“Una persona riservata. Aiutava i vicini, in cambio non voleva nulla”
Increduli i vicini di casa mentre parlano di Alessandro Lorena, l’uomo che ha confessato di aver ucciso Martino Ferro e Graziella Campello nella loro casa di Vengono. Poco prima dell'omicidio aveva bevuto il caffè al bar sulla Varesina
Una persona mite, che aiutava altri a fare lavori in casa, spesso senza chiedere nulla in cambio. Così i vicini di casa di Castiglione Olona, increduli, descrivono Alessandro Lorena, 28 anni, l’uomo che nella notte tra mercoledi è giovedì ha confessato di aver ucciso Martino Ferro e Graziella Campello nella loro casa di Vengono Inferiore, in via delle Vigne. Proprio nella stessa via vivono i genitori di Alessandro, nella casa che si trova di fronte ad un’azienda vuota da anni.
Alessandro, invece, vive da circa tre anni a Castiglione Olona, al secondo piano di una palazzina sulla strada Varesina (nella foto). Stando al racconto dei vicini vive da solo, era sposato con una ragazza dalla quale ha avuto un figlio, ma sono state avviate le pratiche della separazione circa un anno fa. Faceva diversi lavori saltuari e parlava poco di sé: «È bravissimo, mi saluta tutti i giorni sul pianerottolo – racconta Pina Campanile, anziana che vive sullo stesso piano -. L’altro giorno l’ho invitato a entrare per bere un caffè, si è accorto che avevano alcune lampadine che non funzionavano ed è andato a casa sua a prenderle quelle di scorta. Me le ha cambiate subito».
«Posso dire anche io che è una persona a modo e gentile – conferma Agnes De Gennario, figlia di Pina (entrambe nella foto) -. Volevo riconoscergli qualcosa per l’aiuto dato a mia madre, ma non ha voluto niente in cambio. Ci siamo salutati con la promessa di una cena. Di altro non abbiamo parlato, sembrava magari solo un po’ triste e provato da qualcosa. Ma con noi è sempre stato gentile».
«Mi salutava sempre quando mi vedeva al balcone – racconta Sabine, adolescente che vive al primo piano con i genitori -. Non ci posso credere che abbia ucciso qualcuno. Io lo vedevo sempre in giro sulla sua bicicletta e quando ci si incontrava mi chiedeva della scuola. L’ho conosciuto quando è nato suo figlio, era dolcissimo. Poi purtroppo si è separato e non so cosa sia successo».
Anche nel Bar Bianco Caffè di fronte alla palazzina, sulla Varesina, conoscono bene Alessandro, come racconta Ornella Parisi: «Veniva spesso a bere il caffè e si chiacchierava. È venuto anche martedì pomeriggio (il giorno del duplice omicidio, ndr), intorno alle 15.30. Gli ho chiesto come mai non lavorasse, ma mi ha risposto che era di riposo. Non so se fosse vero, so che aveva cambiato diversi lavori e forse ora faceva il magazziniere, ma non ne sono sicura».
La Parisi conferma comunque l’impressione di una persona mite: «Mi ha fatto dei lavori di muratura in casa, è un ragazzo a modo, era uno che aveva voglia di darsi da fare, si impegnava in tutto quello che faceva. Non riesco a credere che sia lui il responsabile di quella tragedia a Venegono».
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