Solidarietà ai fontalieri, la Svizzera scopre il “sospeso”

A causa della frana sulla statale 34 gravi disagi per chi lavora oltreconfine. Una signora paga 200 franchi di caffè aderendo all’iniziativa di un bar

Avarie

Già di per sé, la levataccia vale una medaglia: figurati se per una frana devi anticipare ancor di più la sveglia per trovare un mezzo alternativo, per esempio il battello: ci vuole qualcosa per tirarsi sù prima ancora di incominciare a lavorare. Ci vuole un caffè.

Questo ha pensato la signora Eveline Whal che ha lasciato 200 franchi di caffè pagato in un bar in Canton Ticino sulle rive del lago ma dall’altra parte del Verbano: punto di passaggio dei tanti frontalieri che a cassa della frana di sabato scorso sulla statale 34, in Piemonte, oggi devono servirsi del battello.

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La signora Eveline è andata di persona a Porto Ronco, bar frequentato da frontalieri che aveva nei giorni scorsi lanciato l’iniziativa di offrire il caffè ai lavoratori italiani del mattino presto (nella foto) che si fossero presentati col biglietto della Navigazione Lago Maggiore (che ha fatto delle corse speciali: qui tute le info). Eveline, commossa, ha consegnato la somma, tra lo stupore dei gestori: una vera e propria carezza d’affetto ai lavoratori italiani.

“Tutto il mondo è paese”, verrebbe da dire: un luogo comune, certo, però in questo caso anche antidoto che seppellisce ogni pregiudizio contro il dolce far niente mediterraneo e la fiscalità elvetica.

A proposito di luoghi comuni, a scrivere la storia non poteva essere che un giornalista di frontiera in forza a RsiNews, Simone della Ripa (qui il suo articolo): merito del fiuto del cronista, che ha seguito il patrio aroma dell’espresso.

COS’E’ IL SOSPESO da Wikipedia
Il caffè sospeso (in napoletano ‘O ccafè suspes) è un’abitudine filantropica e solidale, un tempo viva nella tradizione sociale napoletana. Viene (o veniva) posto in essere dagli avventori dei bar di Napoli mediante il dono della consumazione di una tazzina di caffè espresso a beneficio di uno sconosciuto.
Quando un cliente ordina un caffè sospeso, si trova a pagare due caffè pur ricevendone uno solo. In questo modo, quando una persona bisognosa entra nel bar può chiedere se c’è un caffè sospeso: in caso affermativo, riceve la consumazione di una tazzina di caffè come se gli fosse stata offerta dal primo cliente. Questa tradizione è stata un’usanza viva nella società napoletana per diversi anni, ma poi ha conosciuto un declino.
Secondo lo scrittore Riccardo Pazzaglia, la tradizione avrebbe origine dalle dispute che sorgevano al momento di pagare il caffè tra gruppi, amici, o conoscenti, incontrati al bar: poteva succedere, allora, che nell’incertezza tra chi aveva consumato e chi riteneva di dover pagare per gli altri, si finisse per pagare un caffè che non era stato consumato. In tal caso, non si chiedeva indietro il credito che ne scaturiva, ma si lasciava valida l’offerta a beneficio di uno sconosciuto. Questa usanza faceva parte di un repertorio di gesti coesivi e solidali che erano in uso nella società napoletana (tra cui il cosiddetto “acino di fuoco”, un tizzone portato sulla paletta che, nei cortili napoletani, veniva offerto da chi aveva già acceso il focolare in ore più mattiniere, a beneficio degli altri coinquilini che potevano risparmiare il consumo dei fiammiferi..
Nel 2008, lo scrittore Luciano De Crescenzo ha raccolto ed elaborato una serie di articoli di giornali, considerazioni e aneddoti sul tema, intitolandoli Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi.
Il 10 dicembre 2011 la “Rete del Caffè Sospeso” ha istituito la “Giornata del Caffè Sospeso” con l’appoggio di diverse associazioni culturali.
Dal primo trimestre del 2012 l’organizzazione onlus 1 Caffè cerca di riproporre questa tradizione a scopo benefico e su base volontaria. (…)

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 24 Marzo 2017
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