Il 102° Cross Country dei 7 Campanili a Belluschi e Begnis

La kermesse varesina torna quindi a parlare italiano dopo 15 edizioni dominate esclusivamente da atleti africani

Il 102° Cross Country dei 7 Campanili a Belluschi e Begnis

Nel 1914 erano ancora lontani i problemi di surriscaldamento del pianeta, l’asfalto non copriva ancora ogni metro quadro intorno a noi, e il boom edilizio lasciava ancora mezzo secolo di respiro prima di sostituire campi e boschi con scatole di cemento di scarsa qualità architettonica.

Immaginando un territorio più “verde” e meno ingolfato dal traffico automobilistico, è facile pensare ad un 18 Gennaio fatto di suoni ovattati all’interno di un paesaggio imbiancato da neve o perlomeno dalle gelate della notte. Questo sarà probabilmente stato lo scenario all’interno del quale un centinaio di podisti, o forse meno, si sarà dato battaglia, tra sentieri rurali e strade ciottolate per conquistare la prima edizione della Sette Campanili.

Dopo 102 anni di cose ne sono cambiate in provincia, compreso il fatto che all’epoca la provincia di Varese non esisteva nemmeno, ma la classica più vecchia d’Italia è sempre qui.

La giornata è prettamente autunnale, con la temperatura che ha ridotto parecchio le dimensioni della colonnina di mercurio e una pioggerella di quelle che farebbero pensare di trascorrere le ore prima del pranzo domenicale a leggere un libro davanti al camino anzichè ammassarsi con più di altre mille persone dietro alla riga di partenza di una gara podistica (arretrata di circa 400 metri rispetto alle scorse edizioni).

Allo start è Michele Belluschi del GS Daini Carate a spingere subito forte e sgranare il gruppo di testa in tre parti assieme a Matteo Borgnolo e Andrea Biotti; a seguire Stefano Bianco cerca di non staccarsi troppo, dietro di lui battagliano invece in sei.

La prima scalinata sgrana ancora di più il gruppo e permette a Belluschi, di involarsi per tutto il resto di gara facendo il vuoto dietro di se, riuscendo a tagliare per primo il traguardo all’interno dell’oratorio di Cavaria così come avvenne per suo padre Elio nel 1999.

La kermesse varesina torna quindi a parlare italiano dopo 15 edizioni dominate esclusivamente da atleti africani.

Nella classifica femminile è invece Elena Begnis che sale per la terza volta in carriera sul gradino più alto del podio di Cavaria, bissando il successo dell’anno passato.

Classifiche disponibili su http://fantagalla.altervista.org/classiche/
Foto di http://www.antonini-foto.it/

Pubblicato il 10 Ottobre 2016
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