Evasione fiscale e false fatturazioni. La Guardia di finanza “visita” i big del calcio
Sarebbero 64 gli indagati tra i quali Galliani, De Laurentis, Lotito, l'ex presidente della Juventus Blanc e Alessandro Moggi. Sequestrati beni per 12 milioni

Questa mattina, martedì 26 gennaio, la Guardia di Finanza sta eseguendo un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti dei grandi del calcio italiano. Tra i 64 indagati figurano grandi nomi come l’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, i presidenti di Napoli e Lazio Aurelio De Laurentis e Claudio Lotito, oltre a giocatori e procuratori come Alessandro Moggi, figlio di Luciano.
L’inchiesta è condotta dai pm della procura di Napoli Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli.
L’azione della guardia di finanza è iniziata con l’acquisizione di documenti negli uffici della sede del Milan verso le 8.30 di martedì mattina. L’indagine – non solo a Casa Milan – avrebbe portato a un sequestro di beni per 12 milioni di euro.
L’indagine è partita perché la procura di Napoli ipotizza un “meccanismo fraudolelento architettato per sottrarre materiale imponibile alle casse dello Stato” nella compravendita dei calciatori. Si fa riferimento al periodo compreso tra il 2009 e il 2013.
In particolare sarebbe sotto indagine il lavoro svolto dai procuratori che “provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole società calcistiche le proprie prestazioni, simulando che l’opera intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dagli agenti medesimi”.
Il meccanismo sotto indagine della “Operazione Fuorigioco”
E’ stato appurato, in specie, che i procuratori provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole società calcistiche le loro prestazioni, simulando che l’opera di intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dagli agenti medesimi. Le società, da parte loro, approfittavano dell’indebito vantaggio di potersi completamente dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando altresì della detrazione dell’imposta sul valore aggiunto relativa alla pseudo prestazione ricevuta in esclusiva. In questo modo veniva consentito ai calciatori di non dichiarare quello che sostanzialmente era un fringe benefit riconosciuto agli stessi dalla società calcistica che si accollava, a vantaggio dell’atleta, anche la spesa per l’intermediazione. In altri termini, l’importo pagato dai club costituiva un reddito da imputare effettivamente al calciatore e, di conseguenza, la società calcistica ometteva il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul maggior reddito loro ascrivibile all’atleta. Taluni agenti stranieri, di nazionalità argentina, peraltro, mediante il ricorso a documentazione fiscale e commerciale fittizia e attraverso l’interposizione di società-“schermo” con sede anche in “paradisi fiscali” distraendo i compensi ricevuti dalle legittime pretese erariali del Paese di produzione del reddito (Italia) e di quello di residenza fiscale (Argentina), delocalizzavano i proventi derivanti dalle attività professionali. A fronte dei rilevanti importi fraudolentemente evasi (oltre 12 milioni di euro complessivi), la misura patrimoniale del sequestro applicata ha lo scopo di tutelare in maniera cautelativa le casse dello Stato, facendovi rientrare le somme che illecitamente erano state sottratte al Fisco dagli indagati.
Quarantacinque i dirigenti di società di calcio di serie A e B, sedici i calciatori.
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