Il manifatturiero lombardo più vicino al nord Europa
L'analisi dei giovani industriali lombardi. Federico Ghidini: «Servono serie politiche di internazionalizzazione e aggregazione per supportare l’export delle pmi»

Il trimestre di chiusura del 2015 è stato, per l’economia lombarda, il trimestre della ritrovata solidità. Dall’analisi congiunturale svolta da Unioncamere e Confindustria Lombardia emerge infatti un quadro positivo nel suo complesso: il 2015 si chiude con un aumento della produzione industriale del +1,5%, ma positivi sono anche altri indicatori fondamentali quali ordini (interni +1,8% ed esteri +2,8%), fatturato (+3,3%) e tasso di utilizzo degli impianti.
Positivo anche il saldo occupazionale con un aumento sia congiunturale (+0,4%) che tendenziale (+1,1%) che evidenzia, per la Lombardia, un perfetto ricambio occupazionale mentre non desta preoccupazione la lieve crescita della Cig in quanto nella quasi totalità legato alla Cassa integrazione straordinaria.
A conferma, poi, di quanto il manifatturiero sia trainante per l’intera economia lombarda e nazionale l’indice del settore manifatturiero, si consolida al 98,9, sempre più vicino ai livelli europei (101,5) e di molto superiore all’indice italiano (82,5).
A questo quadro va aggiunto che tali progressi generali sono confermati dal Centro Studi di Confindustria, anche se a livello nazionale si assiste ad una leggera diminuzione dell’intensità della crescita: nel IV trimestre si registra infatti a livello nazionale un aumento della produzione industriale dello 0,2% (+0,4% nel III).
Le incertezze sulla crescita internazionale, sulla quale si stanno registrando revisioni al ribasso, rappresentano però una potenziale minaccia a questo quadro. Il dato del IV trimestre sugli ordini esteri (-0,3% congiunturale), riconducibile con tutta probabilità a queste tensioni, è un segnale da non trascurare. E questa preoccupazione è percepita anche dagli imprenditori i quali, per il prossimo trimestre, prevedono una domanda estera in calo e una domanda interna piatta.
Preoccupa, inoltre, il segno negativo delle imprese attive: tra queste il decremento maggiore si è registrato per le imprese manifatturiere con un dato tendenziale pari al -1,4%. Se consideriamo le sole imprese industriali notiamo una diminuzione ancora maggiore, pari al -1,9%.
«Sono segnali che non intaccano la tradizionale vitalità del tessuto produttivo lombardo – dice Federico Ghidini, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia – ma che rendono ancor più necessarie delle serie politiche di internazionalizzazione e aggregazione, che supportino in particolare l’export delle pmi contrastando le incertezze dei mercati legate allo scenario internazionale, ma anche una politica dedicata ai nuovi imprenditori che, oltre a incentivare la nascita di nuove imprese, crei un framework all’interno del quale svilupparsi».

«In questa direzione va la scelta di Regione Lombardia di attivare nuove misure a sostegno delle start-up – continua Ghidini – e, come dichiarato dal nostro presidente Alberto Ribolla, Confindustria Lombardia darà il proprio contributo sia in termini di suggerimenti che di diffusione dei bandi presso le potenziali nuove imprese. È chiaro però che non si deve abbassare la guardia e che la competitività del sistema lombardo dovrà essere il grande obiettivo verso il quale tutti noi dovremo tendere, nella consapevolezza che la competitività delle imprese non è disgiungibile dalla crescita dei territori e della società in cui queste operano. Questo è il presupposto che ha portato alla nascita del Piano strategico di Confindustria Lombardia, #Lombardia2030, presentato a dicembre e che il 23 febbraio prossimo condivideremo con tutti i nostri principali stakeholder a cominciare da Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e le altre associazioni di rappresentanza».
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