Alafaci e Santaromita, via all’operazione Sanremo
Sabato 18 si disputa la grande classica di primavera. Due i corridori varesini iscritti, cinque le "nostre" vittorie nell'albo d'oro

Sabato 18 marzo è il gran giorno della Milano-Sanremo, la corsa in linea più importante del calendario italiano e una delle cinque “Classiche Monumento” (le altre sono Liegi, Roubaix, Fiandre e Lombardia) del ciclismo mondiale.
Inutile dire che sulla corsa sono si concentra un’attenzione altissima e sui pronostici aleggia l’eterno dilemma: sarà una gara per velocisti, con le ruote veloci capaci di reggere agli strappi proposti dagli ultimi chilometri (Cipressa e Poggio dopo i tre brevissimi “Capi”), o buona per qualche avventuriero capace di staccare il gruppo nel finale di una prova lunghissima?
Lo scorso anno vinse, non senza sorpresa, il francese Demare che torna a essere uno dei più attesi, ma i pronostici principali si addensano sull’iridato Peter Sagan, sul colombiano Gaviria (che ha battuto lo slovacco in una volata della Tirreno-Adriatico) e sui nomi classici di questo tipo di gara: Degenkolb, Cavendish, Kristoff, Van Avermaet… Tra gli azzurri attenzione a Colbrelli e Viviani.
DUE i corridori varesini che si apprestano a disputare la “Sanremo”. In maglia Trek Segafredo ci sarà Eugenio Alafaci e la sua presenza è molto importante per la squadra rossonera che ha in corsa uno dei favoriti. Parliamo del tedesco Degenkolb che potrebbe chiedere al corridore di Carnago di essere presente al suo fianco anche nelle fasi finali di corsa, quando sarà da organizzare il “treno” per la volata conclusiva. Con la maglia della Nippo Fantini invece gareggerà l’ex tricolore Ivan Santaromita: difficile che il valceresino (e la sua formazione) possano inserirsi nelle azioni più importanti della corsa, più probabile che si mettano in mostra nelle fasi intermedie (e chissà che da cosa nasca cosa…).
La Sanremo in passato è stata più volte “preda” dei corridori di casa nostra: Ganna la vinse nel 1909, Binda nel ’29 e nel ’31, Chiappucci regalò un numero incredibile nel ’91 mentre nel 1996 toccò – nella sorpresa generale – a Gabriele Colombo (e quinto, quell’anno, fu Stefano Zanini).
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