Quelle piume d’oca che da Cairate hanno scalato il K2
Nel libro "Pesi piuma che vanno al... massimo" (GMc edizioni) Luciano Landoni ripercorre la storia della Molina & C spa azienda di Cairate con oltre un secolo di vita e famosa nel mondo per le sue piume d'oca
«Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo, se vuoi possederlo davvero». Non ci poteva essere frase più adatta di questa, tratta dal Faust di Goethe, per aprire il libro che racconta la storia della Molina & C. spa, azienda di Cairate da oltre un secolo leader nella lavorazione della piuma d’oca. Ad accompagnare Luciano Landoni, autore di “Pesi piuma che vanno al … Massimo” (GMC editore), è Agostino Molina junior, presidente della società e quarta generazione in azienda. Un esempio tipico di capitalismo familiare italiano, spesso messo in discussione, ma ancora determinante nel tenere in piedi il Paese.
Per avere fiducia in un periodo di grande cambiamento come quello che stiamo vivendo, secondo Landoni, servono esempi come quello della Molina & C spa. Seppur si stia parlando di piume, tradotto in numeri il business di questa storica azienda è parecchio pesante. I tre stabilimenti di Cairate, Fagnano Olona e Torba di Gornate danno da lavorare a 80 persone per un fatturato annuo di 25 milioni di euro. Ogni giorno vengono trattate oltre dodici tonnellate di piume d’oca, circa 400 metri cubi. Una tradizione produttiva che affonda le sue radici nella prima metà dell’Ottocento. «C’è un documento storico, scritto in tedesco e quasi certamente controfirmato dal generale Radetzky, risalente all’anno 1850, nel quale si conferisce a mio nonno Angelo il permesso di vendere piume in Austria e Svizzera» racconta Agostino Molina junior.
C’è un fattore più determinante degli altri che può spiegare il successo nel tempo di questa azienda. «Io so soltanto – dice il presidente – che nel dna della mia famiglia, fra le tante prerogative, ci sono quelle di un interesse costante per il futuro, di una disposizione naturale al rischio, di una attenzione continua alla tecnologia e alle innovazioni. Siamo tenaci, lavoriamo sodo, crediamo molto nella collaborazione, le idee nuove non ci spaventano». Se esistesse il “manifesto dell’imprenditore” queste parole ne costituirebbero il testo ideale.
Quando la capacità di rischiare è strettamente connessa alla capacità di innovare, di solito, le cose vanno bene. Nel caso della Molina & C spa è interessante citare un passaggio avvenuto negli anni Cinquanta, quando Ardito Desio si rivolge all’azienda di Cairate per le piume che serviranno a confezionare gli indumenti degli alpinisti che conquisteranno la vetta del K2. Sono le prove generali dell’inizio di una diversificazione produttiva che per l’azienda risulterà strategica soprattutto negli anni Settanta. Nel bel mezzo delle grandi ristrutturazioni industriali, “il peso piuma” Molina non solo consolida la sua presenza nel settore tradizionale dell’arredamento (imbottiture di cuscini, divani e poltrone) ma rilancia con l’abbigliamento tecnico e di moda Una crescita notevole che costringerà la proprietà a raddoppiare il ciclo di produzione.
All’inizio degli anni Novanta il futuro per la Molina & C. spa coincide con la sostenibilità ambientale. L’azienda investe nell’innovazione tecnologica, nella produzione di fibre di poliestere e nella lavorazione di nuove fibre naturali, tanto che nel 1994 è la prima azienda in Italia a fregiarsi della Certificazione di qualità ecologica. La qualità è quasi un’ossessione e d’altronde «non ci sono alternative se si vuole rimanere competitivi sul mercato globale». E la Molina & C. spa è così competitiva da vendere piume anche ai cinesi ovvero i primi produttori al mondo.
Infine, se è vero che la fiducia è l’ingrediente principale per la ripresa economica è interessante leggere le parole di Agostino Molina junior che alla domanda di Landoni “Cosa cè dietro l’angolo?” risponde così: «Credo che a breve vi saranno grandi opportunità per il nostro Paese. Il mondo intero apprezza il Made in Italy. Certo, c’è in atto un processo selettivo estremamente duro. Ne verranno fuori i veri imprenditori. Quelli che continueranno a crederci e a investire. Bisogna sviluppare al massimo il gioco di squadra. Il tempo dei piccoli orticelli è finito per sempre. Prima ce ne rendiamo conto e meglio sarà per tutti».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
PaoloFilterfree su La Lombardia riconosce la professionalità d'esperienza delle maestre d'asilo
ALESSANDRO PRISCIANDARO su La Lombardia riconosce la professionalità d'esperienza delle maestre d'asilo
PaoloFilterfree su La rete degli sportelli SOS Liste d'attesa accusa l'Asst Sette Laghi: "Inganna gli utenti"
Felice su "Palestre e scuole sono una priorità": il presidente della Provincia parla dei problemi edilizi nei licei di Varese, Sesto e Saronno
axelzzz85 su Investito sulle strisce pedonali a Varese. Uomo di 76 anni soccorso in viale Borri
Alberto Gelosia su Intitolazione di Malpensa a Silvio Berlusconi, il ricorso al Tar parte da tre Comuni del Varesotto
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.