Alla Punta di mezzo con Teresio Colombo

Nuova escursione naturalistico-fotografica del nostro affezionato lettore

Teresio Colombo Punta di mezzo 2017

Il tradizionale reportage naturalistico del nostro lettore Teresio Colombo

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L’estate alla Punta di Mezzo 4 di 17

 

Alla Punta di Mezzo

Il giorno 3/7, invitato da Giovanni Pinesso che assieme a 2 collaboratrici della sezione botanica dello Schiapparelli, ho accettato ben volentieri di andare con loro alla Punta di mezzo per un giro di verifica dello sviluppo della vegetazione in generale ad estate appena iniziata. Raggiungiamo il parco dell’Osservatorio Astronomico, dove lasciata l’auto ed aver fatte le presentazioni del caso decidiamo di incamminarci lungo il sentiero n° 7 che raggiungiamo scendendo lungo un breve scalinata ed un sentiero che porta ad una vecchia uscita pedonale sul sentiero che abbiamo scelto per portarci alla Punta di Mezzo. La prima cosa che notiamo è la fase di sviluppo della Barba di capra (Aruncus dioicus) confesso la mia difficoltà nel distinguere le piante maschili da quelle femminili e la Maria mi spiega che basta guardare i singoli fiori dell’infiorescenza quelli delle piante femminili fanno la base di ciascun fiore di circa 0,1 mm più larga rispetto a quelli maschili, annuisco ma rimangono le mie difficoltà, la Carla mi fa vedere che le viole sono arrivate al seme anche se ancora in maturazione infatti sono racchiusi ancora nell’ovario ed proprio la Carla la prima a segnalare un Giglio martagone (Lilium martagon) (01,02) ancora fiorito anche se è iniziato il processo di appassimento dei soli 3 fori rimasti, sono contento per l’avvistamento e ringrazio Maria per aver scostato con le felci con una racchetta che mi consente la foto a una decina di m dall’esemplare, sempre la Carla mi mostra la Genziana asclepiade con i boccioli che spuntano dall’attacco delle foglie opposte che non fotografo perché fotograferò alla fine del mese con la piena fioritura, subito dopo iniziamo ad inerpicarci per la salita alla punta di mezzo Giovanni, che ci precede annuncia di avere individuato un cespuglio di Pigamo alpino (Thalictrum alpinum) (03) e fotografiamo la ranuncolacea anche se ancora in bocciolo, la Carla nel tentativo di sfuggire ai numerosi insetti è già arrivata in cima alla punta di mezzo e sostiene che lì l’assalto degli insetti è molto minore, tutti decidiamo di raggiungerla perché gli insetti sono fastidiosi, io faccio fatica ad inerpicami, Giovanni mi aiuta a superare le difficoltà con qualche spinta, la Maria che mi vede perdere sangue dalle gambe mi aiuta ad allungare i pantaloni fino a coprire le caviglie, una comitiva ci supera, addirittura una ragazzina non ancora ventenne con una bimba di poco più di tre anni sulle spalle ci supera con estrema facilità è a questo punto che noto un cuscino di Garofani di bosco (Dianthus monsplessanus)(04,05) è la prima volta che mi capita di vederne un numero così elevato di esemplari di questa cariofillacea presente in almeno due stazioni in tutta la provincia ma già scomparso nel vicino Cusio-Ossola, come tento di mettermi in posizione per fotografare capisco che si sta verificando un calo di zuccheri nel sangue, chiedo l’aiuto a mettermi seduto, ingerisco 2 caramelle a scioglimento rapido, bevo acqua e dopo qualche minuto mi rialzo da solo con meraviglia dei miei compagni, invito tutti ad annusare il profumo rilasciato da questo garofano anche se aperto da qualche giorno. A questo punto non avendo trovato l’aconito antora o i vari tipi di borracina o di semprevivo si sceglie di scendere passando dal sentiero n° 1, nel primo tratto di sentiero di collegamento fra la punta di mezzo e il sentiero da raggiungere trovo una grossa fioritura di Camedrio scorodonia (Teucrium scorodonia) (06) il fiore di questa labiata non ha rilevanza dal punto di vista estetico ma è di estrema importanza per la preparazione di amari e digestivi; siamo sul sentiero 1 quando ritroviamo un Verbasco tasso barbasso (Verbascum thapsus) (07,08,08bis) le dimensioni di questa scrofulariacea mi obbligano a suddividere la foto evidenziando la parte fogliare dallo stelo portante i fiori, come si nota l’esemplare supera abbondantemente il limite massimo di 150 cm accreditato da più autori di testi di botanica, le foglie non tomentose lo fanno attribuire, presumibilmente, alla sottospecie thapsus; più avanti notiamo un piccolo cespuglio di Trifoglio bruno (Trifoleum badium) (09) anche se dovrà senza dubbio essere riverificata la sua catalogazione perché secondo il libro I° della Flora alpina di D. Aeschimann e altri edito nel 2004; poco più avanti la Carla oltre alla eliminazione di lamponi e fragole ci segnala la presenza di due piante di Digitale gialla grande (Digitalis grandiflora) (10,11) è una scrofulariacea ancora presente ma sempre più rara nel parco è utilizzata in medicina soprattutto per risolvere problemi cardiaci ma solo sotto stretto controllo medico si può far uso della digitalina contenuta in questa pianta la cui tossicità  è considerata estremamente elevata; intanto la Maria ci segnala di aver trovato un piccolo cespugli di Campanula selvatica (Campanula trachelium) (12) agli inizi della fioritura; le due donne alla continua ricerca di Lamponi e fragole ci segnalano un cespuglio di Belladonna (Atropa belladonna) (13,14) la solanacea comune nel parco con tante bacche ancora verdi, i pochi ma belli fiori rimasti attraggono l’attenzione ma non diminuiscono la tossicità della pianta; Giovanni ci segnala la presenza di un arbusto tipico di questi posti si tratta del Sambuco rosso (Sambuco racemosa) (15,16) questa caprifogliacea è incrementata recente grazie ai piantumazioni realizzate dal Parco e dalla associazione Schiapparelli in seguito alle distruzioni di parte dell’abetaia ridimensionata dagli eventi negli scorsi anni (forti temporali, raffiche di vento, invasione del bostrico).

p.s.: sono disponibili gli inventari mensili dei fotogrammi pubblicati ogni mese gli interessati potranno richiederli senza alcun onere a: colter@alice.it

Teresio Colombo

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Luglio 2017
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