Il lavoro che non teme la fragilità
Si è chiuso il quarto convegno nazionale sulle persone Down. Una occasione di confronto umano, scientifico e anche di esperienze. Una kermesse di altissimo livello grazie a tanti contributi diversi
È finito il tempo di quando un ragazzo Down non poteva vivere all’interno della comunità. La terza giornata del quarto convegno nazionale svolto nell’aula magna dell’Università dell’Insubria e dedicato alle persone con sindrome di Down ha affrontato le questioni sociali più delicate presentando tante esperienze.
Molto belli alcuni video realizzati all’interno di alcune aziende del Varesotto e in particolare alla Missoni con interviste agli stessi ragazzi su come vivevano l’esperienza lavorativa e il rapporto con i loro tutor aziendali. Il lavoro deve essere vissuto in maniera positiva. Ma con l’intervento dell’AGBD di Milano le realtà lavorative come ben sappiamo, non sono tutte uguali. Possono essere anche difficoltose o emarginanti. La fragilità di queste persone è ricorrente anche nel lavoro e quindi è estremamente importante monitorare questi aspetti di mediazione e inserimento lavorativo.
Un inserimento lavorativo non va preso alla leggera, ci sono da rispettare i tempi più lunghi, le attese e aspettative di ogni persona che va seguita, rispettata e rivalutata anche negli errori e nelle difficoltà che possono evidenziarsi.
Alcune esperienze di hub lavorativi e team formativi sviluppati in alcune aziende come la Geox e la stessa Missoni e molte altre aiutano a sviluppare un senso di appartenenza e autonomia nella costruzioni di percorsi lavorativi. (progetto Vallemur). Anche gli stessi tutor o mediatori (job coach) devono essere formati alla crescita e all’accompagnamento verso un processo di integrazione e formazione al lavoro che porta alla indipendenza della persona in difficoltà (learning by doing).
Molto interessanti sono state le esperienze dell’albergo etico di Asti, attivo dal 2006, dove si è ricercato un modello di indipendenza e qualità del servizio in un progetto sociale dove già 40 ragazzi quasi tutti down sono stati assunti e hanno lavorato, in tutti gli ambiti ( cucina, sala, pulizia camere e reception). I ragazzi nell’albergo etico, apprendono la postura, la cura per l’ordine e la pulizia della divisa, la cortesia e la compostezza con cui relazionarsi, in poche parole un atteggiamento professionale. Su turismo e cultura avremmo tanti spazi ancora aperti dove sviluppare queste esperienze.
Venendo più vicino nelle nostre zone vi è l’esperienza del “Cafè 21” bar all’interno del comune di Varese gestito da genitori e ragazzi Down e sinonimo di qualità, il progetto Siloam da poco partito con l’intenzione di aprire un punto ristoro in città con l’aiuto della scuola alberghiera De Filippi e dei genitori dei ragazzi diversamente abili che hanno frequentato la stessa scuola.
Il progetto Amicorum a Cassano Magnago, luogo di integrazione, struttura con servizio cucina e pizzeria aperto nel weekend dove lavorano 24 ragazzi Down di varie età.
Il “Grotto del Sorriso” cooperativa sociale è un’altra realtà aperta da poco a Cassano Valcuvia, dove alcuni genitori sono diventati imprenditori dei propri figli con l’aiuto pensate di due insegnanti di sostegno. E’ diventato anche un luogo di aggregazione culturale in Valcuvia.
Un ultimo esempio oltre frontiera è quello del Ristorante Valle Maggia di Locarno, una struttura che oltre ad essere ristorante dove lavorano una ventina di ragazzi beneficiari dell’AI (Assicurazione Invalidità Svizzera), con uno chef pluripremiato, vi è un centro diurno e una scuola di vita autonoma, dove i ragazzi, ma anche alcuni adulti imparano a vivere in maniera indipendente.
Un ultimo aspetto non secondario sono le esperienze del “durante e dopo di noi”. Un bel esempio è dato dalla cooperativa Millepiedi Onlus di Varese, con il progetto della casa residenziale-didattica di Morosolo “Mille e una notte” autonoma-mente possibile, dove viene sperimentata l’autonomia con weekend mirati di persone diversamente abili dai 18 ai 50 anni.
Sicuramente abbiamo dimenticato molte altre esperienze poiché nell’ultimo giorno sono stati tanti gli interventi e le esperienze sul territorio. D’altronde sintetizzare oltre 70 interventi non è sicuramente facile. Certo è che un esperienza di convegno così intensa e proposta in una città come Varese aiuta ad avere speranze in un futuro migliore anche per i nostri figli.
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