Il Ticino fa sul serio: ostacoli per i “padroncini” e più tasse per i frontalieri

Il Gran Consiglio ha approvato due provvedimenti che interessano imprese e pendolari italiani: il primo rallenta di fatto le procedure delle aziende, il secondo farà aumentare le imposte dei lavoratori

Il trionfo in Ticino dell’iniziativa "contro l’immigrazione di massa" non è da considerarsi un episodio isolato. Dopo il voto dello scorso 9 febbraio, nella giornata di oggi le istituzioni del Cantone hanno inviato al nostro paese due nuovi e chiari segnali di chiusura. 

Il primo riguarda le imprese
: con un voto quasi all’unanimità (solo un contrario) i componenti del Gran Consiglio, il Parlamento del Cantone, hanno cancellato la possibilità di utilizzare le notifiche on line, ossia i formulari in internet che fino a questo momento hanno permesso di velocizzare le pratiche alle piccole aziende italiane che effettuano lavori in Svizzera per un periodo inferiore ai 90 giorni. Artigiani come piastrellisti, elettricisti, operai, che i ticinesi definiscono comunemente con il termine "padroncini", e i lavoratori distaccati dovranno perciò presentarsi fisicamente agli sportelli per ottenere le autorizzazioni necessarie. La mozione non entrerà in vigore automaticamente ma dovrà essere esaminata dal governo ticinese, nel frattempo però il messaggio è passato: il Cantone non risparmierà qualche paletto all’accesso al proprio mercato del lavoro. 

"RICOSTRUIRE LE RELAZIONI"
«Siamo di fronte a una decisione che rientra nelle azioni che ostacolano di fatto la libera circolazione delle persone e che per questo motivo potrebbe essere impugnata di fronte all’Unione Europea – commenta Giovanni Moretti, della Cna di Varese e Como -. Occorre prendere al più presto una posizione, senza alimentare inutili polemiche. Dalla parte italiana, mi riferisco alla Regione Lombardia e al Governo che pensa alla Svizzera solo come bacino per recuperare i capitali illegalmente detenuti all’estero, mi aspetto un cambiamento radicale nella gestione dei rapporti territoriali. Fino ad ora, complice anche la crisi, la presenza italiana in Ticino è aumentata in modo distorto e le autorità nazionali non si sono mai preoccupate di questo squilibrio nè tantomeno hanno cercato di porvi rimedio». Per Moretti le azioni urgenti da mettere in campo sono tre: «Occorre lavorare sulla serietà: diventare più diligenti rispettando accordi e tutte le regole svizzere in materia di lavoro e di contratti; sulla reciprocità, ossia offrire alle aziende svizzere le stesse opportunità che le imprese italiane trovano oggi oltre confine e infine sulla collaborazione, facendo rete con le imprese ticinesi per riuscire insieme ad affrontare il mercato a Nord delle Alpi. Mi rivolgo infine al presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni e agli altri consiglieri regionali affinché si valuti la possibilità di utilizzare i fondi interreg esclusivamente per porre rimedio alla situazione di crisi che si è creata nei rapporti internazionali». 

"VALUTARE QUALITA’ E NON NAZIONALITA’ "
Della stessa opinione anche il direttore generale di Confartigianato Varese, Mauro Colombo: «Non mettiamo in discussione certe scelte, anche se si resta un poco perplessi di fronte a queste proposte. Da parte nostra non chiediamo favoritismi o agevolazioni particolari nei confronti dei padroncini, e degli imprenditori della piccola impresa, che varcano il confine ogni giorno per lavorare. Perché di questo si tratta: lavoro. Ci auguriamo, però, che, nonostante le decisioni delle istituzioni elvetiche, si evitino eventuali discriminazioni tra imprese svizzere e imprese italiane. Ricordiamo che qualità e professionalità non hanno bandiera e che i nostri imprenditori, sotto questo punto di vista, sono sempre stati riconosciuti come esponenti di un “made in” fatto di capacità e conoscenze uniche. Dunque, anche gli imprenditori si metteranno in colonna, a patto che si valuti le capacità e non la nazionalità di chi lavora».

FRONTALIERI, APPROVATO L’AUMENTO DELLE IMPOSTE 
Nella stessa giornata il Gran Consiglio ha approvato però anche un altro provvedimento che senza dubbio farà discutere, la richiesta di aumentare l’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri. Il Governo del Cantone entrerà in gioco per concretizzare l’indicazione del Parlamento e stabilire le nuove aliquote delle imposte alla fonte. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Marzo 2014
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