“Varese ha bruciato le tappe, ora è ottima per questi eventi”
Marco Callai, speaker alla Schiranna ed ex capo ufficio stampa federale, traccia il bilancio dei Mondiali under 23. «Edizione positiva sia dal lato sportivo, sia da quello organizzativo: il lago è pronto per la Coppa del Mondo»
Le acque del lago di fronte alla Schiranna sono tornate piatte, dopo cinque giorni di schiuma, di poderose vogate, di scie lasciate dalle sottili ed eleganti imbarcazioni del canottaggio mondiale. Partiti gli atleti e i loro parenti e tifosi, quello che rimane è il senso di aver vissuto una settimana davvero bella, intensa, internazionale, come di rado capita da queste parti. Ora dunque è tempo di tracciare un bilancio – sportivo e organizzativo – del Mondiale under 23 varesino; per farlo abbiamo interpellato Marco Callai, uno che ben conosce la realtà remiera per aver partecipato – da addetto stampa della Federazione e da giornalista (oggi cura il blog CanottaggioMania) – a una decina di rassegne iridate (tra senior, under 23 e juniores) e alle Olimpiadi di Londra.
LO SPORT – «Dal punto di vista dei risultati, per quanto riguarda l’Italia, quella di Varese è stata un’edizione positiva» spiega Callai, 30enne genovese che alla Schiranna era uno degli speaker della manifestazione. «Gli azzurri hanno portato ben 13 barche in finale, risultato mai colto nelle edizioni recenti dove il massimo era stato quello dell’anno passato, quando furono 10 gli equipaggi finalisti, segno tra l’altro di una tendenza in crescita. E anche le medaglie, sette (due ori, tre argenti, due bronzi), rappresentano un ottimo bottino, secondo solo alle otto del 2005 parlando sempre degli ultimi anni. Teniamo conto che Varese 2014 è stata un’edizione difficile: la Germania che di solito è fortissima ha chiuso dietro l’Italia nel medagliere (2-1-3), subendo la concorrenza molto forte di Nuova Zelanda e Usa».
Curioso e interessante ora capire quanto tempo servirà a questi giovani talenti per affermarsi anche a livello senior. «Il direttore tecnico La Mura e il presidente federale Abbagnale hanno spiegato che i frutti veri di questa semina saranno raccolti dopo le Olimpiadi di Rio 2016 – prosegue Callai – Di solito si dice che servono otto anni per costruire un canottiere in grado di andare in finale olimpica, però in questa nazionale under 23 ci sono già atleti capaci di ben figurare a livello senior, pronti a disputare anche i Mondiali assoluti di quest’anno ad Amsterdam. Mi riferisco soprattutto al settore della "punta" (le barche in cui ogni atleta manovra un solo remo: il due senza, il quattro senza e l’otto ndr) che potrebbe già fornire qualche uomo alla spedizione di Rio».
Se però deve scegliere il momento più bello per l’Italia, Callai non nomina una delle regate "medagliate": «No, scelgo la regata di recupero con cui l’otto è entrato in finale, evento che non accadeva da diversi anni. In batteria i ragazzi erano scarichi, lontani dalle loro reali prestazioni. Ho scritto una lettera pubblicata su CanottaggioMania, non mi sembrava vera quella prova. E nei recuperi lo hanno dimostrato, recuperando 4" negli ultimi 500 metri ed entrando in finale. Ecco, in quel momento si è davvero sentito il "fattore campo" della Schiranna che ha spinto gli azzurri oltre l’ostacolo: per me è stato un passaggio di grande emozione».
L’ORGANIZZAZIONE – Scritto il resoconto dal punto di vista sportivo, ecco quello a livello organizzativo da parte di Callai. «Fare confronti non è mai semplice per tutta una serie di ragioni, ma penso proprio che la proposta di Varese sia stata quanto mai valida e interessante. Il lido della Schiranna ha peculiarità molto apprezzate: penso anzitutto ai grandi spazi concessi dalla presenza del "Parco Zanzi" dove, tra le altre cose, gli atleti dispongono di un’area in cui concentrarsi prima delle gare e rilassarsi dopo l’arrivo, in una zona d’ombra perfetta. Tante altre volte sono invece costretti ad adattarsi a spazi stretti e comuni e vi garantisco che non è la stessa cosa per chi ha fatto uno sforzo tremendo o si accinge a esso. Un’altro aspetto molto bello è il numero di volontari, ben 466: a parte ovviamente le Olimpiadi, non ho mai visto un esercito così folto di persone al lavoro per un Mondiale. E ancora, avete parlato anche voi dell’area "Kiss&Cry", quella dove genitori e parenti potevano abbracciare i ragazzi impegnati nelle regate, altro esempio di grande attenzione che il Comitato Organizzatore ha riservato agli ospiti dell’evento».
Marco ricorda poi che anche la partecipazione del pubblico è stata notevole: «In tanti altri casi le tribune si riempivano solo per le finali: alla Schiranna invece ho visto spalti spesso pieni, caldi e partecipi e tutto contribuisce alla buona riuscita di una manifestazione come questo Mondiale che, non dimentichiamolo, ha dovuto gestire 800 atleti di 51 nazioni. Non certo un’impresa facile, anche perché Varese ha bruciato le tappe: ricordo il calendario stilato otto anni fa da Morello e Ruspini alla Canottieri Varese. Un programma molto ambizioso, ma io li presi per matti o per lo meno per sognatori: invece hanno avuto ragione, la Schiranna è diventata uno dei posti più importanti per il pianeta canottaggio e l’anno venturo ospiterà la Coppa del Mondo».
Un aspetto da migliorare però c’è, come ci ha segnalato un lettore nei giorni scorsi: la gestione dei biglietti di accesso alle tribune in occasione delle finali. «Come sempre, si può fare meglio sotto diversi aspetti ma questo non toglie nulla all’ottima riuscita di questo Mondiale: riguardi i biglietti ci sono state problematiche che andranno risolte, anche perché una tappa di Coppa del Mondo assoluta porta al campo di regata molti più tifosi rispetto agli under 23. C’è però da dire che rispetto all’edizione 2013 di Linz, stavolta c’è stato un afflusso decisamente superiore di parenti e amici degli atleti. Ora è importante fare tesoro di questa esperienza in vista della Coppa ma, ripeto e ne sono convinto, la macchina organizzativa di Varese è pronta e rodata per ogni tipo di impegno remiero».
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