riassumiamo: 
1) 4,2 mln di euro per non realizzare nessuna ristrutturazione anche parziale (un progetto edilizio-sanitario concettualmente sbagliato, appalto ad una ditta inadeguata e poi fallita, blocco del cantiere e poi successivo sblocco e poi nuovo fermo, tutto con un residuo di 1,2 mln non speso e dimenticato);
2) Accorpamenti vari fino a portare da 100 a 40 posti letto causa del cantiere infinito, e contestuale accreditamento di posti letto presso i centri riabilitativi di Cunardo e Brebbia;
3) Ridimensionamento dell’offerta sanitaria del presidio (diagnostiche, ambulatori e reparti) con spostamento di risorse umane a Varese che non ha prodotto nessun consolidamento delle varie situazioni del presidio principale e un impoverimento
4) Appalto del calore a società privata che ha determinato un grave aumento dei costi rispetto alla gestione diretta, chiunque ha la possibilità di verificate le cifre lo faccia, ma dal 2009 le spese aggiuntive superano i 3 mln di euro!!;
5) Intervento di adeguamento della cucina per un parziale affidamento all’appalto esistente a Varese, vanificato da un repentino cambiamento delle scelte condivise con l’introduzione del vassoio lavorato nella cucina centrale, dismissione incomprensibile delle attrezzature. Almeno 150.000 euro buttati dalla finestra .

Non vogliamo andare oltre ma partire dalla situazione attuale è fuorviante e irrispettoso. Altre le motivazioni che provengono anche da dentro l’azienda che non ha mai sviluppato le dovute sinergie aziendali dando fiato a interessi particolari e personalistici.

La riabilitazione va fatta nella sua sede naturale, ci vuole solo la volontà di mettere in campo le soluzioni ai vari problemi determinati da tanti irresponsabili dirigenti in vari settori aziendali.
La RSU si impegna per contribuire a risolvere e trovare proposte per il rilancio del presidio ma bisogna essere in due, invitiamo la direzione generale ad assumersi le proprie responsabilità rifuggendo dalla tentazione precipitosa di buttare al macero un struttura d’eccellenza che le varie direzioni hanno svuotato più o meno volutamente.

Un esempio gravissimo di questi giorni riguarda il servizio di radiologia per gli esterni l’unico presente nel territorio della Valceresio e della Valganna. Da un anno circa gli accessi dei cittadini a tali servizi sono stati ridotti da 5 a 3 giorni settimanali, ora la  chiusura per i tre mesi estivi (senza alcuna comunicazione) e con il posticipo degli appuntamenti già fissati a Cuasso, hanno di fatto aggravato la già pesante situazione della radiologia di Varese aumentando ulteriormente i tempi d’attesa e il disagio degli utenti. 

Tutto questo, ci chiediamo, serve anche ad abituare le persone a considerare Cuasso in disuso? 

Ufficialmente non lo comunicano ma eseguono, come le dichiarazione del direttore generale per l’appunto.

RAPPRESENTANZA SINDACALE UNITARIA

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Luglio 2013
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