Da incrocio pericoloso a strada delle volpi

Un sopralluogo alla rotatoria sulla provinciale svela un inaspettato segreto che si compie nelle ore notturne e lontano da occhi indiscreti

Era il 2014 quando le cronache cominciarono a trattare dei progetti per preservare la biodiversità nel Varesotto, divenuto laboratorio di un esperimento ambizioso: assicurare mobilità alle specie animali spesso vittima del cambiamento climatico.

Esperimento a sua volta oggi al centro di studi: la lezione sul campo dei futuri ingegneri del Politecnico di Milano ne è una prova.
Ma una domanda non può rimanere inevasa: questo progetto di “deframmentazione del territorio”, per cancellare le barriere che gli animali incontrano sul loro cammino, funziona?

Sembra proprio di sì, e il sopralluogo di oggi è stato il pretesto per approfondire con qualche domanda i risultati ottenuti.
Massimo Soldarini, dello staff nazionale Lipu racconta di come avvengano queste verifiche. «Gli animali sfruttavano già prima degli interventi alcuni passaggi, su cui abbiamo focalizzato l’attenzione, per esempio sotto al ponte del Bardello. Sapevamo che sotto alla rotatoria nuova della provinciale molti animali cercavano di attraversare sfruttando le rive del fiume. Ma in alcuni periodi dell’anno questo era impossibile per via dell’aumento della portata idrica. Quindi si è intervenuti con la posa di massi che consentono oggi il passaggio di almeno 14 specie di mammiferi, tra cui il tasso, la volpe, la faina, e qualche ungulato».

Anche in altre zone della provincia sono stati effettuati interventi di questo genere, per esempio a Varese lungo l’ultimo tratto del torrente Valleluna: proprio all’altezza della prima rotatoria della Schiranna,vicino al bar: basta fermarsi con l’auto per vedere come il tratto del fiume in galleria sia stato appositamente sistemato: qui sono i cervi a servirsi spesso di questa via per spostarsi dalla montagna al lago.

Ma quanti sono gli animali che utilizzano queste “corsie preferenziali”? E in che modo si verifica il passaggio?
«Si impiegano le fototrappole, che consentono, senza disturbare l’animale, di fotografare e registrare la presenza – spiegano Massimo Soldarini e Michele dell’Acqua, di Lipu – . Il monitoraggio non è continuo, avviene in due sessioni, una primaverile e l’altra autunnale, ciascuna da 240 ore. In questo lasso di tempo abbiamo appurato che avvengono circa 150 passaggi».

Quindi – è una media matematica – passa più di un animale ogni ora. Se si considera che spesso è la notte il momento utilizzato per gli spostamenti, questo vuol dire che si tolgono dalle strade, evitando rischi di incidenti e investimenti, moltissimi animali selvatici che così possono mantenere alto il livello di biodiversità anche all’interno di contesti fortemente urbanizzati.

Proprio mentre stavamo parlando di questo, in riva al fiume, si è levato in volo un grosso uccello, una nitticora. «Si, paradossalmente quando pensiamo alle aste dei fiumi come strade preferite per gli spostamenti degli animali, ci viene in mente l’uso che possono farne i mammiferi. Ma in realtà è provato scientificamente che anche gli uccelli preferiscono sorvolare le aree verdi per i loro movimenti». La prova vivente di questa considerazione rimane però immobile a fissarci, a qualche metro da terra, sul ramo di un frassino.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Giugno 2016
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