A Emma non rimane che il battito frenetico del suo cuore
Intensa interpretazione di Luciana Favero al Teatro Nuovo nella "Madame Bovary" di Luciano Colavero
Il dramma di Emma Bovary interpretato da Luciana Favero – andato in scena al Cinema Teatro Nuovo di Varese ieri sera per la rassegna di teatro contemporaneo "Gocce 2015"– inizia dall’ingestione di arsenico: il suicidio visto ed interpretato, diremmo, come atto impulsivo di fronte ad un’esistenza noiosa, insignificante, dedicata alla ricerca della propria identità, mai trovata. Una confessione, un rinfacciare al marito Charles, quanto della propria esistenza, condotta su di una passerella che mantiene Emma sollevata da terra. Cioè, staccata dal reale, senza i piedi…a terra.
La scena decisa dal regista Luciano Colavero è estremamente spoglia: solo poche luci spot, una passerella, e poche musiche. È ciò che rimane ad Emma dopo aver sperperato i soldi del marito, indebitandolo; e dopo essersi più volte nutrita di sogni e di speranze di una vita diversa, condotta altrove, in altro luogo, con altre persone. L’intero spettacolo prevede un’unica attrice, che dialoga con un Charles che non si vede, e che, seguendo lo sguardo dell’attrice, potrebbe essere tra il pubblico. Per la prima metà del monologo, si assiste alla presenza di un’attrice non protagonista: una mosca il cui ronzio fastidioso – come sono tante le cose fastidiose che Emma vive – più volte viene richiamato all’attenzione da Emma.
La voce è tremante, nervosa, acuta, toracica. Verrebbe da dire, in una parola, isterica. Ma tale scelta interpretativa, seppur condivisibile, indirizza il pubblico verso una sensazione emotiva di rabbia della protagonista, e non di disperazione. Di quella mancanza di speranza che induce Emma a scegliere una modalità cruenta, dolorosa, di morte, con una lunga agonia, così come descritto minuziosamente in più pagine, nel romanzo, da Flaubert. Una morte, quindi, progettata.
Nel finale, una Emma che rimane praticamente in "mutande" – anche qui scorgiamo un riferimento metaforico – poggia il microfono sul petto e la luce si fa radente, creando una silhouette e, mentre si ode il battito frenetico del cuore – a nostro avviso, il volume andava lasciato più basso, per dare più risalto al momento conclusivo di Emma -, la confessione/rinfacciamento, giunge a compimento.
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