La lezione di intelligenza delle industrie meccaniche

Con un certo anticipo gli imprenditori metalmeccanici di Univa hanno spostato il dibattito su come affrontare la ripresa

nano tecnologia prima

Se un settore maturo e importante, per numeri e tradizione, come quello delle industrie meccaniche, siderurgiche e metallurgiche, sceglie di dedicare la propria assemblea annuale al tema della “fabbrica intelligente“, vuol dire che il cambiamento è già in atto. Con un certo anticipo, infatti, gli imprenditori metalmeccanici di Univa hanno spostato il dibattito dall’ancora incerta alternativa ripresa sì – ripresa no, a come invece la ripresa va affrontata, cioè con quali mezzi, quale mentalità e soprattutto con quali strategie.

«Dobbiamo essere sempre pronti a vendere la nostra azienda per non venderla mai». Gianluigi Viscardi, presidente della Piccola industria di Confindustria Lombardia e titolare di un’impresa di meccatronica in provincia di Bergamo, ogni giorno ripete questa frase ai suoi collaboratori. Le risorse umane e il loro patrimonio di conoscenza sono i fattori vincenti della Cosberg spa e della sua capacità di competere, tanto che il problema di Viscardi non è testare i dipendenti per tre anni «ma di costringerli a firmare per rimanere».

Le macchine, i robot, i computer sono importanti nella produzione, ma a differenza degli umani non sanno fare domande. Ecco perché nella fabbrica intelligente, che non si contrappone a una fabbrica stupida, si mette al centro l’uomo, ponendosi allo stesso tempo domande sulle ricadute economiche, sociali e ambientali del processo produttivo.

La nascita del cluster Afil (Associazione fabbrica intelligente Lombardia), che il manager Alessandro Marini definisce «creatore di conoscenza», serve proprio per facilitare questo passaggio culturale, senza il quale le reti d’impresa continueranno a rappresentare in termini numerici un sostanziale fallimento, conseguenza di un obiettivo sbagliato che il “visionario” Viscardi riassume così: «Non bisogna aggregarsi solo con la prospettiva di un bando o della spartizione di un guadagno, ma per acquisire e creare nuova conoscenza», cioè investendo per il beneficio di tutti, anche per quelli che non ci credono.

Questo grande salto può essere agevolato dalla presenza di multinazionali che da una parte, come delle “portaerei”  (così il giornalista Dario Di Vico le definisce nel libro “Cacciavite robot e tablet”),  trasportano nei mercati globalizzati le pmi della filiera, e dall’altra stimolano la nascita di nuove imprese ad alto contenuto tecnologico. «Il cluster è un volano dell’innovazione e un significativo incubatore di start-up» dice Fausto De Angelis manager di Whirlpool Europe e consigliere di Afil. E il fatto di essere americani non è secondario, visto che loro sono i maestri nella creazione di start-up nonché moderni profeti del venture capital.

Infine, c’è l’immaginario collettivo che ha un ruolo importante nella narrazione della fabbrica intelligente, in quanto ogni mutamento culturale giunge a compimento nel momento in cui viene percepito come tale dalla società nel suo insieme e non solo dagli imprenditori.
«Una fonderia non è più un inferno». Parola di Gianluigi Casati, imprenditore siderurgico e presidente della Piccola Industria di Univa.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 06 Aprile 2015
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