Uno su otto lo fa. Il volontariato in Italia
I numeri della prima grande rilevazione statistica sugli italiani coinvolti nelle "attività gratuite a beneficio di altri", per lo più attraverso associaizoni, onlus, comitati. In Italia coinvolto il 12,6% della popolazione, in Lombardia si sale al 15%
«Attività gratuite a beneficio di altri». È la definizione di volontariato da cui parte l’Istat, nella prima grande rilevazione statistica svolta a livello nazionale, con standard europei, sul volontariato. Una indagine che restituisce l’immagine di un’Italia dove fa volontariato più di 1 cittadino ogni 8 (6 milioni 630mila persone), per lo più nella fascia di mezza età, con maggiore presenza al Nord e nelle grandi aree urbane, per lo più attraverso comitati, associazioni, gruppi organizzati. L’indagine è stata condotta su 19mila famiglie in tutta Italia, qui trovate il file completo con tutte le tabelle e i dati.

Quanti sono
Circa un italiano su otto – sintetizza l’Istat nelle conclusioni – svolge attività gratuite a beneficio di altri o della comunità. In Italia il numero di volontari è stimato in 6,63 milioni di persone (tasso di volontariato totale pari al 12,6%). 4,14 milioni i cittadini che svolgono la loro attività in un gruppo o in un’organizzazione (tasso di volontariato organizzato pari al 7,9%) mentre tre milioni si impegnano in maniera non organizzata (tasso di volontariato individuale pari al 5,8%).
Dove sono
Il volontariato è più diffuso al Nord. A livello territoriale, nel Nord-est si registra il tasso di totale più elevato (16%), con un primato netto del Trentino Alto-Adige (21,8%). Seguono Nord-ovest (13,9%) e Centro (13,4%). Il Sud si contraddistingue per livelli di partecipazione sensibilmente più bassi (8,6) con una diffusione addirittura dimezzata rispetto al Nord-est. Tra le due isole ci sono forti differenze: la Sardegna è a quota 13,4%, 4 punti percentuali più della Sicilia (9,4). Tra le particolarità: Liguria e Campania mostrano quote decisamente più basse rispetto alla media delle proprie aree territoriali (rispettivamente 10,5% e 7,9% contro 13,9% del Nord e 8,6% del Sud).
La Lombardia ha un tasso del 15,3% (1milione 332mila persone, in valore assoluto): 874mila persone (10% della popolazione) lo fa in modo organizzato, in associazioni o comitati, 526mila (6%) lo fa anche o esclusivamente in modalità individuale.
Uomini e donne
Guardando i dati statistici, gli uomini sono più attivi delle donne (13,3% contro 11,9%), per via di una maggiore presenza maschile nel volontariato organizzato. I volontari appartengono prevalentemente alla classe di età 55-64 anni (15,9%), la classe d’età più rappresentata. Il contributo di giovani (sotto i 34 anni) e anziani (sopra i 65 anni) in termini di presenza attiva si mantiene, invece, inferiore alla media nazionale del 12,6%
L’istruzione
La sintesi Istat è molto netta: la percentuale di chi presta attività volontarie cresce con il titolo di studio. Il 22,1% di coloro che hanno conseguito una laurea ha avuto esperienze di volontariato, così il 15,1% di chi ha un titolo di studio superiore, il 10,3% di chi ha la licenza media inferiore, il 6,1% di quanti hanno la sola licenza elementare (ma va anche considerato che l’istruzione media inferiore è obbligatoria da inizio anni Sessanta, la maggior parte delle persone senza licenzia media è in fascia d’età avanzata).
Volontariato e lavoro
Il dato su lavoro e disponibilità economica: considerando la condizione occupazionale, i più attivi risultano gli occupati (14,8%) e gli studenti (12,9%), tra i disoccupati si scende al 10,6%. La partecipazione è, inoltre, massima tra i componenti di famiglie agiate (23,4%) e minima tra i componenti di famiglie con risorse assolutamente insufficienti (9,7%).
Quanto tempo
L’impegno medio di un volontario è di 19 ore in quattro settimane. Il maggior contributo orario nelle attività di aiuto non organizzate è di donne e anziani. Superano il valore medio delle ore dedicate ad attività volontarie le persone con condizioni economiche ottime, i laureati, e le persone tra 55 e 74 anni.
Più nello specifico: nel Nord-Ovest (l’area in cui ovviamente c’è anche Varese) si arriva ad una media 21,4 ore dedicate al volontariato,nel Nord-est 19,4 ore, nelle Isole si scende a 15,6 ore, a causa del valore fortemente contenuto della Sicilia (13,9 ore). Campania e Sicilia hanno il valore orario più basso, Friuli Venezia Giulia e Piemonte i più alti (25,6 e 24,9 ore rispettivamente).
L’intensità media dell’impegno in attività volontarie non presenta una particolare differenza di genere anche se l’intensità dell’impegno nelle attività di aiuto non organizzate è maggiore fra le donne (17,4 ore contro le 14,7 ore degli uomini). La maggiore disponibilità di tempo libero spinge verso l’alto l’intensità dell’impegno in attività volontarie sia delle casalinghe sia dei ritirati dal lavoro (rispettivamente 20,7 e 25,9 ore in media a testa).
Che tipo di volontariato
Il 23,2% dei volontari è attivo in gruppi/organizzazioni con finalità religiose, il 17,4% in attività ricreative e culturali, il 16,4% nel settore sanitario, il 14,2% nell’assistenza sociale e protezione civile, l’ 8,9% nelle attività sportive, il 3,4% in attività relative all’ambiente e il 3,1% nell’istruzione e ricerca. Questa la tabella completa:

Quasi un volontario su sei si impegna poi in più organizzazioni (16,2%), soprattutto tra le persone di alta istruzione: la tendenza ad accumulare impegni verso gruppi diversi cresce con l’età sino alla soglia di quella pensionabile (nella fascia 55-64 si raggiunge il 19,1%).
Il volontariato fa bene anche a chi lo fa?
Decisamente sì, considerando le risposte degli intervistati. Il 62,1% dei volontari che operano in una organizzazione svolge la propria attività perché crede “nella causa sostenuta dal gruppo”. Il 49,6% di chi presta opera di volontariato dichiara di sentirsi meglio con se stesso.
Il 41,6% dice di aver "allargato la sua rete di rapporti sociali", il 28,1% dice che il volontariato ha "cambiato il modo di vedere le cose" (con un dato più alto per studenti e casalinghe), il 21,8% ha migliorato la propria capacità di relazione, il 20,4% ha maturato più consapevole coscienza politica e civile.
Le risposte negative sono limitate: il 3,5% ritiene che non sia cambiato niente nella propria vita, solo l’1,4% ritiene che l’impegno volontario abbia comportato più svantaggi che vantaggi.
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