Occorrono più docenti ma preparati in modo diverso

Il primo dei 6 punti programmatici del Ministero riguarda il corpo docente. La Riforma sistemerà l'attuale distorsione legata al precariato e modificherà il percorso universitario per accedere all'istruzione

Una piattaforma aperta a tutti per provare a ricostruire la Scuola. È il sondaggio sulla "Buona Scuola" che invita i cittadini: insegnanti, dirigenti, studenti, operatori, genitori, cittadini, a contribuire per individuare le necessità della scuola del futuro. Fino al 15 novembre è possibile partecipare attraverso il sito: labuonascuola
Ma cosa prevede la Buona Scuola? Sono 7 i punti in cui è stato suddiviso il dibattito. Cercheremo di analizzare punto per punto, cosa dice il Rapporto: partiamo dal nr 1.



In futuro la scuola avrà docenti preparati, motivati e stabili. È il primo punto del Rapporto sulla Buona Scuola, un lavoro in 6 capitoli che parte proprio dall’analisi attuale del corpo docente. 

Il “ mercato” dei precari di settembre, la gestione dei supplenti in corso di anno, le assenze di pochi giorni quasi mai coperte sono meccanismi noti. Meno conosciuto, invece, è il complesso sistema di graduatorie che aggrega aspiranti docenti, un complesso che la “BuonaScuola” vuole azzerare per ridare al reclutamento degli insegnanti la dignità che gli spetta.

Il primo punto, quindi, è dedicato al disegno di assumere tutti i dicenti precari. 

Chi assumiamo, perchè e dove

Si parte dalla distinzione tra “organico di diritto” e “organico di fatto”: il primo è quello che riguarda gli insegnanti di ruolo, inseriti nel sistema, con cattedra assegnata. Viene definito dal Ministero in base al numero degli studenti ( tot studenti, tot docenti), alle classi autorizzate e ai piani orari delle singole materie. Numeri oggettivi che non conoscono, però, la diversa realtà delle scuole: così, al momento dell’assegnazione dei posti, la conta delle cattedre necessarie è superiori. Ed entrano in gioco i supplenti, quell’organico di fatto che è indispensabile per completare l’organizzazione educativa locale. 

«In Italia – spiega la relazione del punto 1 – abbiamo poco più di 600.000 cattedre ma non ci sono altrettanti docenti assunti e stabilizzati e lo Stato deve ricorrere a circa 14.000 contratti di supplenze annuali. Questo organico non basta comunque a coprire tutte le lezioni per diversi motivi: dai ripetenti ai trasferimenti o arrivi di nuovi alunni, nuove richieste di sostegno, ecc.. Si deve, quindi, ricorrere all’assunzione di ulteriori 26.000 insegnanti che avranno il posto di lavoro fino al 31 agosto o al 30 giugno o, in caso di assenze per malattie, spezzoni più brevi. 

La conclusione dell’analisi è chiara:

alla scuola occorre un piano straordinario di assunzioni,

circa 150.000 professori in grado di rispondere a tutte le esigenze della macchina organizzativa ( circa 50.000 cattedre scoperte), ampliare l’offerta formativa a materie come la musica, la storia dell’arte e lo sport, garantendo, inoltre, “quell’organico dell’autonomia”  che permetterebbe a reti di scuole di poter contare su figure ulteriori per affrontare supplenze brevi e brevissime ( ogni anno si stipulano quasi 1.800.000, contratti di supplenze brevi) avviare attività complementari alla didattica, assicurare il tempo pieno così richiesto dalle famiglie. 

L’obiettivo, quindi, è quello di abolire il precariato, dando stabilità e continuità didattica agli alunni.

Il costo dell’operazione totale è di 3 miliardi di euro 
nel primo anno, cioè gli ultimi 4 mesi del 2015, si dovrà prevedere una spesa di un miliardo di euro. La cifra totale potrà, comunque, essere aggiustata per difetto, in base ai risparmi che deriveranno dall’abolizione delle supplenze. La macchina della scuola, però, andrà ad aumentare i suoi costi con il passare del tempo:  le maggiori uscite per le prime 24.000 assunzioni verranno assorbite dai risparmi derivanti dalle supplenze annuali, per le altre l’aggravio sarà di 36.000 euro annuo a docente per i primi anni che saliranno a 44.000 con gli scatti di anzianità. Quindi il costo immediato sarà di 3 miliardi che crescerà sino a 3,6 miliardi dopo 5 anni e a 4,1 miliardi dopo 10 anni. Le stime sono determinate anche dal fatto che, a partire dal 2016/2017, non ci saranno costi aggiuntivi per reclutamento extra ad eccezione del turn over. 

Chi beneficerà dell’immissione in ruolo?
Innanzitutto si svuoteranno le “GAE”, le graduatorie formatesi nel tempo, in assenza di concorsi regolari, a cui accedevano insegnanti che facevano supplenze più o meno lunghe, accumulando punteggio. Fino ad oggi, l’assegnazione delle cattedre avveniva per il 50% dal concorso e per il 50% dalle GAE. La Buona Scuola vuole aprire e stabilizzare tutti gli insegnanti precari  ( nelle GAE ci sono 155.000 docenti) , andando, però, a verificare le reali necessità del sistema, provvedendo a riorganizzare anche chi ha maturato esperienze in materie ormai abolite come “economia domestica” o “steno-dattilo”.  Entro il 31 dicembre 2014 sarà fatto un censimento per capire il numero esatto dei docenti da assumere e la loro distribuzione geografica. 

Le assunzioni riguarderanno quasi 81.000 docenti per il ciclo primario e dell’infanzia mentre 77.600 serviranno alla secondaria di primo e secondo grado.  Di questi 50.000 serviranno a coprire la cattedre vacanti, 18.880 saranno specializzati nei campi musicale sportivo e di storia dell’arte, 60.000 per l’infanzia e le elementari così da garantire anche il tempo prolungato o il tempo pieno, infine 20.000 entreranno nell’organico dell’autonomia nel ciclo secondario.  L’ingresso dei nuovi docenti permetterà anche di abbassare l’età media del corpo docente che è di 51 anni.

In futuro la preparazione e selezione dei docenti cambierà

Una volta risolto il problema del precariato, la macchina ripartirà rendendo più certe le regole per le immissioni di nuovi docenti: si entrerà solo per turn over mentre le graduatorie saranno formate grazie a un concorso aperto ai docenti abilitati che avranno fatto un percorso formativi specifico. Si mette fine, dunque, alla giungla di carriere diversificate date dai SSIS ( scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario), dai TFA ( tirocinio formativo attivo), dai Pas ( percorsi abilitanti speciali). Chi vorrà intraprendere la carriera educativa dovrà fare una scelta consapevole sin dall’università. I percorsi accademici dovranno proporre un ramo specifico  di specializzazione che si completerà con un biennio improntato alla didattica a numero chiuso, con materie di indirizzo formativo ( pedagogia p didattica) . Al termine, lo studente seguirà un semestre di tirocinio al fianco di un professore mentore che ne decreterà la preparazione. Solo una volta superato il giudizio finale potrà accedere ai concorsi per entrare nel mondo della scuola.

La relazione è sottoposta al giudizio di tutti i cittadini che possono intervenire sino al 15 novembre con suggerimenti, proposte, segnalazioni per poter rendere concreta una reale riforma della Scuola: labuonascuola.gov.it. Nel sondaggio si potrà esprimere un giudizio sulle linee della riforma

leggi anche "Come cambia la carriera per i docenti"

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Ottobre 2014
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