La Dulcamara di Teresio

Il reportage naturalistico del nostro lettore Teresio Colombo, in gita al Campo dei Fiori

Dulcamara

Riceviamo e pubblichiamo il nuovo reportage naturalistico del lettore Teresio Colombo, accompagnato dagli scatti fotografici

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La Dulcamara di Teresio 4 di 14

Domenica 28/8 la famiglia ha deciso di uscire per una camminata, la figlia dice che qualsiasi meta è valida, la moglie che segue le mie condizioni di salute propone la villa Cagnola, sapendo di mettermi in imbarazzo, propongo la punta di mezzo senza la salita fino alla cima con ritorno dal sentiero 7, la mia proposta viene accettata da tutti, quindi si parte con destinazione Campo dei Fiori, si parcheggia l’auto nello slargo fra la strada per l’Osservatorio astronomico e quella che conduce alla caserma. Il mio passo è lentissimo, per darmi un tono dico che sono alla ricerca di un frutto di Belladonna da mettere nell’articolo, mia moglie mi ricorda che mai abbiamo ritrovato piante di Belladonna prima di arrivare alla metà salita, io ammetto che quello che sta dicendo è vero. Nel frattempo siamo arrivati a metà salita e vedo le prime bacche di belladonna ma non sono tali da rendere l’idea, mia moglie ha nel frattempo visto dei bei frutti rossi e afferma che senza dubbio si tratta di una solanacea, mi avvicino e vedo un gruppo di piantine di Dulcamara (Solanum dulcamara) (1,2) la pianta è considerata tossica in tutte le sue parti ed il dr. G. Peroni nel più volte citato testo Prontuario pratico di fitoterapia e terapie naturali prevede l’uso di questa pianta solo di specialisti, il nome deriva dal fatto che masticando fusto o foglie ad un gusto fortemente amarognolo ne subentra un decisamente dolciastro; i fiori di sono di colore viola con il giallo al centro, i frutti sono rossi a maturazione; vicino un ramo di Belladonna (Atropa belladonna) (3) ricco di frutti in parte maturi anche questa pianta è da considerarsi tossica anche se trattata da esperti se ne ricavano sostanze farmaceutiche di notevole rilevanza; andiamo avanti sul bel sentiero 1, una delle poche eredità positive della I guerra mondiale, e vedo un cespuglio di Balsamina minore (Impatiens parviflora) (4) apparsa nella flora locale solo nel secolo scorso e in forte espansione, è un fiore tendente a più mesi di fioritura sempre con un solo fiore attaccato all’apice della pianta da un rametto verdognolo che poi rimane anche senza il fiore ed, a fioritura avanzata, rimangono questi filamenti disposti a caschetto sulla cima del fusto fiorale, devo constatare che sono estremamente lento nei miei movimenti tanto che la figlia ripete più volte gli esercizi del rinnovato percorso vita mentre mia moglie legge ogni scritto sia relativo agli esercizi sia alle carte del Campo dei Fiori; più avanti si ritrova un pezzo a Trifoglio bruno (Trifoleum badium) (5) se ho ben interpretato sia il testo dell’Aeschimann e vv. sia quello di Lauber e Wagner comunque è abbastanza raro che del trifoglio apra la sua fioritura in colore giallo e la tramuti in poche ore in marrone, sempre secondo il primo autore la presenza di questo fiore c’è stata ma ormai viene dato per scomparso nel varesotto; poco più avanti incontro finalmente un Poligono convolvolo (Fallopia convolvulus) (6) questo vegetale ha, come altri vegetali della tarda estate andamento sarmentoso che utilizza altri vegetali come sostegno; Si vede una bella pianta di Buddleia (Buddleia davidii) (7) che abbiamo visto anche in altre parti della provincia il che la dice lunga sulla capacità di adattamento ai vari climi di una pianta giunta nel secolo scorso dalla Cina e sovente chiamata Serenella nome di una pianta locale conosciuta anche col termine di Lillà; vado più avanti e vedo un fiore che in passato non mi era capitato di notare sembra si tratti della Ginestra tubercolosa(Genista pilosa) (8) che sarebbe importante stabilire se veramente sia quella ginestra perché sarebbe in contrasto con alcune rilevazioni esistenti che la danno presente su terreni a substrato porfirico; intanto si arriva alla deviazione per la punta di mezzo moglie e la figlia mi stanno aspettando, arrivo lentamente e, trattandosi di un tratto in salita avverto che impiegherò molto tempo anche perché voglio ritrova una primulacea che non vedo da quando sono iniziate le nuove piantumazioni.
Si inizia a salire quando vedo una piantina di Sparviero sabaudo (Hieracium sabaudum) (9) non raro ma segnalato in altre parti della provincia; dopo aver visto una decina di Camedrio scorodonia (Teucrium scorodnia) (10) di cui ho visto ancora qualche fiore bianco dell’infiorescenza; finalmente vedo alcuni esemplari di Mazza d’oro comune (Lysimachia vulgaris) (12), una bellissima primulacea che può superare il m di altezza generando cespugli di considerevoli dimensioni, viene segnalata come comune, in realtà conosco 2 posti nel parco questo dove ho scattato la foto sul lato sinistro della salita era un sito ricchissimo di questo fiore che quest’anno inizia a riprendersi e l’altro di fronte alla cava al confine fra Varese e Brinzio; finalmente sono arrivato al pratone sotto la cima della Punta di mezzo, la figlia è già partita verso la cima, la moglie si è seduta al sole io cerco l’esemplare di Morso del diavolo (Succisa pratensis) (13), questa dipsacacea è abbastanza comune nel territori collinare montuoso della provincia pur essendo stato in abbondanza perché ritenuta un medicinale in grado di risolvere le più diverse malattie che vanno dal semplice mal di gola alla peste bubbonica, questa efficacia contro le malattie che affliggono l’umanità avrebbe scatenato l’ira del demonio che ne morse il tubero lasciandovi un segno perenne di troncatura ma non riuscendo ad alterarne le proprietà; la figlia nel frattempo è andata e tornata dalla Punta di mezzo ed andiamo a sederci vicini a mia moglie che, seduta nel prato mi ha ricercato un Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) (!5) abbastanza libero dalla presenza di altri alberi, dico ai miei che vado a fotografarlo da vicino per poi scendere lungo il prato perpendicolarmente al sentiero, ma la vegetazione si fa sempre più fitta, provo ad ingrandire l’immagine a circa 20 ingrandimenti, non mi piace meglio fotografare l’immagine a dell’intero albero lasciando ai lettori di eventualmente ingrandire l’immagine; i frutti di questa pianta erano ben noti agli uccellatori che ne facevano uso per attrarre gli uccelli nell’area di tiro dei capanni. Fatta la foto ci si incontra, suggerisco il sentiero 7 per la discesa chiedendo la massima attenzione alla vegetazione perché l’obbiettivo della mia scelta era quello di fotografare la genziana bianca, mia moglie dice che l’attenzione deve essere posta soprattutto dopo la prima curva e prima delle rocce bianche ed in effetti le sue indicazioni sono risolutive per trovare un esemplare di Genziana asclepiade bianca (Gentiana asclepidea) (16) e intanto colgo l’occasione di fotografare quella blu( 17), la genziana bianca l’ho vista per la prima volta nel settembre dell’81in una uscita come Guardi Ecologica del comune di Varese che accompagnava gli interessati a vedere le varie fioriture, dopo di allora ho avuto modo di controllare fino all’94 che non si trattasse di un caso sporadico ed ho visto che i petali erano di un colore azzurro chiaro nella genziana che cresceva si monti oltre la Val Sertena nel Canton Ticino, comunque l’unico caso di bianca l’ho visto al Campo dei Fiori, sentiero 7 con cespugli su entrambi i lati del sentiero almeno fino a qualche anno fa. Aggiungo di aver incontrato sporadicamente qualche esemplare di Genzina di Koch di colore bianco ma mai ripetuto. Ritengo pertanto che la Genziana asclepiade bianca sia una rarità e come tale da salvaguardare particolarmente.

Teresio Colombo

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Settembre 2016
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