Il gigaro chiaro
Nuovo appuntamento con il viaggio tra le bellezze della natura del nostro lettore Teresio Colombo

Lunedì 25 gennaio ho deciso (anche per un rialzo della temperatura) che si sarebbe potuto tentare una uscita per trovare del materiale per costruire un pezzo da pubblicare, mia moglie dice che non esce perché essendo lunedì deve fare i mestieri di casa allora dopo aver aspettato che la temperatura fosse arrivata ad un livello accettabile, con la giacca imbottita esco di casa dicendo che sarei andato al Poggio sopra Luvinate a fare un giro di ispezione.
Appena sono sceso dall’auto e attraversata la strada mi ritrovo un ciuffo bianco che vuole essere fotografato anche se il fiore è leggermente appassito e le foglie un poco rovinate, ma il problema è come mai sia lì la viola bianca (1,2) (Viola alba) è fra le prime a fiorire ma necessita di terreno con una certa umidità di cui non vedo traccia. Qualche metro più avanti sono sorpreso dalla presenza di alcune piante di Gigaro chiaro (3) (Arum italicum) che avevo visto nei giorni scorsi a Calcinate degli Orrigoni in un punto dove non si può sostare con la macchina e dove sconsiglio di fermarsi a piedi per fare foto il Gigaro è pianta relativamente comune nel parco basti pensare che Brinzio il massiccio del Campo dei fiori sono luoghi dove può normalmente incontrarsi questa pianta monocotiledone è comunque una pianta molto minacciata di sparizione per il notevole abbassamento delle falde acquifere.
Questa pianta con notevoli proprietà farmaceutiche appartiene alla famiglia delle araliacee nasce da un rizoma cilindrico, le sue foglie a delta compaiono nel tardo autunno e sono di un verde chiaro estremamente lucida sia nella pagina anteriore sia in quella posteriore, malgrado l’alta tossicità dell’intera pianta è stata utilizzata per la produzione di fecola poiché la radice perde la sua tossicità ad essicazione avvenuta, in passato è stato oggetto di largo consumo anche di ciarlatani che come maghi e streghe producevano filtri spesso dannosi per la salute umana.
Forse l’interesse per questa è dovuto allo strano modo in cui avviene l’impollinazione e precisamente da insetti che si introducono nello spato biancastro che copre i fiori attratti dal calore che lo spato garantisce e cioè una differenza che può essere anche di 4/5° C oppure anche dal puzzolente liquido che il fiore secerne, ma i peli che si ripiegano verso il basso non si ripiegano verso l’alto consentendo l’uscita del malcapitato costringendolo a vivere all’interno fino al dissolvimento dello spato stesso che fortunatamente può avvenire anche pochi giorni dopo. Quindi non si tratta di una pianta carnivora anche se spesso la sua riproduzione è legata alla morte dell’insetto che ha partecipato a determinarla. Vedremo, se riusciremo, di seguire le diverse fasi dello sviluppo della vita dell’aro. Il terzo fiore che ritrovo in località Pianezzo e un Elleboro verde (4) (Helleborus viridis) leggermente più tardivo degli altri due ellebori di cui ne abbiamo parlato la scorsa settimana, anche per questo elleboro vale quanto detto per gli altri due. Finalmente trovo un Asplenio adianto nero (5,6) (Asplenium adiantum-nigrum) che fotografo con i sori le cui foglie secondo i Peroni hanno un effetto anti emorragico.
Qualche difficoltà in più la incontro volendo fotografare il fiore femminile del Nocciolo (7) (Corylus avellana) per 2 ragioni: la prima è che il fiore femminile è presente sui noccioli dove il fiore maschile si è allungato ed è pronto a disperdere i semi, secondo motivo che la macchina deve lavorare in macro o poter utilizzare un teleobbiettivo ed ho già effettuato diversi tentativi il lunedì con risultati penosi tanto di convincermi a ritornare il martedì ottenendo un risultato ugualmente penoso ma che rende maggiormente l’idea, sotto lo stesso arbusto un’erba a cilindrica foglia fa mostra di sé trattasi di Erba cipollina (8) (Allium schoeneprasum) comunissima nelle nostre zone ed in particolare nel Campo dei Fiori dove rimane un sempreverde per tutto l’inverno con quel colore verde intenso quasi bluastro ma in caso di dubbio si può pendere uno stelo e spezzarlo per sentire quell’odore di aglio dolciastro tipico di questa erba che viene utilizzata in molte preparazioni alimentari. In conclusione aggiungo una foto delle grotte di Valganna (9) riprese il sabato pomeriggio.
Teresio colombo
Foto
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