“Contro la crisi, attiviamo i lavori socialmente utili”

La Federazione della Sinistra, che non fa parte della maggioranza,chiede all'amministrazione comunale nuove misure anticrisi, "se necessario usando i proventi della vendita di Commerciale Gas"

La Fedeerazione della Sinistra, che non fa parte della maggioranza di governo della città di Gallarate, interviene sul tema della crisi economica con una lettera all’amministrazione comunale guidata da Edoardo Guenzani. Al centro, l’idea di una risposta alla crisi occupazionale che sia affidata direttamente anche al Comune, che dovrebbe attivare "lavori socialmente utili" come la pulizia dei fiumi e la messa in sicurezza di edifici dismessi. Qui di seguito pubblichiamo integralmente l’intervento

Stiamo attraversando la crisi forse più devastante dell’ultimo secolo, una crisi che morde economicamente e che corrode la basi stesse della convivenza civile, destabilizzando le coscienze, le relazioni, gli affetti stessi.

La nostra città non ne è esente: molti hanno perso il posto di lavoro, e con la perdita del lavoro hanno perso non solo la sicurezza economica, ma anche la speranza nel futuro e la stima di sé, la dignità e il senso di appartenenza.

In questi ultimi tempi siamo venuti a conoscenza di situazioni disperate non solo di lavoratori dipendenti in mobilità o esodati o a cui sta finendo la cassa integrazione, ma anche professionisti, artigiani, commercianti, che sono stati costretti a chiudere e ora non possono disporre di alcun reddito: persone spesso di una certa età che aspirerebbero a nuove professionalità mediante adeguati percorsi di riqualificazione.

In alcuni casi sono entrati in crisi i rapporti col coniuge e coi figli; tanti, tornati a vivere con i genitori anziani o con i parenti, si sono lasciati prendere dalla depressione e dalla vergogna fino al punto di tentare il suicidio.

Senza trascurare i giovani, che il posto di lavoro non l’hanno perduto solo perché l’hanno mai trovato e forse non hanno nemmeno la speranza di trovarlo in futuro.

Vittime della crisi, le stanno tentando tutte per individuare uno spiraglio, un lavoro che dia un senso alla vita, e si sono rivolti anche a noi, che non siamo nelle istituzioni e non disponiamo di strumenti concreti per dare una risposta ai loro problemi.

E’ questo il motivo per cui ci rivolgiamo al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio comunale. Perché si facciano promotori di un intervento organico che vada oltre i limiti degli sporadici contributi di tipo assistenzialistico e dell’assegnazione degli irrisori contributi regionali destinati alle nuove povertà (la miseria di 80.000 euro per l’intera provincia di Varese).

Due anni e mezzo fa, nel nostro programma elettorale, quando la crisi non aveva ancora travalicato i confini dell’economia per travolgere le istituzioni e non si erano ancora diffusi con la virulenza di oggi l’antipolitica e il populismo, abbiamo parlato di precarizzazione delle esistenze e abbiamo abbozzato alcune risposte: misure “a sostegno delle famiglie in difficoltà, come il blocco delle tariffe di servizi sociali pubblici, come gli asili nido e le mense, e l’esenzione dal pagamento del trasporto pubblico”. Ma anche, e soprattutto, l’impostazione di un vero e proprio “piano programmatico di lavori di pubblica utilità da realizzare mediante l’impiego di giovani in cerca di prima occupazione e di lavoratori in CIG o in mobilità o rimasti senza alcun reddito o tutela”.

Anche il Sindaco, nel suo programma, parlava della necessità di affrontare le situazione di criticità in modo programmato e preventivo, impegnando così “meno risorse economiche di quanto costi dover arginare situazioni problematiche esplose in modo incontrollato”, favorendo tra l’altro “il recupero del lavoro per le categorie sociali a rischio” con “la creazione di nuove attività socialmente utili attraverso il FSE e i Fondi paritetici”.

Oggi le “situazioni problematiche” stanno purtroppo esplodendo in modo incontrollato, ma forse ancora non è troppo tardi.

Per altro non c’è niente da inventare: c’è un decreto legislativo ( il 468 del 1 dicembre 1997) che definisce i contorni dei lavori socialmente utili e individua nelle amministrazione pubbliche i soggetti che possono realizzare i progetti; ci sono le Agenzie regionali per l’Istruzione Formazione e Lavoro e per le Emergenze Urgenze; ci sono le verifiche intercorse tra dette Agenzie e le Organizzazioni sindacali; sono a disposizione le esperienze maturate in tanti Comuni del Gallaratese.

E’ quanto meno singolare che per molte Amministrazioni del territorio questa presa di coscienza sia da tempo una realtà acquisita, mentre invece non lo è per la terza città della provincia, per altro di centrosinistra.

Siamo consapevoli delle ristrettezze di bilancio in cui versano i Comuni, dei vincoli della cosiddetta “spending review”, dei controlli della Corte dei conti. Gallarate non ne è esente. Ma se c’è volontà politica e se nelle priorità del governo cittadino si inserisce un piano di interventi di pubblica utilità, sicuramente le risorse si trovano, magari, se necessario, attingendo dai proventi della vendita della Commerciale Gas.

A Gallarate non mancano settori, definiti per altro dalla legge, su cui attivare interventi socialmente utili: la tutela delle aree protette e dei parchi (abbiamo il Parco Bassetti, i parchetti, i boschi di confine che versano in uno stato pietoso); la tutela degli assetti idrogeologici (andrebbe completata la pulizia dell’Arnetta); il controllo e la messa in sicurezza degli edifici a rischio ( che dai noi ogni tanto crollano, specialmente d’agosto); in una città come la nostra ormai in fase di elevata deindustrializzazione la legge prevede addirittura la bonifica delle aree dismesse e i conseguenti interventi di smaltimento dell’amianto. Poi ci sono tutti i settori dell’assistenza e dei servizi alla persona, della cultura e dello spettacolo: tutti campi, in definitiva, in cui possano concretizzarsi possibilità di lavoro come antidoto all’abbruttimento sociale.

Ma non è certamente compito nostro fare le scelte e trovare le forme e le modalità necessarie, perché non abbiamo i titoli amministrativi idonei. Possiamo tuttavia rendere comuni le i dati del disagio di cui siamo venuti a conoscenza e citare le esperienze dirette maturate nei Comuni vicini in cui i lavori socialmente utili sono stati avviati. Ci rendiamo pertanto disponibili ad approfondire queste tematiche con l’Assessore ai servizi sociali se da parte sua riterrà utile promuovere un colloquio.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Dicembre 2013
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