Scarpe rotte e scopa volante: chi è la Befana?
Un po' strega e un po' fata, la notte che sta per arrivare la vedrà protagonista. E con lei si concludono i festeggiamenti natalizi, perché “l'epifania tutte le feste porta via”
Quella della Befana è una tradizione quasi esclusivamente italiana che affonda le proprie radici nei riti pagani. Infatti anticamente, già i romani, dodici giorni dopo il solstizio d’inverno, festeggiavano la morte e la rinascita di Madre Natura; da questa figura a quella della Befana il salto è stato breve. La vecchietta che vola fra i nostri tetti grazie ad una logora scopa, deve il suo nome alle trasformazioni secolari del termine “Epiphania”, che negli anni è diventato “Pifania”, poi “Befania”, fino all’attuale Befana; non è un caso che la nonnina in alcune provincie, come quella di Massa Carrara, conservi ancora l’antico nome di Pefana.
E’ difficile non notarla: scarpe rotte, capello nero, scopa di saggina e naso storto sono la sua divisa. Ma come mai un look così trasandato? La vecchiaia simboleggerebbe l’anno appena trascorso oppure Madre Natura, ormai sfiorita e non più fertile, destinata per questo al rogo, così che dalle sue ceneri possa nascere una nuova Primavera. E’ l’unione di diverse figure mitologiche, metà fata e metà strega, se sei stato buono riempe la tua calza di dolcetti, se invece hai fatto il cattivo per te riserva solo carbone. Anche se tutt’ora nessuno sa spiegare da dove si è originata l’idea di preparare una calza, il mito ci racconta che già Numa Pompilio, uno dei sette re di Roma, lasciava una calza in una grotta, dove veniva riempita di buoni consigli da una ninfa.
Tanti i modi con cui gli italiani accolgono questa festa. Per esempio in Friuli Venezia Giulia si è soliti accendere un grande falò: in base alla direzione del fumo si possono fare previsioni su come sarà l’anno appena iniziato. Si hanno poi sfilate e rappresentazioni dell’arrivo dei Magi nella grotta dove è nato il Bambin Gesù: per esempio il presepe vivente che si terrà presso la Chiesa di Canonica a Cuveglio dalle 18:30 di lunedì 6 gennaio. Ovviamente non è epifania senza mangiare un buon cammello di pastasfoglia, dolcetto esclusivamente varesino. E nell’attesa di colei che stanotte sorvolerà i nostri tetti possiamo canticchiare un’antica filastrocca: «La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, col capello alla romana, viva viva la Befana»
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