Mafie, quasi 900 indagati in dieci anni

A farla da padrona è la 'ndrangheta con il 74% dei procedimenti per associazione di stampo mafioso in Lombardia. Il 10% sono imprenditori collusi con le cosche, secondo un'indagine della Camera di Commercio

Dal 2000 al 2012 sono stati 869 i soggetti indagati nell’ambito dei 64 procedimenti penali aperti presso la Procura della Repubblica di Milano per il reato di associazione di tipo mafioso anche straniera (art. 416 bis c.p.). Sono stati considerati i procedimenti per i quali è stato emesso un provvedimento di richiesta di rinvio a giudizio o un decreto di archiviazione. Il 37% di questi indagati è stato rinviato a giudizio, in un caso su 4 per aver organizzato o promosso il crimine ma soprattutto (72%) per avervi partecipato. Solo nell’1% dei casi il reato contestato era quello di concorso esterno mentre tra i reati più frequentemente contestati in concorso con quello di associazione mafiosa spiccano quelli legati al traffico di stupefacenti (462), alla ricettazione e riciclaggio (341) e alla detenzione e porto d’armi (224). Ma ci sono anche l’estorsione (106), gli omicidi e reati contro la persona (88) e l’usura (72 casi).

I dati emergono dalla ricerca “Espansione della criminalità organizzata nell’attività d’impresa al nord”: la ricerca è stata promossa dalla Camera di Commercio di Milano in collaborazione con Assimpredil Ance, il Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale, il Dipartimento di Studi Giuridici “Angelo Sraffa” dell’Università Bocconi di Milano e il Banco Popolare e realizzata dal prof. Alberto Alessandri, in collaborazione con Eleonora Montani e Melissa Miedico.

Le persone rinviate a giudizio. Sono stati 322 gli indagati, condannati in primo grado nel 71% dei casi. Sono soprattutto criminali professionali e “mafiosi imprenditori” (60%) ma in un caso su dieci si tratta di imprenditori collusi (tra industria, commercio e artigianato) e in un caso su quaranta di professionisti (come medici, avvocati o commercialisti).

Il sistema mafioso cerca di toccare le imprese. L’infiltrazione mafiosa nell’impresa resta comunque un fenomeno ancora limitato se consideriamo le circa 290mila imprese e gli oltre 400 mila tra titolari, soci e amministratori attivi nell’economia milanese. Nel caso degli indagati che fanno impresa, tra imprenditori mafiosi (chi utilizza capitali frutto di introiti illegali per avviare attività imprenditoriali illegali) e collusi (chi crea una impresa legale per fini legittimi ma decide di aumentare i propri introiti collegandosi alla criminalità organizzata) il settore più colpito è quello legato all’edilizia, un caso su due, soprattutto per il movimento terra, per il 15% quello dei bar e locali notturni, per il 12% i servizi finanziari e postali, e in circa un caso su venti lo smaltimento abusivo dei rifiuti.

‘Ndrangheta, 74% dei procedimenti. È la ‘Ndrangheta l’associazione di tipo mafioso maggiormente coinvolta nei procedimenti avviati a Milano (nel 74% dei procedimenti). Segue Cosa Nostra (8%), Sacra Corona Unita (4%), associazioni criminali straniere nel 2% dei casi. Ma in un caso su otto, le associazioni mafiose coinvolte hanno fatto addirittura rete associandosi tra di loro.

Le forme di intimidazione: si colpisce soprattutto la persona, poi i suoi beni. Si va dalla violenza su persone (26%) e minaccia (26%) come forme di intimidazione più diffusa rispetto a incendio di beni (11%) e danneggiamento di cose (10%).

Le misure di prevenzione patrimoniali antimafia. 55 i decreti di confisca esaminati, in circa un caso su venti hanno riguardato una donna, solo nel 16% dei casi il destinatario del provvedimento era nato in Lombardia, nel 61% era originario della Calabria, nel 7% in Sicilia o Campania, nel 6% in Puglia e nel 3% in Basilicata. Una criminalità ancora ferma, quindi, alla prima generazione di emigrati. Oggetto della confisca sono stati immobili in un caso su due, conti correnti nel 22% e, in un caso su sei, sedi o rami di azienda e quote societarie/azioni.

Le richieste delle imprese. Colpire la criminalità nei suoi interessi economici, aumentare il controllo del territorio, combattere corruzione e clientelismo ed educare alla legalità: le richieste delle imprese, sentite nell’ambito della ricerca, perché lo Stato possa contrastare efficacemente la criminalità.

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Pubblicato il 28 Ottobre 2014
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