Presidente Maroni, ecco cosa occorre al nostro ospedale
In attesa dell'arrivo del Governatore che annuncerà la soluzione definitiva per il PS, abbiamo chiesto a medici e operatori cosa si aspettano. Molti preferiscono tacere e si dicono amareggiati dall'immagine uscita in TV
A lanciare la controffensiva è Paolo Cherubino, primario della clinica ortopedica del Circolo: « Nell’ ospedale di Varese ci sono numerose eccellenze primo fra tutti il personale infermieristico. Guai a fare scoop televisivi infangando l eccellenza del nostro lavoro!» È un pensiero che il primario scrive nella sua pagina di Facebook e che racchiude tutta l’indignazione di chi da anni si batte per mantenere alto il nome dell’ospedale cittadino: « È da 15 anni che denuncio il progressivo impoverimento del nostro presidio – aveva commentato giorni fa al nostro giornale – Ora occorrerebbero almeno un terzo dei posti in più e letti di lungodegenza».
L’immagine del presidio uscita nella descrizione di Striscia la Notizia ha indignato più di un dipendente. Il dibattito è esploso tra chi denuncia il modo di agire degli infermieri del pronto soccorso e chi li difende, perchè costretti a metodi estremi dopo anni di denunce inascoltate. All’indomani dell’annuncio del governatore Maroni che il 20 febbraio annuncerà la soluzione definitiva ai problemi del pronto soccorso, in ospedale la tensione è alta. Nessuno ha voglia di commentare ufficialmente: « Ci vorrebbero almeno 50 letti e l’apertura immediata della terapia subintensiva pronta da anni e mai avviata» si lascia andare un operatore. Preferisce non rilasciare commenti il dottor Giuseppe Calveri, primario di Cardiologia: « In 40 anni di attività ne ho visto davvero troppe. Purtroppo chi prende decisioni ha poca dimestichezza con l’ambiente medico. Io mi auguro che venagno coinvolti tecnici e specialisti con almeno 20 anni di attività nei percorsi decisionali. L’ospedale di Varese merita più rispetto: ha grandi professionalità, nonostante sia stato declassato. Con una migliore distribuzione delle risorse si potrebbero valorizzare le eccellenze che sono presenti».
Per il presidente del collegio infermieristico Aurelio Filippini si dovrebbero aprire più letti di tipo infermieristico: « Non serve replicare i costi di una corsia ospedaliera, basterebbero strutture per cure intermedie o la nascita di studi infermieristici “H24”. Non credo che la soluzione stia in un aumento di letti per acuti, ma per una riorganizzazione delle cure sul territorio per cui si trovino risposte in ogni fase della malattia. L’ospedale tranquillizza in caso di scompenso, ma migliori presidi sul territorio eviterebbero di arrivare a quel punto».
Parla di approccio sistematico al problema anche il primario di gastroenterologia del Circolo Sergio Segato: « Se il Presidente Maroni annunciasse l’apertura di più posti letto con l’arrivo di risorse in più mi farebbe molto piacere per permettere all’ospedale di assorbire i picchi del pronto soccorso ma anche per una migliore attività di tutta l’area medica. Il problema del PS, però, va affrontato in modo complessivo, allargando lo sguardo al territorio: ci sono diversi step per affrontare un problema medico, si parla di ricovero ma anche di accertamenti e terapie da fare a casa. Poi, va definito meglio il percorso di un paziente che è in ospedale nella fase acuta e poi deve rivolgersi a strutture per subacuti e postacuti a mano a mano che le sue condizioni migliorano. Insomma, spero che Maroni ci parli di un intervento articolato con l’ospedale stazione centrale ma non esclusiva».
Molto deluso dai messaggi che stanno passando in questi giorni è il capo dipartimento della Chirurgia 2 Eugenio Cocozza: « L’aria che si respira in questi giorni è cattiva. L’immagine che ne è uscita fornisce un pessimo servizio alla cittadinanza. Vorrei capire perchè i problemi del PS di Varese siano così gravi mentre in altre parti d’Italia no. Io non vedo la ragione di tanto accanimento: quando il PS va in sofferenza, nel mio reparto lavoro per poter accogliere più pazienti possibili. Perchè gli altri non lo fanno? Io mi fido di chi sta facendo le statistiche e sono disgustato da tanta cattiveria. Se poi vogliamo proprio andare fino in fondo: come mai nessuno mai va a indagare sull’attività di guardie mediche, medici di base o assistenza domiciliare? Nessuno mai va a verificare se i costi sostenuti dal servizio pubblico siano ricompensati in termini di risultati. La medicina del territorio non viene mai coinvolta nelle responsabilità del PS. Perché?»
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