Sulla Riforma della Sanità, Maroni rischia molto

Pier Fausto Vedani riflette sulle sofferenze del sistema sanità e auspica che la riforma oggi in discussione risolva effettivamente la crisi del settore

In occasione di una sua visita al Rotary Club di Varese, i giornalisti ebbero l’opportunità di rivolgere domande a Roberto Maroni, governatore di Lombardia, sulla situazione dei nostri ospedali.
Da parte mia non ci fu una domanda, ma la richiesta di un impegno personale perché al “Circolo” per l’estate 2014 non ci fossero più gli avvilenti problemi di assistenza e di carenza di posti letto dell’estate 2013.

Varesenews nei giorni scorsi, smentendo politici e dirigenti della sanità regionale e locale, ha dimostrato che continua la grande carestia per la sanità pubblica di casa nostra, che le cortine fumogene milanesi e i giochini delle tre tavolette per i posti letto hanno i soliti vincitori. E Maroni? Ha risolto poco, ma è probabile che lo abbia fatto scientemente essendo la Regione impegnata nella preparazione della grande riforma sanitaria che il governatore stesso ha presentato nei giorni scorsi alla stampa.

Sono un cronista, non un tecnico e quindi oggi più che mai non giudicherò il nuovo piano sanitario che, tempo un anno, ci verrà appioppato di sicuro come taumaturgico elisir. Tramite una lunga catena di dirigenti e subalterni della Polizia, conosciuti in passato e oggi sparsi per l’Italia, a Varese sono sempre arrivate notizie positive sul ministro degli Interni, un tempo fornaretto a Lozza che in bici faceva le consegne ai clienti. Poiché i nostri contatti si limitano agli auguri di fine anno, con Maroni non mi confronto mai sui grandi problemi attuali. 

Oggi in particolare fanno riflettere tutti i morti nei naufragi del Mediterraneo. La Lega non è più forte e potente, è arroccata nel Lombardo Veneto, dove le sue fanterie resistono grazie a qualche buon comandante. La battaglia della riforma della sanità per il governatore Maroni è dunque delicatissima: se la proposta non sarà stata risolutiva nei risultati, egli pagherà un prezzo altissimo, tanto più che la riforma ha una filosofia rivoluzionaria che ben si adatta al Grande Uno Verde: infatti la Regione, se ho capito bene, curerà gli ammalati nella fase acuta, ma di loro si prenderà cura anche in seguito: vale a dire che non avranno efficiente assistenza solo nella fase acuta ma anche in quelle successive. Avremo nuovi tipi di ospedali, nuove gestioni sanitarie e amministrative assemblate però in un una sola macchina organizzativa, responsabile di tutto.

Per ideologie e teorie nel mondo ci si scanna, ma un importante indicatore di vera giustizia sociale sono l’assistenza sanitaria, la tutela con metodi efficaci della salute di tutti,in particolare di coloro che avrebbero difficoltà d’ accesso alle migliori cure. Affermare che in Lombardia si abbia una sanità sgangherata, incivile, sarebbe decisamente fuori luogo, ma è vero che la congiuntura economica e un potere politico che non si rassegna a mettere da parte la vanagloria hanno causato e causano danni alla comunità. Basta ricordare le vicende del nostri ospedali per fotografare situazioni e comportamenti dove si è detto e fatto di tutto per nascondere un declino che viene da lontano e ha storia e stampo precisi. 

Se tutto fosse stato fatto al meglio, se la ricetta fosse stata sublime, ineguagliabile, la crisi della sanità non ci avrebbe colpiti così duramente: avrebbero fatto meno danni i dirigenti inadeguati, non rimpiangeremmo l’assistenza di un tempo, quella sviluppata e gestita dalla città, da medici, da grandi imprenditori e indirettamente dai loro operai che hanno contribuito a creare ricchezza.

 Se tutto nella sanità lombara fosse stato azzeccato oggi non saremmo alla riforma, che risale al fallimento culturale e sociale dei partiti. Di tutti, non se ne salva uno. I varesini sono stanchi di essere presi in giro, di vedere scippati i  posti letto degli ospedali ai quali hanno diritto( inizialmente erano 721), di sentirsi raccontare favole da politici che pensano di parlare a un popolo di creduloni.  L’assalto al palazzo, all’ospedale, non ci sarà mai perché è luogo di dolore, di amore, di scienza e anche di sacrifici per chi ci lavora. E’ luogo dove hanno grande senso di responsabilità i sindacati. 

La comunità cittadina ha a disposizione correttivi ad alta democrazia. A tempo debito li usi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Luglio 2014
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