La Svizzera: “Non bloccheremo i ristorni ma serve un accordo entro il 2015”
La consigliera Widmer-Schlumpf annuncia «provvedimenti a salvaguardia degli interessi del Ticino e della Svizzera» in caso di un nuovo rinvio delle trattative fiscali
La buona notizia è che una nuova "guerra dei ristorni" è scongiurata. La cattiva è che i comuni di confine dovranno aspettare ancora un po’ prima di poter tirare il fiato. Se entro la primavera del 2015 Svizzera e Italia raggiungeranno l’accordo fiscale come annunciato, lo spettro del blocco dei fondi dei frontalieri svanirà. In caso contrario potrebbe riaprirsi una nuova stagione "di ritorsioni" tra territori di confine e istituzioni. È quanto emerso al termine dell’incontro di ieri tra i membri della Deputazione ticinese, la rappresentanza del Cantone a Berna, e la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf.
La ministra elvetica ha dichiarato che non accetterà ulteriori proroghe (l’accordo in materia fiscale si trascina infatti ormai da anni) e si è detta disposta a prendere «tutti i provvedimenti concreti a salvaguardia degli interessi del Ticino e della Svizzera» in caso di un nuovo rinvio.
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Napolitano a Berna per una visita di Stato
Ma a che punto è la trattativa tra i due Stati? Secondo la nota diffusa dalle istituzioni ticinesi al termine dell’incontro a Berna la coclusione è vicina: «I negoziati si trovano in una fase avanzata con delle buone prospettive di riuscita. Come per tutte le trattative un giudizio compiuto potrà comunque essere formulato solo a negoziati conclusi. L’accordo contro la doppia imposizione e l’accordo sull’imposizione dei frontalieri impegnano la Confederazione e l’Italia. L’accordo prevede che i Cantoni interessati effettuino il pagamento dei ristorni all’Italia.I negoziatori hanno buone ragioni per essere fiduciosi di poter concludere i negoziati al più tardi entro la fine della primavera 2015. La Deputazione è dell’avviso che in queste condizioni e in base alle rassicurazioni ricevute un blocco, totale o parziale, dei ristorni nel giugno 2014 sarebbe un segnale controproducente e rivolge pertanto al Consiglio di Stato un invito in tal senso mediante lettera scritta».
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