Attacchi ischemici transitori: un campanello da non sottovalutare
Il 18 dicembre a Milano, il professor Bono presiederà un convegno dedicato al "TIA fast track", un modello di assistenza in emergenza che evita rischi ben più gravi

Una corsia preferenziale in pronto soccorso per i pazienti colpiti da TIA. È quello che è stato avviato con risultati positivi all’ospedale di Varese e che vede coinvolti il pronto soccorso diretto dal dottor Francesco Perlasca e la clinica di neurologia del professor Giorgio Bono. L’esperienza verrà presentata all’interno di un importante convegno che si terrà a Milano il prossimo 18 dicembre.
Il TIA deve essere considerato un’emergenza medica e deve essere valutato con attenzione alla stregua di “un’angina instabile cerebrale” (SPREAD, 2007), stante, il rischio di eventi maggiori, sia a breve che a medio-lungo termine. L’incidenza di Ictus dopo un TIA è stimata tra l’1,4% ed il 9,9% a 48 ore; fino oltre il 15% a 30 giorni e fino a 17% a 3 mesi: per questo motivo il TIA deve essere considerato come un evento “falsamente benigno”, essendo il rischio di Ictus ischemico successivo circa doppio rispetto a quello riportato per l’infarto del miocardio dopo episodio di angina.
La diagnosi di TIA – per le caratteristiche e i requisiti degli eventi – rimane comunque eminentemente clinica; l’estrema variabilità dei sintomi di presentazione pone poi questo tipo di eventi in diagnosi differenziale con un’ampia gamma di patologie vascolari e non-vascolari: infarti lacunari, emicrania con aura, disturbi otovestibolari, microsanguinamenti e lesioni focali di altra natura.
Sul piano della gestione clinica e dei percorsi assistenziali (PDT), e alla luce dell’eterogeneità eziologica degli eventi, oltre che delle possibili condizioni in diagnosi differenziale, e in primo piano il problema dei tempi e delle modalità per l’accesso alle indagini di Neuroimaging e ad altri accertamenti anche complessi, che sono tuttavia indispensabili per l’inquadramento del paziente e per un corretto approccio terapeutico di prevenzione secondaria, preceduto o meno da eventuali procedure invasive (TEA/stenting carotideo in urgenza), con lo scopo di ridurre il rischio di recidive e di eventi maggiori.
Come emerge dalle Linee-Guida diagnostiche e terapeutiche correnti, TIA e Ictus hanno percorsi diagnostici sovrapponibili, ma la pratica clinica quotidiana non sempre risulta aderente agli standard e pone, anche per ragioni di costi e di organizzazione, limiti talvolta rilevanti alla ottimale gestione del paziente con TIA, donde la necessità di proporre e implementare Modelli organizzativi dedicati (PDTA), appropriati e sicuri, ma anche adattabili ai diversi contesti assistenziali in cui si opera, e quindi flessibili e modulati sulle risorse tecnologiche disponibili in ciascun ambiente operativo assistenziale: Ospedali di Alta Specializzazione/ Presidi Territoriali. Di grande valore, inoltre, la validazione di strumenti (Rating-Scales) in grado di identificare Classi di Rischio all’interno di questa categoria di pazienti.
Il Progetto “TIA FAST-TRACK”, al quale viene fatto ampio riferimento nelle presentazioni e nella discussione, ha permesso di sviluppare un percorso assistenziale per il paziente che si presenta al Pronto Soccorso con sintomi e/o segni sospetti per TIA, idoneo a ridurre il rischio di recidiva precoce e a contenere, per quanto possibile, i costi sanitari connessi alla esecuzione dei vari accertamenti.
Tra gli elementi qualificanti e innovativi, da citare la iniziativa di formazione svolta nell’ambito del Progetto e dedicata a fornire agli Operatori Infermieri addetti al Triage le informazioni essenziali per identificare e valutare in modo appropriato i singoli casi con “TIA possibile”, e per avviare tempestivamente il Protocollo Fast-Track, con l’obiettivo di stratificare i pazienti in base al rischio e di programmarne in modo razionale e sicuro l0’insieme degli accertamenti più opportuni nei singoli Paziente.
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