Passaporti russi per gli abitanti della Crimea
In atto le misure per convertire “ufficialmente” la Crimea in Russia. Intanto, la lotta continua nelle regioni di Donetsk e Luhansk
Lo scontro tra separatisti filorussi e l’esercito ucraino continua, soprattutto nelle regioni di Donetsk,
divenuta nota in seguito all’abbattimento dell’MH 17 di Malaysia Airlines e Luhansk.
Il clima generale è tempestato di contraddizioni da entrambe le parti con dichiarazioni e smentite. E il bilancio dei conflitti cominciati in aprile, secondo una stima delle nazioni unite, sarebbe di almeno 1.129 morti tra i civili. Anche l’europa e gli Usa hanno deciso di intervenire adottando il 31 luglio delle sanzioni ufficiali di embargo contro il mercato delle armi e del petrolio russo e aumentando il numero delle persone e gli enti a cui è vietato l’ingresso in territorio Ue a 95 persone e 23 enti.
Mentre nelle zone rioccupate dall’esercito ucraino, come la città di Sloviansk, avviene la “caccia al separatista” e gli ufficiali della polizia che non hanno opposto resistenza vengono costretti a licenziarsi, i conflitti continuano, tra esplosioni e sparatorie, nell’ultima roccaforte dei filorussi: la città di Donetsk, capitale dell’omonima regione. La violenza dei conflitti ha costretto gli abitanti, privati di luce, acqua, gas e viveri a fuggire in zone più ad ovest della nazione, o nella stessa Russia. Ieri, lunedì 4 agosto, l’agenzia di stampa russa Interfax ha riportato che 436 soldati dell’esercito ucraino sono entrati in territorio russo. I motivi dell’attraversamento sono contrastanti: la posizione ufficiale russa è che i soldati hanno disertato il governo di Kiev, e la Russia ha offerto loro un “corridoio” all’interno della nazione per trarsi in salvo.
Ufficiali dell’esercito ucraino, invece, ribattono che i soldati sarebbero stati forzati dagli spari dei ribelli in territorio russo a causa di una mancanza di munizioni.
Nel frattempo, dopo un referendum illegale, la Crimea è ufficialmente territorio annesso alla Russia. I primi passaporti sono stati distribuiti con varie difficoltà burocratiche tra la popolazione, creando divisioni tra chi ne è contento e chi si è visto forzare una nuova nazionalità.
Il caso è anche quello del 15% della popolazione della penisola, composta dal gruppo autoctono dei Tartari. Il gruppo etnico è fortemente contrario all’invasione russa, soprattutto nel ricordo delle deportazioni staliniste degli anni ’40, da cui hanno avuto la possibilità di tornare solo negli anni ‘90. La maggior parte dei cittadini della Crimea, d’altronde, ha paura di parlare apertamente: chiunque si ribelli all’annessione, infatti, viene picchiato, o addirittura ucciso dai soldati. Altri abitanti, però, vedono questa annessione come cosa “buona e giusta”, e ritengono che la Crimea sia sempre appartenuta alla Russia. Le diverse reazioni dei cittadini della Crimea sono ben raccolte nel video del canale d’informazione online vice news, che ha seguito il conflitto fin dai primi atti. Tra le altre testimonianze, la terrificante testimonianza di un cittadino rapito dall’autoproclamato “esercito della crimea”, che tra le altre cose ammetteva di aver ricevuto armi e aiuti dall’amico Vova (Vladimir Putin) e continuava: «se necessario arriveremo fino a Lisbona».
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