Defiscalizzazione e inchieste rischiano di fermare Pedemontana
Tornano ad addensarsi le nubi sul futuro dell'autostrada in costruzione tra Varese e Bergamo. Il governatore Maroni preoccupato per la mancata nomina del Cipe che deve decidere la defiscalizzazione, Balotta (Legambiente) parla della mancata ricapitalizzazione
Tornano ad addensarsi le nubi sul futuro di Pedemontana, l’autostrada che collegherà Varese a Bergamo e che al momento è stata realizzata nel suo primo tratto tra Cassano Magnago e Turate, oltre alprimo lotto delle tangenziali di Varese e Como. Da una parte esprime la sua preoccupazione il governatore lombardo Roberto Maroni che si appella al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi per capire se e quando verrà approvata dal Cipe la defiscalizzazione della Pedemontana: «Al ministro ho espresso la mia preoccupazione sulla richiesta che avevo fatto per la defiscalizzazione della Pedemontana che il Cipe deve deliberare entro il 31 marzo. Il ministro Lupi mi ha spiegato che il Cipe non è ancora stato ricostituito da Renzi. Come sapete, quando cambia il Governo va ricostituito il Cipe e, fino a quando non viene ricostituito, non può deliberare. E il termine del 31 marzo è tra pochi giorni, preoccupazione che il ministro conosce bene e infatti anche oggi mi ha garantito che solleciterà il presidente Renzi perché ricostituisca il Cipe e mi ha garantito che si farà. Altrimenti c’è il rischio che si blocchino i cantieri di Pedemontana, un rischio che sia io che il ministro Lupi vogliamo scongiurare». Lo ha spiegato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, al termine dell’inaugurazione del ristorante Donizetti in piazza Città di Lombardia.
Ma il governatore non è l’unico a ipotizzare lo stop dei cantieri. Anche il responsabile trasporti di Legambiente Lombardia Dario Balotta ne parla ma partendo da una vicenda diversa, l’arresto di Rognoni, direttore di Infrastrutture Lombarde accusato dalla Procura di Milano di turbativa d’asta e truffa aggravata nell’ambito dell’assegnazione degli appalti per diverse grandi opere lombarde. «L’azzardato meccanismo di aumento di capitale della Pedemontana, dato per fatto qualche giorno fa, si trova ora su un binario morto. E’ questa la prima grana che dovrà sbrogliare (ma non è affatto detto che ci riesca) il commissario di Infrastrutture Lombarde. Si inceppa così l’operazione finanziaria orchestrata da Marzio Agnoloni presidente di Pedemontana e al tempo stesso A.D. di Serravalle che detiene il 76% della contestata autostrada. In realtà Marzio Agnoloni in una recentissima riunione del board ha richiamato gli azionisti al loro dovere di procedere alla ricapitalizzazione di Pedemontana per i 268 milioni necessari a portare l’equity a 536 milioni complessivi, asticella posta per l’operatività dal contratto concessorio concluso con CAL (Concessionaria Autostrade Lombarde), risorse che avrebbero dovuto essere già versate nel 2011 nelle casse sociali».
«In pratica – spiega Balotta – Marzio Agnoloni, nella sua doppia poltrona, ha soltanto rammentato a se stesso un preciso dovere contrattuale senza però risolvere il problema. Egli sa perfettamente che Serravalle non è per nulla in grado di assecondare tale richiesta, priva come è di mezzi finanziari a causa di una pesante crisi causata da un mix di alti costi operativi e calo dei traffici. E si ricorda altrettanto bene che la vendita di questa società è naufragata negli ultimi tre anni per ben tre volte. Questo annuncio sembra più un bluff che la formalizzazione di un atto operativo. Un rinvio in attesa di tempi migliori. E’ perfettamente conscio che se non arriva l’aumento di capitale (ovvero denaro fresco) allora l’unica possibilità per vedere realizzata l’opera è quella di "svendere" Pedemontana all’unico soggetto interessato ovvero un suo creditore che così facendo si assumerebbe, pur di portare a casa i quattrini, anche un rischio industriale e finanziario (la gestione dell’infrastrutture) e non solo di realizzazione (la costruzione di infrastrutture). Per questo che Strabag (ovvero il colosso austriaco impegnato nei lavori) è l’unico pretendente che finora ha fatto l’offerta (e che forse alla fine sarà l’unico). Gli austriaci beneficerebbero anche come dote del bonus da 400 milioni di euro da poco offerto dal ministro Maurizio Lupi , come salvagente, a Pedemontana ma non facilmente monetizzabile dall’attuale management considerato che per portare a casa qualcosa investire, impresa ardua per una società senza quattrini e con poco credito. Rigettata questa proposta ai creditori di Pedemontana (banche e costruttori) non rimarrebbe altra scelta che chiedere la dichiarazione di fallimento della concessionaria, con tutto ciò che ne
conseguirebbe. Sicuramente la caduta come un castello di sabbia dell’insicuro project finance lombardo frutto non certo di rigore e professionalità indiscussa di consulenti e legali del Pirellone. L’impero autostradale proclamato da Formigoni e Maroni solo poco tempo fa è ora sempre più uno sbiadito ricordo, ma una delle prime grane che dovrà affrontare il commissario straordinario che da lunedì dirigerà Infrastrutture Lombarde, ovvero il vertice apicale a cui fanno riferimento tutte le concessionario autostradali lombarde».
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