Un’area del cimitero per i “Bambini mai nati”. Arriva la protesta
In piazza il 9 novembre un gruppo di donne e uomini della città per chiedere al comune il ritiro della delibera approvata in consiglio che istituisce l'area destinata "ai feti e prodotti abortivi provenienti dagli ospedali"
Una zona del cimitero dedicata ai "bambini mai nati” per l’inumazione di embrioni e feti abortiti che arrivano dall’Azienda Ospedaliera locale. È il progetto portato avanti dall’amminsitrazione comunale e destianto a sollevare diverse polemiche. Tanto che è già in programma una manifestazione di protesta in piazza Mazzini per il prossimo sabato 9 novembre. L’istituzione della zona del cimitero dedicata ai "Bambini mai nati" è contenuta all’interno della delibera approvata dal consiglio comunale sulle modifiche al regolamento cimiteriale. L’area è stata individuata in uno spazio nel cimitero di Abbiate Guazzone.
Dura la presa di posizione di un gruppo di "Donne e uomini liberi e consapevoli" della città, gruppo che ha organizzato la manifestazione di protesta: «Dietro le quinte di questa operazione c’è l’opera di una associazione cattolica integralista che dovrebbe firmare un protocollo d’intesa con il comune di Tradate per gestire la sepoltura dei prodotti abortivi. Il prelievo di questi dall’ospedale, la sepoltura, le preghiere, i lumini e tutto il santo rituale messo in atto avvengono con o senza il consenso della donna. La normativa italiana (approvazione regolamento di Polizia Mortuaria, Dpr 285 del 1990) già prevede l’inumazione dei prodotti abortivi di presunta età gestazionale dalle 20 alle 28 settimane e, su richiesta dei genitori, anche di prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane, pertanto il vero scopo di questa iniziativa è quello di limitare la libertà della donna anche di fronte a situazioni dolorose come quelle di una gravidanza non voluta o di una interruzione spontanea».
«Quando siamo venuti/e a conoscenza dell’approvazione della delibera, abbiamo sollecitato svariate volte sia chi se ne è fatto promotore, sia altri membri della maggioranza a ritirarla, cosa che ad oggi non è ancora avvenuta benché verbalmente alcuni di loro si siano impegnati a farlo – spiegano le donne dell’associazione -. Esprimiamo la nostra indignazione e la nostra contrarietà per una scelta che avalla il tentativo di respingere le donne in un medioevo culturale. Ma chi non ha coscienza non ha storia e non ha memoria, neppure quella delle lotte che anche sul territorio tradatese le donne hanno fatto per anni affinché il Consultorio funzionasse e fosse garantito il diritto all’Interruzione Volontaria di Gravidanza (I.V.G.), ai corsi di preparazione al parto e a un parto naturale e non violento, alla contraccezione, alla prevenzione e al diritto alla salute. A chi inorridisce di fronte alle tante donne uccise da uomini che non tollerano le loro scelte, vogliamo ricordare che il femminicidio è frutto di un clima sociale e culturale che iniziative come questa alimentano».
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