Ebola: alla ricerca del vaccino

Mentre aumentano le vittime del virus, diversi Paesi sperimentano nuovi farmaci, ma per ora non esiste una cura. A che punto è lo sviluppo del vaccino anti-Ebola?

È morto martedì 14 novembre il funzionario Onu contagiato da Ebola mentre lavorava in Liberia e ricoverato in Germania, dove un altro paziente è in cura all’ospedale di Francoforte e un terzo è guarito dopo cinque settimane trascorse in una struttura sanitaria ad Amburgo. 
Mohammed A. originario del Sudan, aveva 56 anni e dal 2011 lavorava per conto delle Nazioni Unite nel Paese colpito dall’epidemia. Il bollettino delle vittime sale così a 4447 morti, secondo quanto comunicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, mentre i contagiati sarebbero circa 9mila. 

Ma a che punto sono i vaccini? Un articolo del quotidiano torinese la Stampa prova a fare il punto della situazione tra vaccini, terapie e annunci, non ultimo quello del ministero della sanità russo che pochi giorni fa ha comunicato di aver pronti ben tre vaccini contro il virus. 
Ma al di là degli annunci, spesso dettati dalla propaganda più che dal buon senso, per il momento non esistono ancora né cure né vaccini. Nemmeno quello sviluppato negli stabilimenti italiani di Okairos/Advent, presso l’Irbm Science Park di Pomezia (Roma) ritenuto dagli esperti "molto promettente" sembra ancora pronto all’uso. Tuttavia il vaccino italiano che sfrutta un adenovirus (che negli uomini causa raffreddori e congiuntiviti) derivato dagli scimpanzé, parrebbe offrire una protezione completa nel breve periodo, e parziale per il lungo periodo.  

Sempre secondo quanto riferisce il quotidiano diretto da Mario Calabresi, la cura più promettente sarebbe l’americano Zmapp, somministrato ai due missionari statunitensi rimpatriati dopo l’infezione, che stanno migliorando, e a quello spagnolo rimpatriato a Madrid, che invece è morto. Il vaccino, prodotto nelle piante di tabacco ingegnerizzate, è stato sviluppato dalla Mapp Pharmaceuticals che ha ricevuto dall’Nih 32 milioni di dollari. Oltre a Zmapp, c’è il il Tkm-Ebola della Tekmira Pharmaceuticals, un medicinale per ora mai testato su pazienti umani. La terapia è stata sviluppata nell’ambito di un contratto di 140 milioni di dollari stipulato con il dipartimento della Difesa americano. Un farmaco simile è sviluppato dalla statunitense Sarepta, ed è già all’inizio della fase di sperimentazione sull’uomo. È invece recente l’annuncio da parte di una casa farmaceutica cinese di un farmaco, il Jk-05, che dai test sui topolini sembra funzionare. 

Un vaccino è stato poi messo a punto dagli scienziati della Public Health Agency of Canada insieme all’Istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito americano. Per il momento è stato testato su animali che 30 minuti prima erano stati infettati con massicce dosi del virus, salvandone la metà. Per la sua realizzazione, riferisce ancora la Stampa, sono stati necessari 10 anni e 10 milioni di dollari. Ora il ministero della Sanità canadese ha annunciato l’avvio della prima fase dei test sull’uomo che, se dovesse andar bene, porterà subito dopo allo step successivo. Il costo di questa operazione si aggirerebbe intorno ai 100 milioni di dollari. 

In attesa del vaccino, le uniche cure in grado di arginare lo sviluppo della malattia sono quelle di supporto. Terapie sintomatiche che prevedono l’utilizzo di paracetamolo e soluzioni reidratanti per sopperire alla perdita di liquidi, a cui si aggiungono somministrazione di antibiotici ad ampio spettro per prevenire le infezioni che possono colpire il paziente, approfittando della debolezza del sistema immunitario.

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Pubblicato il 15 Ottobre 2014
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