L’arrivo della Nutria sul lago. Quando il lettore documenta l’intruso

Una serie di foto pubblicate in questi giorni hanno svelato due episodi di specie alloctone che hanno trovato casa nel Varesotto. Un caso, ma c'è già chi parla di Citizen Science

Avarie

Marco ha scambiato un topo per una nutria, animale che proviene dal Sud America. Giovanna ha documentato la bellezza di uno scoiattolo, ma grigio, anche lui proveniente dallo stesso continente, diciamo un po’ più a nord.

Due casi di come i lettori inconsapevolmente hanno documentato una vera e propria invasione di animali, che per questo gli esperti chiamano “alloctoni”.

Il primo episodio in ordine di tempo è di ieri, 9 gennaio, quando le foto di uno scoiattolo grigio sono state realizzate da una lettrice in un parco di Legnano e raccolte in una fotogallery.

Avarie

Si, è carino vedere uno scoiattolo, «ma forse sarebbe bene specificare che si tratta di una specie nord americana considerata invasiva (una sorta di inquinante biologico a tutti gli effetti). Dal punto di vista comunicativo, pur risultando animaletti simpatici, è opportuno sottolineare che il nostro Paese (come tutti quelli europei) ha l’obbligo di rimozione di
queste specie introdotte artificialmente dall’uomo», dice Adriano Martinoli, professore dell’Unità di Analisi e Gestione delle Risorse Ambientali dell’Università dell’Insubria di Varese.

Ed è sempre l’esperto ad aver riconosciuto nella foto del lettore di oggi, quella scattata al Lido di Gavirate, un altro inquilino abusivo dei nostri fiumi e laghi, la nutria.
Nel dettaglio questo animale è un piccolo di nutria, che bellamente nuota verso riva.

Il lettore lo descrive come un segno del degrado scambiandolo per topo, ma in realtà sbaglia, poiché se di degrado si può parlare, questo riguarda piuttosto il rischio per la biodiversità di specie autoctone danneggiata appunto da animali come le nutrie, originarie del Sud America. Basta infatti aprire wikipedia per accorgersi che i “castorini”, sono stati introdotti in Europa dall’uomo per motivi commerciali, colonizzando rapidamente areali di altre specie. Ora, proprio come il siluro o il gambero della Louisiana, anche le nutrie sono arrivate da noi.

Una semplice coincidenza, le foto di questi giorni? Forse. Perché negli ultimi anni si sta sviluppando una forte sensibilità verso i temi della biodiversità e della divulgazione scientifica che, abbinata ad un uso disinvolto della tecnologia – a livelli di qualità impensabile solo pochi anni fa – permette ai cittadini di comprendere più da vicino i fenomeni legati a nuove specie, e agli scienziati di studiarne effetti e ricadute sugli ecosistemi.

Stiamo parlando di Citizen Science. In Italia esiste, in questa direzione CSMON-LIFE (Citizen Science MONitoring), il primo progetto italiano di citizen science sulla biodiversità, finanziato in Italia dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE+. L’iniziativa prevede la partecipazione del grande pubblico e si propone di coinvolgere i cittadini nello studio, nella gestione e nella conservazione della biodiversità, creando un’attiva collaborazione tra i cittadini, la comunità scientifica e le istituzioni.

LA PAROLA “CITIZEN SCIENCE”

Il termine indica il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei cittadini nella raccolta di informazioni e dati di carattere scientifico. Le possibilità di dedicarsi alla scienza per coloro che hanno tempo e passione sono tante: si va dalla ricerca di corpi celesti alla raccolta di informazioni su specie animali e vegetali, fino al monitoraggio della qualità dell’aria e dell’acqua. Un aiuto prezioso per la ricerca scientifica, che grazie a questi dati può migliorare il livello di conoscenza del nostro pianeta e fornire importanti indicazioni ai soggetti che devono garantirne la tutela.
Un modo intelligente di avvicinare il grande pubblico, e in particolare i giovani, alla scienza, aiutandone la comprensione e soprattutto facilitando le modifiche dei nostri comportamenti che, proprio grazie all’esperienza diretta, saranno più facilmente orientati alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente.
Fondamentale in questo processo è quindi un continuo feedback tra mondo della ricerca e della politica e cittadini.
La citizen science sta avendo sempre maggior successo in tutto il mondo. La scienza fatta dai cittadini si sta rivelando un valido aiuto per la ricerca scientifica e per la protezione dell’ambiente, oltre che un potente strumento di educazione del grande pubblico.

Dal sito http://www.csmon-life.eu/

 

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Gennaio 2017
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