Zagreb, la visita alla città
13esimo giorno per il viaggio di Marco che è arrivato a Zagabria e ha trascorso un giorno curiosando per la città
Giorno 13 – Zagreb
Oggi niente bici (o quasi). La città non è per nulla ciclabile. Mi piace molto camminare per le città di mattina presto. C’è poca gente in giro, una bella luce, silenzio…
Vado al mercato. Oltre a Dolac ce ne sono parecchi tutti prossimi e con una loro autonomia. Girovagando tra prugne e uva trovo una chiesa di Plečnik che ormai è l’architetto della mia vacanza. Purtroppo è in restauro ma con un interno delizioso che posso solo intravedere. La torre alle 12 spara una cannonata. C’è chi si gira già preoccupata…poi un locale tranquillizza tutti “this is ok! it’s noon”…ma di questi tempi giustamente uno può pensare male.
Ma Zagreb, nonostante sia stata eletta da Lonely Planet la meta 2017 numero 1 in europa, mi mette malinconia coi suoi colori gialli, grigi e panna, coi bei giardini vuoti, con i cancelli intarsiati che sembran di burro; con le scale ripide che fanno riflettere, con il temporale in avvicinamento e con le musiche dei suoi cantastorie ai lati delle strade.
Vista la malinconia che mi ha pervaso faccio il colpaccio e vado al museo dei cuori infranti (o delle relazioni finite). Mi aspettavo, devo ammettere, una cavolata ed invece le curatrici sono state brave a raccogliere (o farsi intercettare) da molti tipi di relazioni finite male: è una grande raccolta tematica di oggetti che nascondono storie e ci si sente uno dei tanti, e nemmeno il più tragico, ad avere avuto il cuore spezzato. Se capitate consiglio di andare: fa bene. Dopo il museo percorro a piedi un paio di chilometri verso il cimitero Mirogoj. Mi sembrava un giusto percorso per riflettere sul termine Fine. È quasi autunno qui e le foglie son dappertutto. (come mai i cimiteri sono piu belli d’autunno? Perché ci ricordano la caducità dell’esistenza?)
Merita e ci si potrebbe perdere dentro tra i suoi infiniti scorci, ma esco e decido di dare una chance a questa città poco ciclabile e prendo la bici. Mi dirigo verso sud verso le molte architetture brutaliste lungo il fiume. Pedalare in questo tessuto edilizio è un’esperienza urbanistica emozionante (e delirante): cambi di scala ad ogni curva, stradoni a 3 corsie per senso di marcia impossibili da attraversare e poi questi giganti di cemento che spuntano quà e là a ricordo di un passato che non usa più. Devo attivare la modalita ciclista spavaldo tra le macchine e i molti marciapiedi che diventano l’unica salvezza per i ciclisti.
Ps. Ovviamente a Zagreb intercetto un paio di negozi di sole cravatte. La cravatta moderna la dobbiamo a dei mercenari croati. qui la storia
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Cravatta
Ps ps: (Un regalo per tutti i cuori infranti)
Sentiero
Jack hirschman
Vai al tuo cuore infranto.
Se pensi di non averne uno, procuratelo.
Per procurartelo, sii sincero.
Impara la sincerità di intenti lasciando
entrare la vita, perché non puoi, davvero,
fare altrimenti.
Anche mentre cerchi di scappare, lascia che ti prenda
e ti laceri
come una lettera spedita
come una sentenza all’interno
che hai aspettato per tutta la vita
anche se non hai commesso nulla.
Lascia che ti spedisca.
Lascia che ti infranga, cuore.
L’avere il cuore infranto è l’inizio
di ogni vera accoglienza.
L’orecchio dell’umiltà ascolta oltre i cancelli.
Vedi i cancelli che si aprono.
Senti le tue mani sui tuoi fianchi,
la tua bocca che si apre come un utero
dando alla vita la tua voce per la prima volta.
Vai cantando volteggiando nella gloria
di essere estaticamente semplice.
Scrivi la poesia.
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